Ieri sera col posticipo tra Sampdoria e Spal si è chiusa la settima giornata del campionato di A, un turno che più che per il gioco espresso, bei gol o risultati inaspettati sarà ricordato per le numerose polemiche che ci hanno accompagnato.

Parto dal big match scudetto Juventus-Napoli, giocatasi sabato perché già incombe la Champions League. I bianconeri completano il filotto di vittorie con la settima sinfonia consecutiva. Un successo nel segno di CR7 – come potrebbe essere altrimenti! – che anche se non va in gol, si prende definitivamente la squadra sulle spalle. È lui che con le sue giocate, le sua accelerazioni, i suoi dribbling, i suoi assist, il suo carisma e la sua personalità ha fatto la differenza ed inciso in maniera significativa sul match, consentendo di ribaltare l’iniziale svantaggio. E nonostante Mandzukic abbia segnato una doppietta, è fuor di dubbio che sia il portoghese a risultare di gran lunga il migliore in campo.

Ma la festa per la vittoria contro quel Napoli che l’anno scorso ha impensierito più del dovuto i sette volte campioni d’Italia consecutivi è stata rovinata, o meglio è stata sconquassata, dalle dichiarazioni dell’amministratore delegato e direttore generale della Vecchia Signora Giuseppe Marotta, che ha preannunciato la sua uscita dal club. Partito 7 anni fa, dalle macerie di una squadra reduce da calciopoli, dalla serie B e da due settimi posti consecutivi, si conclude, quindi il suo ciclo in bianconero. Anno dopo anno i fatturati sono cresciuti, e con essi le ambizioni di una società che ora è la migliore, la più forte d’Italia.
Una squadra che si è potuta permettere una stella planetaria nel panorama calcistico come il fuoriclasse di Madeira CR7, una squadra che è nella leggenda e vuole ergersi ancora più in alto nell'Olimpo delle grandi, una squadra che non vuole porsi limiti e che ormai non cela più il suo sogno ricorrente, quello di alzare al cielo dopo oltre 20 anni la coppa dalle grandi orecchie. Forse il motivo del distacco va ricercato proprio in questo ultimo step, nel desiderio di Andrea Agnelli di entrare definitivamente a far parte di quella ristretta cerchia di squadre che adesso vede Il Real, il Barcellona, le inglesi ed il PSG, un gradino sopra alle altre in termini di competitività sul campo, e potenza finanziaria fuori dal campo, con fatturati astronomici dovuti anche alle numerose stelle che la compongono. Per poter far tutto ciò è necessario, pertanto, spingersi oltre, puntare ad una maggiore internazionalizzazione, espandere il proprio brand e aumentare ancora i ricavi, un compito che forse Marotta non sarebbe stato in grado di supportare. O almeno deve aver pensato questo Andrea Agnelli. Dalle dichiarazioni ufficiali, infatti, si è inteso che l'allontanamento dipende per volere dall'alto, che non c'è più posto per un 60enne tra le fila di una dirigenza proiettata al futuro.

Una separazione non consensuale, quindi, un addio le cui radici sono più profonde di quello che si possa pensare e partono da lontano. E col senno di poi  fa rumore l'assenza del dirigente alla presentazione di CR7 di quest'estate. E ancora più clamore desta il fatto che l'intera trattativa sia stata affidata e condotta in prima persona dal suo braccio destro – o ex? - Fabio Paratici. Dunque, Cristiano Ronaldo, nodo della discordia? L’acquisto del portoghese, soprattutto in termini economici, era ed è ancora un azzardo, dato che per ripagare il grosso investimento (attorno i 400 milioni di euro in 4 anni) non sarà sufficiente vendere migliaia di magliette, ma bisognerà aumentare i ricavi attraverso l’arrivo di nuovi sponsor, o l’aumento del budget di quelli che ci sono già. Ma la vera sfida sarà in campo sportivo. Per accelerare l’assorbimento di tale esborso, di fatto, non si potrà fare a meno di importanti risultati sportivi. Se in Italia la strada è abbastanza spianata, la vera incognita si chiama Champions League. Un CR7 tra le proprie fila non è, infatti, sinonimo di vittoria sicura in Europa, fermo restando che più strada si fa e più si guadagna, specialmente in una coppa mai ricca come quest’anno, oltre 2 miliardi di premi che andranno divisi proporzionalmente tra tutte le partecipanti.

