Si va verso Monza che, come mi faceva notare il blogger Stefano Borghi, è un incontro insidioso.
Lo è, perché Monza-Milan è un derby a tutti gli effetti, dal momento che si può arrivare al capoluogo brianzolo da Milano senza attraversare un metro di campagna. Lo è perché Berlusconi e Galliani vorranno dimostrare di essere più bravi dell'attuale dirigenza rossonera. Lo è perché il Monza è nel gruppetto delle squadre più forti oltre le 7 sorelle (quelle che hanno fatto più punti di tutti, compresa la Juventus, penalizzata di un bel po' di punti in classifica).

Da questo punto di vista, credo che serva un dolce, ma fermo, richiamo alla realtà. Anche in Monza-Milan, infatti, si partirà da 0-0, come in tutti i match, ma bisogna tenere conto di una classifica che, con 17 punti da recuperare rispetto al Napoli, non presenta più lo Scudetto come un obiettivo ragionevole. E' pienamente ragionevole, invece, puntare a qualificarsi alla prossima Champions. Forse l'Inter, coi suoi 2 punti in più in classifica e uno scontro diretto con i partenopei già a suo favore, può permettersi di pensare ancora al campionato. Ma il Diavolo è 2 gradini sotto i cugini e ha perso il primo scontro diretto con la capoclassifica che, per di più, surclassa il Diavolo nella differenza reti.
Il Diavolo può comodamente vedere il derby meneghino-brianzolo come una partita nella quale il pareggio, pur essendo un risultato da non festeggiare, può fare brodo, media e quindi classifica. Sarebbero bastati 2 punti in più a Lecce e i 3 punti in casa contro il Sassuolo, nulla di irraggiungibile, per tenere i rossoneri in corsa per lo Scudetto, almeno dal punto di vista teorico e ancora per un po' di giornate. Quei 5 punti in meno fanno sì che non si possa neppure fare finta di crederci.

Si va a Monza, quindi, stando comunque attenti alle pericolose sirene del piolismo che, da qualche giorno, cantano dagli scogli dove sono appollaiate in attesa degli sprovveduti marinai. Questa clacque rischia di far perdere la testa al tecnico, che è appena rientrato nella sua dimensione virtuosa, quella di Pioli-Jekyll, scacciando per ora quella perversa di Pioli-Hyde.
Queste truppe cammellate all'apparenza difendono strenuamente l'allenatore, ma nella realtà sono proprio i nemici più insidiosi di Pioli e, quindi, del Milan. Sì, perché rischiano di spingere il tecnico a ritornare sui suoi passi e a sbagliare ancora, mandando quel che resta della stagione alle classiche donnine di buon umore e di agevoli costumi.

Il pezzo forte della clacque in questione è, e non poteva essere diversamente, il mitico e famoso aspetto mentale, la testa, lo spirito del Mundial sul quale il compianto Gian Maria Gazzaniga  ironizzava spesso al Processo del Lunedì negli anni successivi ai mondiali di Spagna '82. Non mancano ovviamente altri argomenti, come la non eccellenza della rosa milanista, a testimonianza di quanto sia pericoloso fare dei personalismi nelle grandi aziende, come è e deve esserlo il Milan. Pur di difendere il singolo, lo spirito di corpo, la solidarietà di casta finisce per svilire ogni altra componente, quasi che gente come Leao, Hernandez, Tonali, Bennacer, Kalulu, Giroud, il Diaz attaccante e altri non siano giocatori di valore.
Aggiungo... sì, quasi che acquistare un campione europeo under-21 con la Germania (non Andorra...) sia prendere un elemento di scarsa qualità... quasi che per Thiaw sia una vergogna aver giocato nella serie B teutonica. In tal senso, qualcuno ricorderà che Franco Baresi ha disputato ben 2 campionati di serie B e che era un fenomeno anche se militava fra i cadetti, come lo era anche quando Bearzot gli preferiva pubblicamente Tricella o Righetti. 
Se Pioli vuole continuare a fare bene come ha fatto nei momenti migliori, quelli in cui era Pioli-Jeckyll, non deve trascurare che le ultime 2 vittorie, risicate ma preziose per riprendersi, non vengono dalla Spirito del Mundial. Gli spiriti si  evocano con il tavolino a tre piedi nelle sedute medianiche. I due ultimi risultati, cui occorre dare la necessaria continuità, vengono da felici scelte tattiche e di formazione.

E qui dobbiamo riportarci al titolo del presente articolo e far notare che la tattica e l'equilibrio rappresentano quello che l'aerodinamica e il telaio sono per un'auto di Formula 1.
Ieri sera, mio figlio stava seguendo un eccellente documentario sulla Formula 1 negli anni '70, quella dei continui incidenti, spesso letali, in pista. Il documentario citava un'opinione del cav. Enzo Ferrari, secondo la quale l'aerodinamica può interessare solo chi non sa costruire motori potenti. Una cavolata, detta da un uomo illustre, ma pur sempre una cavolata che nessun ingegnere ormai sottoscriverebbe. 
Anche un uomo di indubbia intelligenza e competenza, con grandissimi meriti, può avere idee che vengono superate dallo scorrere impietoso del tempo e dall'evolversi dei fatti.

Se la squadra è il motore di un'auto, la tattica e l'equilibrio sono l'aerodinamica e il telaio. Se l'aerodinamica è sbagliata, se il telaio è progettato in maniera sbagliata e se l'assetto complessivo non è equilibrato, l'auto perde secondi o rischia di uscire fuori strada. Il tecnico di una squadra è l'ingegnere, quando studia come posizionare gli uomini e a chi affidare i ruoli, però è anche il pilota quando si siede in panchina e dà le istruzioni in corsa o decide i cambi. 
Ma né un super-motore né un grande pilota possono prescindere dall'aerodinamica e dall'equilibrio.
Questo non vuol dire che concentrazione e agonismo non siano componenti importanti di una compagine pedatoria, così come lo è la preparazione atletica. La concentrazione è importante quanto la bravura dei meccanici al pit stop e le gambe sono il carburante. Se, tuttavia, i giocatori sono fuori ruolo o inseriti in un assetto sbilanciato, corrono a vuoto e, a quel punto, sì che mollano anche psicologicamente.

In questo momento ci sono i prodromi per finire la stagione in maniera dignitosa, magari, benino e forse forse forse, anche bene. Lo schema 3-4-1-2, del resto, è frutto delle scelte del tecnico che lo ha voluto quando moltissimi parlavano di 4-3-3. E i giocatori stanno eseguendo mansioni a loro congeniali.
Se, come il 4-2-1-3, anche questo assetto finisse per diventare obsoleto, quantomeno non adatto ai giocatori in rosa, il tecnico potrà e dovrà passare a soluzioni nuove. Ma non dovrà cedere alla tentazione di ripetere gli errori pensando che essi, grazie al ritrovato Spirito del Mundial, diventino scelte azzeccate.

Pioli deve temere le Sirene che rischiano di attirarlo sugli scogli per l'inevitabile naufragio.
Faccia alla maniera di Ulisse.
Se proprio non vuole mettere i tappi di cera nelle orecchie come i suoi marinai, si faccia legare, così da non potersi muovere seppure sedotto dal canto melodioso dei mostri dall'aspetto amichevole.