Batti, batti e ribatti, ma alla fine se non entra dalla porta, entra dalla finestra, ma per entrare, entra. Eccome se entra. I campionati europei di calcio sono finiti da un pezzo. C'è il dominio del solito pacchetto di squadre, quando va bene, c'è una minima alternanza, come in Premier, quando va male, si verificano i casi come in Italia o in Francia. Chi dice che i campionati tradizionali sono superati, dice una verità, che fa male, ma è così. Il percorso è iniziato quando, senza che le rispettive leghe facessero un bel niente per mettere dei freni, per rincorrere quel duo Barcellona e Real Madrid, poi con il PSG, poi il City, poi la Juve, si è iniziato a spendere nel calcio oltre ogni decenza determinando un sistema di diseguaglianze pazzesco. Si sono create delle super società, che non possono competere in campionati dove la differenza di risorse economiche in campo è abissale e imbarazzante. Ti trovi campionati ripetitivi, noiosi, che non emozionano più.

Oramai la strada della Super League è stata intrapresa e sarà impossibile fermarla. Questo è ciò che ha deciso il capitalismo del calcio.

Se la potranno permettere solo le società più blasonate e ricche, visto che sarà un campionato internazionale con spese importanti da dover sostenere, prenderà ovviamente il posto della Champions League, che diventerà altro. Indietro oramai è difficile tornare, e non si è fatto nulla per fermare ciò. Si è lasciato che la macchina andasse per la sua strada.
Gli anni '20 di questo nuovo secolo segneranno la rivoluzione nella pianificazione del calcio. Siamo ancora legati ai vecchi campionati, ma il futuro è arrivato, non vogliamo riconoscerlo, non vogliamo vederlo, ma è quello con cui faremo i conti, in un calcio sempre più televisivo e mediatico.
La Super League è il futuro, piaccia o non piaccia, sarà così.