Dopo l'abbandono del Gran Premio di Gran Bretagna a Silverstone, due settimane fa, la serie si è spostata quest’oggi sul circuito di Misano World Marco Simoncelli per quello che avrebbe dovuto essere la corsa numero tredici della stagione, ma è effettivamente il dodicesimo round.

É la ventiduesima volta che il circuito (che è in Italia, ma non lontano dal principato di San Marino) ha ospitato un evento del Grand Prix. Da quando la gara è tornata in calendario, nel 2007, la Yamaha ha avuto il maggior numero di vittorie portando un suo pilota sul gradino più alto del podio, precisamente sei, la Honda quattro volte, mentre l'italiana Ducati ha solo una vittoria a suo favore.

San Marino potrebbe essere il circuito di casa di Valentino Rossi, un’istituzione da queste parti, ma soprattutto del romagnolo Andrea Dovizioso, dato che entrambi sono nati a non molti chilometri di distanza da qui, ma il pilota di maggior successo da quando è tornato nel “circus” è Marc Marquez, con un totale di cinque vittorie in tutte e tre le classi.

La stagione di MotoGP, che vede il campione in carica della Honda, Marquez, come favorito ed attualmente in testa al campionato, stava diventando qualcosa di noioso, prevedibile e scontato con lo spagnolo dominatore incontrastato, con nessuno degli altri piloti in grado di raccogliere la sfida. La Yamaha, che vede tra le sue fila Valentino Rossi e Maverick Vinales, quest’anno non è mai riuscita ad impensierirlo, soffrendo di problemi di elettronica. Sembrava essere l’anno buono per il Dovi, in sella alla Ducati, dopo aver vinto la prima gara in Qatar, ma si è rivelata una stagiona piatta per il marchio italiano almeno fino a quando non ha dato a Lorenzo le modifiche che desiderava. Subito vittoria al Mugello ed in Catalogna (sesto e settimo appuntamento), secondo posto a Brno (decima corsa) dietro il compagno di scuderia, e nuovamente primo la successiva corsa in Austria. Troppo tardi però per puntare al primato in campionato.

Ed eccoci quindi al Gran Premio di San Marino e della Riviera di Rimini. Si corre sotto un sole battente che fa da contraltare alla pioggia di Silverstone. La griglia di partenza vede Jorge Lorenzo in pole position, il suo compagno Dovi in seconda fila al quarto posto posto, e al suo fianco l’altro spagnolo Marc Marquez. I semafori si spengono e si può partire. Mantequilla” scatta a razzo come al solito e resta in testa, nella sua scia Miller e Marquez che ha sopravanzato Dovizioso, ma l’italiano entro il secondo giro supera entrambi e si porta dietro lo spagnolo. Tre Ducati davanti a tutti, mentre Rossi è ottavo. Il “Marcziano” non ci sta e si porta subito terzo per non far scappare la coppia Ducati. Al sesto giro il Dovi rompe gli indugi e sorpassa Lorenzo. Tra il nono ed il dodicesimo giro il numero 4 Ducati con una serie di giri veloci riesce ad accumulare un secondo sui due diretti inseguitori. Ma la vera svolta si ha tra il quindicesimo ed il diociottesimo giro, dove inizia una bagarre fatta di sorpassi e controsorpassi tra i due spagnoli, tutto a vantaggio del Dovi che porta a due secondi il suo vantaggio. Nel diciannovesimo giro Lorenzo ritorna “Por fuera” (suo vecchio soprannome dei tempi della 125 e 250 per il suo modo di superare gli avversari all’esterno) con uno spettacolare sorpasso ai danni del connazionale Marquez, anticipando quello che potrebbe essere un duello all’ultimo decimo tra i due l’anno prossimo quando saranno compagni di squadra. Infatti qualche mese fa il ducatista ha annunciato che approderà nel garage Repsol Honda sostituendo Daniel Pedrosa, quando sarà a fine corsa causa ritiro.

Le posizioni si stabilizzano e, per non consumare eccessivamente gli pneumatici, si ci conserva per le battute finali. Al ventiquattresimo giro lo spagnolo della ducati, trascinandosi il numero 93 Honda dietro, accorcia il distacco e si porta a solo un secondo e mezzo a pochi giri dalla bandiera a scacchi. Ma nello sforzo massimo nel penultimo giro, alla Quercia, il 99 Ducati va lungo e finisce out. Vittoria di Dovizioso su Marquez che approfitta del secondo posto per mettere una seria ipoteca sul titolo mondiale 2018. Come direbbe Guido Meda, “Tutti in piedi sul divano Desmodovi c’è!”. Valentino Rossi chiude settimo, subito dietro di lui l’altro italiano Iannone. Mentre Petrucci e Morbidelli finiscono anch’essi appaiati all’undicesimo e dodicesimo posto. Michele Pirro, ultimo degli italiani, chiude al quindicesimo posto ottenendo un punto mondiale.

