Origi, sì, Origi è un'ossessione che mi tormenta. Come sia possibile che dei professionisti osservatori e dirigenti abbiano potuto scivolare su un simile flop? 27 anni, rotto e ai margini del progetto Liverpool.
Poche presenze marginali col suo club, reti con il contagocce anche quando era nel giro titolari. Arriva al Milan, da rotto sempre, e ci 'ricamano' essere il puntero titolare al quale affidare l'attacco in attesa che ogni tanto compaiano i nostri mahatma Giroud e Ibrahimovic.
Che cantonata signori miei! Non voglio soffermarmi con sofferenza sugli acquisti e prestiti dei nuovi giovani, lo scollamento tra l'idea di dirigenza e proprietà rispetto all'area tecnica è fin troppo evidente. Qui non sono opinioni, sono numeri fatti di presenze (o meglio assenze) e minutaggi. Numeri impietosi, come quelli che possiamo mettere a raffronto con l'anno scorso, con quel Milan che non era comunque ancora lo schiacciasassi di fine campionato. 8 punti in meno sono praticamente 3 sconfitte in più, i numeri dei gol presi. L'uscita di scena prematura ed inaspettata dalla coppa Italia. Ci viene a conforto la Champions? Ma non possiamo negare che Porto, Atletico e Liverpool non sono, con tutto il rispetto, Dinamo Zagabria e RB Salisburgo. Una pari livello di quelli dello scorso anno, il Chelsea, ci ha sotterrato (ma qui, ad onore del vero, lo sgarbo arbitrale è stato troppo grosso per non ricordarlo).
Insomma, volevamo assecondare la logica della crescita passo dopo passo, sostenibile, ma qui la crescita non c'è stata, inutile fare i negazionisti. Ci paragoniamo ad altre realtà del nostro campionato e vediamo dove si può parlare di crescita e dove no. La nostra fortuna ad oggi, per un misero 4° posto obiettivo minimo di stagione è che l'Inter, in rapporto al monteingaggi, è ancora più ridicola di noi, che la Juventus ha i suoi armadi da ripulire da qualche scheletro e che le romane sono cresciute ma non ancora in tal modo da soverchiare la classifica.
Mi ritengo molto deluso dalla Società, da investitori che non investono, dal controllo finanziario coerente e pulito che fa da giustificativo per una passionalità e coinvolgimento sportivo pari allo zero.
Il Milan è una cosa seria nel calcio. Non è una label di moda (molto bello l'ultimo completo pret-a-porter) ma è simbolo di una cittadinanza, di una cultura sportiva e di tifosi meravigliosi da 70.000 ogni domenica, uniti, seppur in giro per il mondo, o dentro uno stadio (ah! Lo stadio! Quale business da leccarsi le orecchie!)

Insomma, scusate lo sfogo. Ma questa stagione rischia di essere davvero un fallimento e solo Red-Elliot-Bird sa a quale livello di "letalità" potrebbe arrivare la mancata qualificazione alla Champions, l'uscita agli ottavi o ai quarti... il che non ha senso, al solito, sportivamente perché o si vince oppure non conta nulla...
Ma per loro sono una decina di milioni... A quello badano in fondo. Il rispetto della schedulazione di Maldini, e il bilancio da presentare a fine anno fiscale.
Saluti. Flavio_rossonero