Dopo sole quattro giornate di campionato forse è un po’ prematuro parlare di crisi, ma è innegabile che sia Roma che Inter stanno vivendo un inizio molto difficoltoso, il gioco non convince ed i risultati ottenuti dicono che la Juventus è già lontana rispettivamente 7 punti per i giallorossi e 8 per i nerazzurri.
Non esattamente quello auspicato ai blocchi di partenza di un torneo all’apparenza molto più competitivo se paragonato alle precedenti annate, con appunto Inter e Roma serie candidate - se non a vincere -  almeno ad insidiare la Vecchia Signora fino a marzo/aprile. Le due regine del mercato, uscite con voti altissimi dagli esperti di calciomercato dopo la conclusione della fase di contrattazione estiva, stanno invece vivendo già un momento delicato. Non si ci poteva aspettare queste impasse per due tra le migliori rose della Serie A, con alle spalle un anno di lavoro con gli stessi tecnici e che, pur avendo cambiato molto, hanno mantenuto l’intelaiatura della squadra della passata stagione. L’unica via d’uscita per questa situazione è una sola: tornare alla vittoria quanto prima.
Se per i nerazzurri la classica vittoria scaccia crisi è arrivata martedì in Champions League contro il Tottenham a tempo scaduto - pur con una prestazione deludente - per i giallorossi l’ostacolo Real Madrid è stato troppo arduo da superare.

Da quando Maurizio Sarri ha lasciato l’Italia e la Serie A per andare a Londra nella ricca e miliardaria Premier League, sembra che ci abbia anche lasciato una maledizione, se così la posso chiamare. Forse con un po’ di miopia le nostre squadre si sono fatte sfuggire un tecnico che negli anni a venire farà molto parlare di sé. Il toscano, fautore del “sarrismo” - neologismo entrato a far parte della lingua italiana attraverso la nota Enciclopedia Treccani -, disse che da noi le partite finivano sul 2-0, mentre in Inghilterra erano lottate e sudate fino alla fine, mai scontate, e l’avversario, anche sotto di più gol, non si dava mai per vinto. Una sorta di schiaffo morale al nostro calcio fatto di squadre arrendevoli e che alle prime difficoltà gettano la spugna pensando più che altro a risparmiarsi per il prossimo incontro se confrontate con la competitività del calcio anglosassone.

La maledizione di Sarri ha colpito ancora. L’ultima volta pochi giorni fa allo stadio Olimpico, dove la Roma in vantaggio di due gol nel primo tempo, si fa rimontare da un indomito Chievo, destinato a lottare per la salvezza fino all’ultima giornata almeno secondo me, che sfiora anche il gol vittoria nel finale con un gran tiro di Giaccherini diretto all’incrocio e deviato oltre la traversa da una miracolosa parata di Olsen. La stessa identica cosa era capitata anche ai nerazzurri nella seconda giornata, dove in vantaggio di due gol nel primo tempo, nella ripresa si fanno rimontare dal Torino. 

Entrambe le squadre sembrano avere gli stessi problemi: mancanza di personalità nei momenti topici delle partite e mancanza di idee chiare da parte dei due allenatori, non a caso finiti sul banco degli imputati, che ancora non hanno trovato la giusta alchimia tra modulo e uomini da schierare. Come detto, se per Spalletti è arrivata in soccorso la vittoria in coppa, per Di Francesco i processi continuano dopo la prestazione di Madrid, dove torna a casa con tre gol sul groppone ed una manovra di gioco che non ha mai impensierito gli spagnoli, nonostante i tanti spazi che lasciavano.

