E' un film americano del 2011, Brad Pitt l'attore principale, candidato a sei premi oscar, senza però ottenerne alcuno. Il titolo originale era "Moneyball" e ha molte similitudini con la situazione attuale del nostro "povero Milan". Per chi non avesse avuto occasione di vederlo, è il racconto di una storia realmente accaduta. Il direttore tecnico, a causa di risultati sportivi insufficienti, subisce una drastica diminuzione del badget a sua disposizione.
Costretto a tagliare ingaggi e giocatori, cerca soluzioni alternative per mantenere la squadra competitiva, oltretutto essendo un ex giocatore, ama la squadra più di ogni altra cosa ( sembra la storia di Maldini).
Dopo molte incertezze, prende una decisione innovativa, ma altamente rischiosa, affidandosi ad un giovane collaboratore che seleziona i giocatori esclusivamente in base a dati e criteri matematici. Le rimostranze dell'allenatore, che dopo poche giornate presenterà le dimissioni, le lamentele di scout e collaboratori, che si sentono inutili e impotenti nel contrastare un metodo di lavoro che non conoscono, non mutano la decisione presa. L'inizio del campionato è incerto e difficile, serpeggia nervosismo, dentro e fuori lo spogliatoio, ma la squadra, molto giovane, si compatta, si sblocca e grazie ad una serie di undici vittorie consecutive, raggiunge un obiettivo che sembrava impossibile, i play-off.
Potrei scommettere che questo film, poco visto ed apprezzato fuori dai confini americani, trattando di uno sport particolare, il baseball, sia piaciuto a Gazidis che vede nel tedesco, Ralf Rangnick, la persona perfetta per riportare il Milan a vincere, attraverso un percorso tanto sconosciuto quanto innovativo.
Vorrei subito precisare che le mie preoccupazioni, da tifoso milanista e da sportivo, non dipendono certamente dalle capacità professionali del tedesco, che non metto minimamente in dubbio, dimostratosi esperto e preparato, riuscendo a portare le squadre red bull, ad ottimi livelli, ma piuttosto quanto sia rischioso, per una piazza e una squadra come la nostra, affrontare un percorso alternativo che, qualora fallisse, sarebbe un triplo salto all'indietro difficilissimo da recuperare con le norme sempre più restrittive del FPP. 
Se per il quinto anno consecutivo si decide di ripartire da zero, cambiando dirigenti e strategie, l'arte di vincere, diventa più una scommessa che un modo di proporsi. Mi piace pensare e credere che il Milan, sia ancora, una delle Società di calcio, più vincente e importante del Mondo, che conosce il percorso per tornare a vincere.

Ho la sensazione che, ai piani alti, non abbiano percepito che la pazienza dei tifosi volge al termine e non conoscono, essendo stranieri, che forza possa avere la "protesta". Scaricare su Maldini e Boban la colpa per una stagione complicata, con il Milan ancora molto distante da quel quarto posto, risultato minimo, a cui ambire, è la più sbagliata e superficiale delle soluzioni, specialmente ora che, superate le preventivabili difficoltà iniziali, hanno mostrato capacità  e chiarezza nelle scelte da attuare.
Proporre esperimenti, oppure affidarsi a tentativi, che per quanto bellissimi ed interessanti, interromperebbero un lavoro appena iniziato, lasciamolo fare ad altre Società o, se preferite, ad altri film.