L'argomento del giorno, per tutti coloro che si appassionano per le sorti sportive del Milan, ruota obbligatoriamente intorno al futuro di Mister Pioli.

Aprirei volentieri un dibattito inerente il ruolo dell'allenatore in una squadra di calcio, non specifico sul tecnico parmense che da quattro stagioni siede sulla panchina rossonera, ma generale, perchè è troppo evidente quanto sia diffusa l'abitudine di generalizzare i giudizi, di valutare in base ai risultati di singole partite, rinunciando ad analisi più approfondite, con analisi troppo spesso affrettata e calibrate più sugli umori generali, che  da dati reali.

Fateci caso, in tutti i processi mediatici che coinvolgono gli allenatori di Serie A, come Pioli, Garcia, Mou, Sarri, Juric, Italiano, Gasperini, Dionisi o Baroni, il filo conduttore è sempre condizionato dai risultati, non certo dalle molteplici varianti che contribuiscono a vincere o perdere. Proprietà, Dirigenza, organici a disposizione, infortuni, calendario, singoli episodi, fra cui anche sviste arbitrali, teoricamente impossibili potendo avvalersi della tecnologia, ma viceversa fin troppo ripetitive.
L'allenatore non viene valutato quindi per quello che è, una guida tecnica, parte di una struttura articolata, ma come "UNICO RESPONSABILE", anche di colpe che possono non essere sue. Il tecnico bravo è quello che fa meno danni possibili. Questa celebre frase non serviva certo per sminuirne il ruolo, ma piuttosto per sdrammatizzare, nel tentativo di evidenziare che l'allenatore perfetto, quello adatto per ogni squadra o situazione, non esiste.

Ci sono poi delle considerazioni che non possono mai essere dimenticate. Una di queste è la consapevolezza che allenare LOGORA, molto di più di quello che si possa immaginare, uno stress più mentale che fisico, sottoposto a pressioni giornaliere, più pesanti in relazione alle ambizioni del Club che si allena. Non è solo, una questione di predisporre gli allenamenti, schierare la migliore formazione, o effettuare i cambi, ma gestire uno SPOGLIATOIO. Saper proporre la propria visione di calcio e specialmente convincere la squadra sulla validità delle scelte proposte. Spesso con giocatori scontenti, che vanno motivati per non trovarseli desiderosi del suo licenziamento. Saper usare il BASTONE o la CAROTA, insomma essere un LEADER seguito da tutti. 
La storia del calcio è costellata da GRANDI ALLENATORI, ma sempre per cicli. Così come troppo spesso ci si dimentica che è la Grande Società a fare le fortune di allenatori, anche sconosciuti e non certo l'inverso. Ora venendo al nostro amato Milan, era facile per la gestione Berlusconiana azzardare qualsiasi tipo di scelta, anche la più incomprensibile, come Seedorf, Inzaghi o addirittura Brocchi, mettendo alla porta il compianto Mihajlovic, alle loro spalle c'era una Dirigenza e una Proprietà in grado sia di proteggerli da qualsiasi attacco mediatico, sia di obbligare i giocatori ad accettarne le scelte. Non certo Fassone e Mirabelli che allontanando Montella per Gattuso aprivano ad una crisi poi diventata irrimediabile.

Nel Milan di oggi a chi spetta prendere una decisione così importante e delicata come cambiare la guida tecnica? Non certo a Cardinale che pur se proprietario è costantemente all'estero, non certo preparato per una scelta che, economicamente, risulta sconveniente, Forse a Ibra, prossimo consulente personale? O piuttosto a Furlani o Moncada? E per prendere chi? E scelto da chi? Il solo fatto di porsi queste domande e cercare di dare delle risposte, sono già motivi sufficienti per cercare di aspettare, per continuare con Pioli, anche se oggi appare un suicidio sportivo, piuttosto che rischiare di fare peggio.
Ricordo perfettamente la stagione 1996 con il Maestro, l'uruguaiano Washinton Tabarez  esonerato dopo pochi mesi per richiamare Sacchi e vedere svaniti tutti i sogni estivi. Oppure vogliamo ricordare l'esperienza con l'Imperatore turco, quel Fatim Therim tanto bravo a Firenze, ma  a Milano licenziato dopo pochi mesi? Meglio di no.