Parto dall’Inter che, prima di martedì, era quella che aveva deluso di più, due partite perse, un pari ed una vittoria: troppo poco, soprattutto se rapportato alla caratura degli avversari.  La squadra scende in campo senza un anima, senza grinta, senza coraggio. Manca cattiveria a aggressività per avere la meglio dell’avversario. Come detto l’imputato principale di questa situazione è Luciano Spalletti, che infatti si è assunto le proprie responsabilità nella conferenza di presentazione della partita di Chiampions, ma non può essere l’unico. Al momento manca al centro dell’area di rigore l’uomo capace di risolvere le situazioni, le cosiddette partite difficili. Icardi vive un periodo di appannamento che lo vede ancora a secco di gol dopo quattro giornate, anche se a Bologna era in tribuna.
L’Inter è ancora troppo Icardi-dipendente
, come visto anche la passata stagione, quando viene a mancare la brillantezza al suo centravanti ne risente tutta la squadra. Keita, come visto contro il Parma, non è e non può essere il vice-Icardi, a meno che la squadra non cambi impostazione tattica. La manovra lenta e prevedibile non ha praticamente mai creato grossi pericoli ai ducali ben schierati in difesa nella propria metà campo. Forse non meritava di perdere, ma ha fatto molto poco per vincerla. La sconfitta è arrivata su un tiro imparabile dalla distanza dell’uomo plusvalenza Dimarco, contrastato con troppa poca veemenza da Brozovic, il quale poco prima aveva allontanato una palla con superficialità e preda proprio dell’ex compagno. La rabbia di una sconfitta immeritata è sfociata in recriminazioni sui presunti torti arbitrali, soprattutto per un rigore non concesso ai nerazzurri per un tocco di mano in area. Lungi da me entrare in merito a questo tipo di polemiche, anche perché si potrebbe controbattere che il pallone sbatte prima sulla gamba e poi sul braccio, oppure dire che manca un cartellino rosso a Gagliardini per una entrataccia che poteva creare seri danni all’avversario. È inutile rammaricarsi sugli episodi sfavorevoli, si danno soltanto alibi ai giocatori, e non si risolvono tutte le mancanze e problematiche. Fortunatamente – perché ha vinto – è arrivato subito dopo tre giorni un’altra partita per potersi rifare e spazzare via le polemiche e la parola crisi, senza però sgombrare del tutto i dubbi sollevati in questi primi mesi.

Infatti come sempre una vittoria o una sconfitta cambia i giudizi aldilà della prestazione fornita. Contro gli inglesi la formazione del  tecnico di Certaldo ha fornito per 85 minuti una pessima prova. Solo per imprecisione e sfortuna gli Spurs non sono riusciti a chiudere una partita ampiamente dominata e controllata. Poi gli ultimi minuti hanno visto l’imponderabile. Asamoah, al contrario di Dalbert che contro il Parma ha lanciato cross dalla trequarti inutili e preda della difesa avversaria, arriva fin quasi sul fondo e mette un pallone perfetto per Icardi, appostato appena fuori l’area di rigore, che con una coordinazione straordinaria calcia e segna il gol del pari. Sulle ali dell’entusiasmo dagli sviluppi di un angolo, nei minuti di recupero, Vecino, l’uomo della provvidenza - che aveva regalato la Champions col suo gol alla Lazio l’ultima di campionato -, di testa porta la sua squadra ad una vittoria insperata e fondamentale per sperare nel passaggio del turno in un girone durissimo, che oltre agli inglesi la vedranno contrapposta all’imbattibile Barcellona di Messi ed alla cenerentola PSV.

Gli ultimi minuti della partita contro il Tottenham mostrano che il problema è soprattutto mentale. Perché i giocatori fin dall’inizio non hanno messo lo stesso spirito avuto negli ultimi istanti di una partita che fino a quel momento era in mano agli Spurs? Ma c’è anche una componente fisica visto il calo nel secondo tempo della partita col Parma, abbastanza preoccupante poiché si è solamente agli inizi. E forse non è un caso se un suo ex giocatore, Karamoh, che ha svolto tutta la preparazione estiva con il resto della truppa nerazzurra prima di passare in prestito al Bordeaux, sia stato momentaneamente escluso dai convocati dal tecnico dei girondini Bedouet per una condizione fisica precaria. L’inter ha sicuramente dei problemi e l’unico in grado di trovare le soluzioni adeguate è solamente Luciano Spalletti, che con il suo stipendio di 4,5 milioni di euro ha l’onere di dare uno spettacolo migliore ai suoi sostenitori sempre presenti e pronti ad incitare la squadra - oltre 60mila anche col Tottenham -. 