Mi sorge il dubbio che l’ex dirigente blucerchiato non sia mai stato pienamente convinto di questo azzardo; meglio continuare sulla strada intrapresa, ovvero vincere in campionato (che si è vinto e si sarebbe vinto anche senza Ronaldo) e fare più strada possibile in coppa. Invece no le ambizioni del numero uno bianconero erano e sono ben altre. Questa può essere a mio avviso una valida ipotesi alle numerose voci susseguitesi in questi giorni.  Andrea Agnelli si è assunto un bel rischio, vedremo se la sua scelta pagherà in futuro. Sarà fondamentale non perdere anche l’altro pezzo chiave dei successi di questi anni, quel Fabio Paratici che nonostante il poco clamore ha sempre fatto più che bene il suo lavoro; elemento strategico nella scelta dei giocatori e costruzione della squadra - con ottimi risultati -, e che ora presumibilmente assumerà, in ambito sportivo, le deleghe che erano state fin qui in capo all’ad.

Come detto, l'addio di Marotta, ha in parte oscurato la vittoria contro la maggiore rivale accreditata per il titolo. Con Sarri l’anno scorso il Napoli aveva vinto in casa della Juventus,  perdendo però qualche punto di troppo con le piccole squadre, ma fino alla fine aveva tenuto testa ai bianconeri. Con Ancelotti in sella, quest’anno, siamo alla settimana giornata e i punti di svantaggio dalla testa sono già sei, tantissimi. Vedremo se qualche passo falso capiterà anche ad Allegri per riaprire i giochi che sembrano chiusi all’apparenza già oggi. Mai dire mai, è troppo presto, ci sono ancora 31 partite da disputare, e ogni cosa può succedere.

Gran parte dello spazio è stato dedicato doverosamente ad una notizia che ha sconvolto gli animi degli juventini. Passiamo ora all’altro tema caldo della giornata appena passata: l’uso della Var e la presunta simulazione di Federico Chiesa. Parto da quest’ultimo. Il bombardamento mediatico lo sta additando come un cascatore, un simulatore. Andrò controcorrente, mi attirerò gli strali di tutti, ma dico quello che penso. Esprimo la mia mia opinione e dico che Chiesa non è un simulatore! Anzi sono molto arrabbiata perché da più parti lo si vuole far passare per quello che non è. Aveva cominciato Asamoah, che durante la partita del turno infrasettimanale lo ha sofferto per tutto il tempo. I suo scatti da velocista lo rendono imprendibile e creano scompiglio nelle difese avversarie. Spesso per fermarlo ci vogliono le maniere forti, come quelle usate dal ghanese dell’Inter, meritevole del secondo giallo senza alcuna discussione, visto il calcione rifilatogli per buttarlo giù. 

Lo si vuol far passare, da Gasperini in testa, per quello che non è. Sarà invidia, sarà rabbia per la sconfitta, ma di fatto quando chi perde poi recrimina sempre, si cerca la giustificazione invece di complimentarsi con l’avversario. Chiesa è il migliore giocatore giovane italiano che abbiamo - se non l’unico al momento - e l’opinione pubblica lo mette alla gogna come un simulatore, questo non mi sta bene. L’episodio incriminato in Fiorentina-Atalanta a parer mio non è una simulazione. Con la sua velocità supera tutti, Toloi cerca di stargli dietro ma nulla può; il nazionale italiano essendo davanti, per sua scelta - per cercare di aggiustare il tiro per poter calciare a rete, oppure per servire un compagno, o per altro ancora… - decide di rallentare la sua corsa ma, sfortunatamente, per la brusca frenata mette male il piede ed inciampa; è in fase di caduta - accidentale, non voluta per similare ed ottenere illecitamente un rigore - quando il difensore brasiliano dell’Atalanta da dietro lo tocca e finisce per sbilanciarlo; inevitabilmente cade, allarga le braccia perché pensa di aver subito un torto e quindi reclama il rigore. Ora io non so e non voglio entrare in merito, né mi interessa, se fosse o meno calcio di rigore, fatto sta che mi preme sottolineare che il ragazzo non ha simulato nella maniera più assoluta.