Una gara vivace e combattuta fino agli ultimi giri con la bagarre tra spagnoli che ha fatto emozionare come solo la prima classe delle corse a due ruote era sa fare. Molto movimentato anche il pregara. Nella conferenza di presentazione della corsa, Rossi e Marquez si sono casualmente ritrovati seduti vicini per rispondere alle domande dei giornalisti, ed ha fatto scalpore il rifiuto del “Dottore” di stringere la mano al rivale spagnolo. I due sono stati acerrimi nemici dal loro scontro in pista a Sepang nel 2015, che derivava dalla convinzione di Rossi che Marquez lo stava ostacolando per favorire Jorge Lorenzo nella battaglia per il titolo di quell'anno. La frattura è stata ricomposta pubblicamente all'indomani della morte del pilota della Moto2 Luis Salom al Gran Premio di Catalogna l'anno successivo, quando si strinsero la mano sul podio. Tuttavia, il loro rapporto probabilmente è di nuovo sceso ai minimi termini dopo la gara di aprile in Argentina, dove il numero 46 ha sostenuto che Marquez lo avesse colpito deliberatamente facendolo cadere a terra. Lo spagnolo cercò di scusarsi, sulla scia di quell'incidente andò nel garage Yamaha da dove fu allontanato dallo staff del campione di Tavullia, che etichetto quel gesto come uno “scherzo” motivato da ragioni di pubblica facciata.

In un'intervista rilasciata a TV8 in vista della gara di Misano, Marquez aveva dichiarato che gli sarebbe piaciuto far pace con Valentino, e che non aveva nessun problema con lui. Tutto era normale fino in Argentina, dove commise un errore che è stato sfortunatamente a discapito del piloata Yamaha. Successivamente, durante la conferenza, è stato chiesto a Rossi se avesse voluto "fare la pace". Per tutta risposta l’italiano ha detto che gli sembravano “strane” quelle dichiarazioni perché tra di loro non c’era nessun problema, e quindi non c’era bisogno di far pace. A questo punto rifiuta di stringere la mano che gli era stata porta dal rivale, ribadendo che "Non abbiamo bisogno di stringerci la mano, siamo ok. Non abbiamo alcun problema. "

Il gesto “simbolico” della mancata stretta di mano lo si può condividere o meno, infatti ci sarebbero sia giuste motivazioni per condannarlo che per giustificarlo. Se non altro apprezzo la coerenza del Dottore, che aveva anche ironicamente paragonato la situazione alla scena del film “Blues Brothers”, quando John Belushi entra nella chiesa e vede la luce, forse questa “illuminazione” è dovuta all'incontro di Marquez con il Papa (avvenuta pochi giorni prima). Tuttavia, il mio punto di vista vuole focalizzarsi su un altro tema. Più di una volta, soprattutto durante le prime gare stagionali, lo spagnolo si è contraddistinto per una guida “al limite”, fino all’eclatante episodio del GP di Argentina dove forse avrebbe meritato la bandiera nera. Durante quella stessa gara, dove era finito nelle retrovie dopo un errore, in cerca di una rimonta disperata fece diverse manovre dubbie. Forse se non lo avesse fatto contro Rossi non si sarebbe dato peso alla cosa, tanto è vero che pochi giri prima, sempre in seguito ad un suo sorpasso azzardato, un altro pilota era finito per le terre senza che nessuno abbia detto nulla. Io penso che al di là del gesto, che di spontaneo non avrebbe avuto ben poco, la vera stretta di mano bisognerebbe darla in pista. Meglio rispettarsi sul circuito di gara piuttosto che assistere a una “falsa” stretta di mano mediatica davanti le telecamere. Il “mestiere” che fanno è bello e appassionante – altrimenti un campione come Rossi, senza dover più dimostrare nulla, non continuerebbe alla soglia dei 40anni - , ma talvolta può risultare pericolo se non mortale. I comportamenti devo essere da professionisti in pista più che davanti le tv, altrimenti le morti di Simoncelli, o di tutti gli altri sfortunati piloti scomparsi su una pista da corsa in sella ad una moto mentre inseguivano la propria passione, sarà vana. La dedica al circuito al compianto Marco sta lì a ricordarci questo. Come ha anche sottolineato Valentino, non è importante la loro relazione fuori, non per forza devono andare a cena fuori, sono due piloti che gareggiano insieme, l'importante è essere calmi e fare bene il proprio lavoro. Il tempo per parlare e chiarirsi lo si può trovare, ma la cosa importante è essere leali in pista. Sempre!