Alla Roma va decisamente peggio. Anche se con un punto in più in campionato e col Milan già affrontato, i segnali non sono incoraggianti. Dopo due passi falsi - Atalanta e Milan - era importante vincere con i clivensi, invece non è riuscita a mantenere il doppio vantaggio. Con il Real si ci aspettava una prestazione di orgoglio e riscatto, ma la Roma arrivata in semifinale di Champions nella scorsa edizione, purtroppo non c’è più. Quella vista mercoledì sera è irriconoscibile, sempre bassa, nella propria metà campo, in attesa dell’avversario e sperando di prendere gol il più tardi possibile. Ho visto grossa fatica nella fase di costruzione di gioco sia ieri che nelle partite precedenti, soffre ogni volta che viene attaccata e la difesa prende gol con troppa facilità, 10 gol in 5 partite sono tanti. Col Milan i tiri subiti erano stati 26, mentre ieri con il Real 30, numeri sconcertanti. Inoltre si denota una totale mancanza di personalità nei momenti in cui bisogna lottare. A ciò si aggiungono gli errori tecnici di molti giocatori che sbagliano passaggi facili a pochi metri. Il criticato Olsen è risultato il migliore sia col Chievo che col Real.

La partita al Bernabeu poteva dare almeno qualche segnale di ripresa, anche perché pensare in una vittoria forse era troppo. Il primo tempo, dove Di Francesco ha lanciato nella mischia il giovanissimo Zaniolo – non pervenuto – tra i tre di centrocampo come intermedio destro, è terminato solo con un gol di svantaggio grazie alle numerose parate dello svedese ed alle imprecisioni dei giocatori in maglia blanca, ma il dominio merengues è stato imbarazzante. I primi minuti del secondo tempo hanno visto un piccolo risveglio dei giallorossi, con Under bravo a sfruttare le praterie che lasciavano gli spagnoli, ma è stato giusto un lampo nel nulla. Troppo poco.

Le certezze tecniche della passata stagione non ci sono più. Kolarov, la rivelazione della prima parte della scorsa stagione, dove aveva sbrogliato da solo anche diverse partite complicate, è irriconoscibile. Macchinoso e lento, così come contro il Chievo dove era anche stato protagonista in negativo sul gol del pari, risulta il peggiore in campo. Dzeko è un fantasma che vaga in campo, mentre Fazio è in costante affanno. Del mercato l’unico a salvarsi è il già citato portiere Olsen, che era stato duramente criticato. Pastore è infortunato, Cristante e Marcano sono rimasti in panchina, Kluivert addirittura è andato in tribuna -  punitiva? -. In campo anche N’Zonzi, che sarà pure campione del Mondo con la Francia, ma ha poca tecnica e dinamicità per giustificare il suo prezzo - non era meglio tenersi Strotman? -.

Come per l’Inter, anche per la Roma è un problema di testa? Non è possibile che in 5 partite, tra alternanze di moduli e uomini, sia mancata la lotta, la cattiveria necessaria e fondamentale per portare a casa le partite. Non so se il problema sia la condizione fisica, il mercato o il modulo di gioco, fatto sta che alle solite frasi di circostanza “stiamo lavorando, miglioreremo a breve” devono seguire fatti e soluzioni. Va bene che è stata sfortunata nell’incontrare il Real in una situazione difficile, non poteva rappresentare la partita della svolta, ma sicuramente si ci aspettava qualcosa in più. Spetta a Di Francesco trovare quanto prima la strada giusta se non vuole abbandonare un progetto (?) ambizioso così prematuramente.   
Forse il mercato dell’Inter è stato sopravvalutato mentre quello della Roma, a conti fatti, è stato sbagliato? Potrebbe essere, ma resta il fatto che i giocatori sono di assoluto livello e non possono fornire prestazioni così scadenti. Indossare la maglia di due storiche formazioni blasonate vuol dire ben altro e bisogna lottare su ogni pallone, sudare negli allenamenti ed in campo, uscire dal campo con la consapevolezza che si è dato tutto, che sia contro il Chievo o contro il Real.

Per tutti e due i tecnici ci sarà parecchio da fare per cercare di rimettere in piedi una situazione critica senza più la possibilità di ulteriori passi falsi che vorrebbero dire crisi conclamata e portare a estreme conseguenze - esonero-. Dare un’anima e un gioco credibile in pochi giorni non sarà facile. Il compito più ostico è per Di Francesco che deve risollevare il morale di ragazzi parsi svuotati nelle ultime uscite, ma forse sulla carta gli tocca anche l’impegno più agevole contro il Bologna. Spalletti può contare sulla prestigiosa vittoria di coppa ma occhio allo sgambetto che potrebbe fare la Sampdoria a Marassi. Senza dimenticare che anche se si è in vantaggio di due gol bisogna sempre restare in guardia poiché la maledizione di Sarri è in agguato dietro l’angolo.

P.S. : come indica Sarri in foto, per stare sicuri meglio fare tre gol.