Da questo episodio poi vorrei fare una riflessione sull’uso della Var. Come già scritto da me in precedenza, non penso che l’aggiunta di una parola abbia potuto cambiare così tanto le cose rispetto l’anno scorso. Nell’episodio sopra citato c’è stato il cosiddetto silent check con l’addetto a guardare il monitor in cabina? Ha confermato il rigore o ha valutato l’episodio dubbio e quindi si è mantenuta la decisione presa dall’arbitro in campo? Ma non è solo questo episodio, in diverse partite ci sono stati errori che si sarebbero potuti correggere facilmente usando la tecnologia, ma che non si è fatto. Anche qui mi chiedo il perché? Qualche arbitro vuole boicottare il sistema? Colui che era al monitor ha valutato male o peggio non si è reso conto di nulla? Tutte domande alle quali il capo degli arbitri Nicchi dovrebbe dare una risposta e chiarire una volta per tutte cosa sta succedendo. Perché la tecnologia viene usata a singhiozzo? Alcune volte sì, altre volte no. C’è qualcosa dietro che non ci dicono, si vuole favorire qualche squadra a seconda dei momenti, o peggio gli arbitri in campo sono scarsi e quelli che guardano lo sono ancora di più?

Ho creato il neologismo “nicchilismo”, poiché sembra che stiano annientando, distruggendo una cosa che funzionava e non si capisce il motivo di ciò. Non è esente da colpe chi è a capo, e quindi dà le direttive, agli arbitri. Se c’è un protocollo e non viene usato allora bisogna prendere dei provvedimenti contro quegli arbitri che sbagliano. Se qualche arbitro al Var ha toppato bisogna che faccia un ripasso e stia fermo. Ma purtroppo spesso tutto questo non viene detto, si tende a nascondere come ad esempio l’anno scorso con Orsato. Ci fu detto che lo stop era programmato già da tempo. Sarà vero o solo una bugia per coprire i misfatti che non vengono mai ammessi? Perché non si fa una bella conferenza ogni giornata di campionato facendo un resoconto veritiero di quello che è successo, elogiando le cose positive ma ammettendo anche gli sbagli, quello che non è andato e nel caso prendere i giusti provvedimenti e aggiustamenti affinché le cose migliorino. Teoricamente più si va avanti e più bisognerebbe migliorarsi, per la Var invece sembra l’esatto contrario. Non è possibile che dopo le polemiche le cose filino lisce, per poi la volta successiva ricascare in errori. Quindi se si vuole si possono fare le cose correttamente, ma bisogna che sia sempre così.

Affrontati i macro-temi passo al resto della giornata. In scia del Napoli secondo - senza considerare la Juventus che fa corsa a sé - resistono Fiorentina ed Inter appaiate a 13 punti ed entrambe vincenti per due reti a zero l’ultima partita. Delle due la squadra milanese sembra quella più attrezzata per rimanere in questa posizione di alta classifica, infatti Spalletti sembra aver trovato e risolto i problemi. Se prima soffriva maledettamente contro ogni squadra, adesso ha trovato la giusta quadra tra compattezza difensiva e buone trame di gioco. Vince anche senza Icardi ed, a mio parere, la soluzione è quella di avere al massimo una punta alla volta in campo. Quindi o Icardi o Martinez o Keità. Così la squadra è equilibrata e cosa importante porta le partite ed i punti a casa.