Pur consapevoli di tutti gli sbagli che Mister Pioli ci sta proponendo, questa situazione era più che preventivabile, lo avevamo detto e scritto, mentre ALTRI, compresa quella Curva che con tanto di comunicato stampa ci apostrofava come "tifosetti", orgogliosa di vedere Maldini allontanato, si sono resi complici di questa caduta libera. Solo oggi ci si accorge che ci sono troppi infortuni? Oppure che serve Ibra? Ridicoli. Mister Pioli non ha saputo capire che la sua bravura, con giocatori normalissimi, era frutto anche del lavoro di altri, ha ceduto alle lusinghe, di diventare il COACH del Milan, un Ferguson rossonero e contribuendo ad allontanare Maldini, assicurarsi un lungo futuro. ma così non sarà. Dietro l'esonero di Maldini si nascondono i primi segnali di un malcontento diffuso fra i giocatori che non ne hanno apprezzato la scelta. Ci sono calciatori che gli "giocano contro", Theo e Kjaer più di altri. Il suo pupillo Krunic voleva andare a guadagnare il triplo in Turchia e lo ha tenuto pur sapendo che con il rientro di Bennacer finirà la stagione in panchina e senza ottenere il rinnovo di contratto.
Senza nominare Adlì, Pobega, Florenzi o Okafor, che stima possono avere dell'allenatore se si vedono emarginati anche quando sarebbe logico il loro utilizzo? 

Ho SEMPRE DIFESO Pioli, ma non questo, quello prima di vincere lo scudetto anche con 2573 infortuni, parte di un progetto, non certo il leader che non sa essere. Peccato, doveva solo restare umile, aiutare il club a crescere e vedere la squadra rafforzata. Viceversa si è considerato intoccabile, forte di due anni di contratto e padrone a Milanello.
Purtroppo i suoi sogni di grandezza hanno incominciato a sgretolarsi presto, lo spogliatoio ha alzato la voce e l'ombra di Ibra si sta trasformando nel suo TUTOR, ridimensionando il suo ego e probabilmente facendogli perdere anche lucidità. Il Pioli cupo, dopo la splendida vittoria contro il PSG, si può spiegare solo se abbinata ad un ridimensionamento che non è pronto e disponibile ad accettare. La confusione mostrata a Lecce, oltre ad essere lasciato solo da Furlani, impegnato a Dubai, mentre Moncada era ad osservare un probabile acquisto, confermano la debolezza di un triumvirato più di facciata che di sostanza.
Eppure i dati statistici, tanto cari a Cardinale, dimostrano che per media punti, Pioli è il miglior allenatore della storia del Milan. Ha sempre raggiunto gli obiettivi fissati e il valore della rosa a sua disposizione è lievitato. Anche nella classifica attuale, per quanto disastrosa, è solo tre punti in ritardo su una ipotetica tabella di marcia che può ugualmente portare allo scudetto.
Si può quindi continuare con lui? La mia risposta, per quello che può contare, sarebbe ugualmente NO, ma bisognerebbe sapere con chi sostituirlo e a stagione in corso non è facile trovare un top allenatore. Una cosa voglio segnalare fin da oggi, ben prima che inizino a proporre nomi più o meno veritieri. Evitiamo allenatori stranieri. La Storia del Milan è sempre stata caratterizzata da tecnici italiani. Rocco, Sacchi, Capello e Ancellotti hanno portato in bacheca i trionfi più belli e prestigiosi. Affidiamoci almeno a questa indicazione per non ritrovarci a dire: "l'avevo detto".

La vittoria contro il PSG è stata troppo bella e la sfida contro il Borussia D. potrebbe regalarci quel passaggio del turno che sembrava svanito. Motivi sufficienti per non rischiare un salto nel vuoto, anche se oggi vedo in Pioli quell' Oronzo Canà portato in trionfo dai suoi tifosi, nel film del 1984, l'allenatore nel pallone. 
La celebre frase citata dal tecnico, interpretato da un divertentissimo Nino Banfi, calza perfettamente alla situazione attuale: "Mi avete preso per un collione!!".