I riflettori sono accesi, i tifosi possono brindare perché l’attesa è terminata. Rieccolo, dopo la sosta per le Nazionali, il campionato con la nona giornata che già ci ha regalato delle sorpresa al sabato. La pausa, tanto odiata dagli allenatori, ha fatto le sue vittime illustri come sempre. A farne le spesa la Roma di Di Francesco, che è caduta contro la Spal all’Olimpico, e la Juventus di Max Allegri, che ha subito lo sgambetto allo Juventus Stadium dall’appena ritornato Juric. I giocatori vengono sottoposti a viaggi transoceanici massacranti e sono spremuti in partite non sempre amichevoli, con conseguenze maggiori per le big che hanno un numero superiore di nazionali rispetto le altre squadre. Al loro rientro hanno spesso qualche acciacco di troppo che rende tutto più complicato dato anche il poco tempo a disposizione per preparare la partita del week end. L’ostica Spal, reduce da quattro sconfitte consecutive, sulla carta non un impegno così proibitivo, ha vinto per due reti a zero contro una Roma apparsa poco determina e lucida. Mentre meglio - o peggio a seconda dei punti di vista - è andata alla Vecchia Signora che si è fatta sorprendere dal Genoa in casa sua, ottenendo un deludente pari causa anche qualche disattenzione difensiva di troppo. Chi si interrogava su chi potesse essere la prima che avrebbe levato punti a questa Juventus inarrestabile, ha avuto la sua risposta. Non è bastato CR7 - ancora in rete ed un palo colpito - poiché i liguri nel secondo tempo sono sembrati una squadra diversa e se la sono giocata nonostante un pizzico di fortuna che non guasta mai. Se il meglio lo si lascia alla fine, con queste premesse, la partita di cartello ci riserverà uno spettacolo di alto livello (almeno si spera!). È il giorno che la Milano calcistica attende sempre con trepidazione, per una rivalità tra le più sentite e famose nel panorama internazionale, questa sera andrà in scena il Derby della Madonnina numero 198, in un San Siro tutto esaurito. Sia Inter che il Milan vogliono ritornare protagoniste e per farlo non possono mancare l'appuntamento della stracittadina. Entrambe si trovano già ad un bivio importante della loro stagione. Chi vince potrà avvalersi di una straordinaria spinta emotiva, chi perde rischia di cedere nell’oblio di una stagione anonima e fallimentare.

Nonostante entrambe le squadre condividano lo stadio, l'Inter godrà del "vantaggio casalingo" per cui saranno presenti più tifosi. I bookmakers vedono favoriti i nerazzurri, anche se una strana legge non scritta vede alla fine vincente quella che parte con gli sfavori dei pronostici. La Beneamata arriva a questa partita dopo una prestazione eccellente, avendo vinto le sue ultime sei partite in tutte le competizioni, con quattro di esse con il risultato esatto di 2-1. Ma anche il Milan arriva al match in un buon stato di forma, con i rossoneri che dopo la sconfitta nella loro prima partita (alla seconda giornata di campionato, la partita della prima giornata è stata rimandata), contro il Napoli, hanno inanellato 8 risultati utili (Europa League compresa). In settimana c’è stata la ricorrenza dei 110 anni dal primo derby di Milano della storia. Era il 18 ottobre 1908 - a pochi mesi dalla nascita del club nerazzurro - e curiosamente non si disputò in terra meneghina, ma neppure in Italia: il primo Milan-Inter si giocò a Chiasso, in Svizzera, per una manifestazione locale. Dopo anni di spettacoli tutt’altro che esaltanti, stasera la Scala del calcio si appresta a vivere un derby d’altri tempi e d’alta classifica. È stata definita la partita dei duelli, soprattutto tra bomber (ma spesso i derby vengono decisi e sono nel segno dell’uomo che non ti aspetti). Icardi da una parte ed Higuain dall’altra: si ritroveranno uno di fronte all’altro da “9” di Inter e Milan. Due implacabili cannonieri che fanno dell’area di rigore il loro habitat di caccia preferito: sempre alla ricerca del gol di cui non sono mai sazi. Solo il paese di origine e la fame di gol è l’unica cosa che li accomuna, poiché per il resto sono differenti in tutto: dall’utilizzo dei social, alla vita extracalcistica.