Insieme a queste due c’è l’intruso, il Sassuolo, che nonostante l’ultima sconfitta col Milan per ora ha avuto la migliore partenza di sempre in A. Anche qui c’è stato un episodio discusso, il rigore su Di Francesco non fischiato, ma nonostante questo i neroverdi hanno giocato bene, forse il risultato è un po’ bugiardo. I dati dicono che gli emiliani hanno avuto il 60% di possesso palla, 63% di duelli aerei vinti, 9 corner a 5, 586 passaggi completati contro i 396 del Milan, 29 cross a 13. Questi sono solo alcuni dei numeri che, senza guardare il risultato finale, farebbero propendere per la squadra di De Zerbi, ed infatti se la squadra avesse segnato un paio di occasioni iniziali avute forse si parlerebbe di altro. Tant’è però che i gol li hanno fatto i rossoneri ed hanno vinto la partita. La difesa degli emiliani è una delle peggiori delle Serie A, mentre l’attacco è il secondo dietro la Juventus. La coperta è un po’ sbilanciata in avanti, questo difetto va corretto. In casa rossonera invece la vittoria fa bene alla squadra e a Gattuso, dato che dopo tre pari consecutivi si iniziavano a sentire i primi scricchiolii. Adesso altre due partite prima della sosta e sarà importante evitare ulteriori passi falsi per zittire i critici.

La Roma, 11 punti, con la prestigiosa vittoria nel derby si rilancia seriamente per un posto in Champions League. Decisivo è stato il cambio tattico ed il passaggio al 4-2-3-1, per far sì che tutte le pedine siano al loro posto. Difficilmente potrà esserci un ritorno al 4-3-3 che non ha portato molti risultati.  La Lazio, 12 punti, ne esce ridimensionata ma sempre in corsa anch’essa per lottare al quarto posto. La novità più rilevante è stato il rinnovo di SMS fino al 30 giugno 2023 con il giallo della clausola rescissoria da 100 milioni valida per l’Italia. In estate non è stato preso in considerazioni dalle big per un prezzo troppo elevato anche per l’estero, adesso è stato esposto il cartellino col prezzo. Una mossa che rende quindi molto più che probabile l’uscita del talento serbo quanto prima dalla realtà biancoceleste.

A 12 punti c’è anche il Genoa, la squadra del bomber polacco rivelazione del campionato e d’Europa: Krzysztof Piatek. Il centravanti ex Cracovia, già a quota 8 – record per un esordiente -, è implacabile appena inquadra la rete da gonfiare, un gol ogni 1,75 tiri in porta. L'attaccante polacco punta il record dell'ex Fiorentina Batistuta , che nel 1994-95 segnò per 11 giornate consecutive, 13 gol per la precisione. Se l’argentino esultava con la mitraglia, il polacco risponde a colpi di pistolettate. 

Alle sue spalle, a quota 11, c’è la Sampdoria dell’altro bomber Defrel, 5 gol, che ne fa una buona squadra che potrà infastidire le altre soprattutto tra le mura amiche. La neopromossa Parma, 10 punti, con un Gervinho star assoluta della squadra, sta mettendo importanti punti in cascina per una salvezza tranquilla. La Spal si è un po’ persa ma non era pensabile che mantenesse i ritmi delle prime in classifica. Il Torino recupera posizioni grazie a Zaza, mattatore e uomo partita contro il Chievo, che può essere una valida alternativa anche in chiave Nazionale. Il Bologna di Filippo Inzaghi inizia a fare qualche risultato, mentre l’Atalanta di Gasperini è lontana parente di quella dell’anno scorso. Dopo l’uscita anticipata dalle coppe ai preliminari contro il modesto Copenhagen, sembra essersi inceppato qualcosina nella testa dei bergamaschi, ma i Percassi hanno ugualmente rinnovato la fiducia al tecnico col prolungamento contrattuale e credendo nel progetto. Delle altre il Cagliari, nonostante i pochi punti, ha un Barella in più nel motore che ha ancora diverse cose da migliorare ma avrà un radioso futuro davanti ha sé. Empoli da rivedere, può fare meglio dell’attuale classifica, mentre Chievo e Frosinone sono rimandate.