L’ultimo giocato ad aprile di quest’anno è terminato a reti bianche. Questa volta, nonostante in porta ci siano Donnarumma e Handanovic, due tra i migliori numeri uno del campionato, difficilmente finirà così. La paura di prendere un gol è sempre dietro l’angolo ma prevarrà la voglia di primeggiare sull’avversario. L’Inter vuole continuare la striscia di risultati per veleggiare nelle zone alte della classifica, mentre il Milan vuole avvicinarsi ai cugini in un derby che può anche valere la Champions a fine stagione. Insomma motivazioni e voglia di vincere non mancheranno sia da una parte che dall’altra. Inoltre si vuole dare soddisfazioni ai propri tifosi così da potersi vantare, almeno fino al ritorno, della vittoria contro l’altra metà della città. Rossoneri e nerazzurri hanno in comune il colore nero, per il resto c’è un mondo di differenza. Il Derby è anche - o soprattutto - questo, oltre che un’atavica lotta intestina e familiare: scontro tra collegi, amici, fratelli o, come spesso accade, fra padre contro figlio. Sarà anche il derby del rivoluzionario Spalletti contro il reazionario Gattuso. Se da un lato l’allenatore nerazzurro fin qui ha alternato moduli tattici e giocatori, dall’altro il collega rossonero ha mantenuto sempre la stessa impostazione tattica ed evitando di cambiare uomini in campo (tranne che nelle partite di coppa). Al 4-2-3-1 (salvo clamorose sorprese) dell’Inter, il Milan risponderà col 4-3-3 dei titolarissimi. Piccoli problemi di infortuni hanno impensierito entrambi i tecnici alla vigilia. Vecino, in dubbio sino all’ultimo, recupera e giocherà titolare al fianco di Brozovic. Kessie e Bonaventura, nonostante qualche problema alla caviglia per entrambi, stringeranno i denti e saranno della partita. Il ballottaggio tra Calabria e Abate come terzino destro dovrebbe averlo vinto il primo, una scelta delicata dal momento che da quella parte ci sarà Perisic, non un cliente facile da contenere.

La chiave potrebbe essere la tenuta difensiva. Entrambe le squadre subiscono gol troppo spesso. Sarà necessaria una maggiore attenzione da parte dei difensori. Sarà il primo derby da capitano per Alessio Romagnoli, che ha ereditato la fascia al braccio dopo la partenza di Bonucci, quindi avrà una motivazioni in più nel fermare l’altro capitano nerazzurro, ovvero quel Mauro Icardi che nel derby di andata dello scorso anno fece una tripletta che consentì all’Inter di avere la meglio sui cugini portandosi il pallone a casa. Motivazioni che non mancheranno neanche a Skriniar che oltre a cercare di fermare Higuain vorrà rispondere alle aspre critiche del suo allenatore in Nazionale in seguito a prestazioni abbastanza deludenti. Gattuso ha detto ai suoi che non devono avere paura, mentre Spalletti ha sottolineato come la squadra non penserà al Barcellona, prossimo avversario in Champions League. In questi 90 minuti tutto quello che può distrarre rimarrà fuori. Quindi niente pensieri al Barcellona (che ha perso Messi per qualche settimana); niente distrazioni di mercato tra un Paqueta - con relative polemiche in seno alla dirigenza del Flamengo? - che arriverà presto ed un Kessie ammaliato dalle ricchissime offerte cinesi; non si penserà alle eventuali sanzioni sanzioni dell’Uefa per il Milan, dopo che il Tas ha depositato le motivazioni per le quali è stato riammesso alle coppe; l’Inter non penserà ad un Marotta molto vicino a diventare un suo nuovo dirigente; non si penserà a Modric, a Malcom o al ritorno di Gabigol per il mercato nerazzurro; Icardi non penserà alla moglie alle prese col processo contro l’ex marito ed una richiesta di quattro mesi di carcere; il Milan non penserà al nuovo super sponsor in arrivo né al futuro AD Gazidis.

Forse poche cose sono più milanesi di un derby, ma i tempi cambiano e sarà lotta al primato tra due proprietà straniere, una sorta di sfida tra due potenze mondiali e globali: i cinesi di Suning contro gli americani di Elliot per una contrapposizione da guerra fredda calcistica del terzo millennio. L’ultima cosa che posso dire è che vinca il migliore. Anche se Nereo Rocco, uno dei grandi del calcio italiano del Novecento, mi avrebbe ripreso. L’ex tecnico del Milan era solito rispondere al proprio interlocutore, a proposito di una partita di calcio, quando costui se ne usciva con il classico "vinca il migliore", rispondendo “speriamo di no!”. Quindi faccio mio il suo slogan ed ora davvero concludo: Vinca il migliore? Speriamo di no!