Prende il via, questa sera, la 71esima edizione del Festival della Canzone. Sono molti anni che non seguo più alla televisione la lunga kermes musicale. Una scelta dettata non da un motivo in particolare, anzi devo confessare che mi piace tantissimo la musica, al punto che nel locale che gestivo, era proposta dal vivo e con le serata di Karaoke che erano gli eventi più importanti. Avevano proprio sostituito quelle serate di calcio che lentamente stavano perdendo di interesse, specialmente fra i giovani. Le molte scelte fatte, a mio parere sbagliate, mi hanno portato al punto di prendere una decisione, quella di non sintonizzarmi sul canale nazionale per non incrementare l'audience. Stessa strategia adottata per molte altre trasmissioni, come il "Grande Fratello", "Uomini e Donne", "C'è posta per te" e via discorrendo. Con tutta sincerità, sono passati talmente tanti anni che non rammento neppure cosa abbia scatenato questo mio disgusto, forse la troppa voglia di fare politica dal palco dell'Ariston o gli stipendi troppo generosi concessi, fatto sta che ne sono diventato allergico ed ora, vivendo all'estero, la settimana sarebbe scorsa via normalmente, ma l'eco del Festival è arrivato, forte e chiaro, perché Zlatan "Supremace" Ibraimovic fa sempre e ovunque notizia, cosa che Amedeus sa benissimo. 

Fatta questa precisazione desidero evidenziare che, fino ad oggi, avevo evitato ogni commento sulla scelta fatta dal campione di Malmoe. Così come avrei tenuto ogni considerazione, celata nel cuore, se l'infortunio patito domenica sera nella partita contro la Roma non avesse certificato l'impossibilità di schierare Zlatan, sicuramente per i prossimi due incontri di campionato contro l'Udinese, a San Siro e il Verona al Bentegodi, che coincidono con gli impegni extra calcio, sottoscritti dal Nostro giocatore. Quindi chiarito che Mister Pioli non dovrà aspettare il permesso del festival, di Amedeus o Fiorello o di qualche Direttore Sanitario che avrebbe potuto segnalare un fattore rischio, troppo alto e potrà fare la formazione a suo piacimento, posso liberarmi di un peso e addentrarmi in questa analisi certo di non arrecare alcun danno a ciò che amo di più, il Milan.  
"Cosa fatta, capo ha" e "Via il dente, via il dolore". Ho cercato fra le moltissime "massime" che utilizzo, per sintetizzare le situazioni con cui la vita si diverte a metterci a confronto, ritenendole le più indicate. La prima, era frutto di una forzatura, un accordo preso da Ibra quando non era un tesserato del Milan, al quale la Società ha dovuto sottostare per non danneggiare quel rapporto sportivo, così idilliaco, che ha prodotto tanti benefici. Eppure la scelta del Campione Svedese metteva in evidenza le troppe incertezze che potrebbero ostacolare un rinnovo del contratto che nessuno a 40 anni e a questi livelli si potrebbe permettere. E' stato Zlatan il primo a dubitare sulle reali possibilità del Milan di vincere lo scudetto. Se così non fosse, mai avrebbe sottoscritto un impegno, allontanandosi dal "campo di battaglia" nel momento più decisivo della stagione. E' stato sempre lui a non transigere da richieste economiche sempre sostenute, quando già aveva un occhio e molto altro, rivolto ad una carriera che potrebbe proseguire nello spettacolo. Una scelta imposta a Società e Tifoseria, che hanno reagito, in silenzio, ingoiando il "rospo", senza commentare e confermando tutto l'affetto, il rispetto e il riconoscimento, che gli va attribuito, da quando è ritornato ad indossare la maglia più bella del Mondo, ricevendo tanto quanto ha saputo garantire, o forse qualche cosa di più. La seconda, è più "crudele". Probabilmente senza Sanremo, nessuno avrebbe messo in discussione il rinnovo per la prossima stagione. Arrivare fra le prime quattro avrebbe innescato un "obbligo morale" che non avrebbe lasciato spazio a incertezze.
Oggi la situazione, a mio parere, è ben diversa. La sensazione è che Maldini non sia stato contento e il ritorno di immagine che può garantire Ibra dal palco dell'Ariston è più personale che Societario, anzi, a ben guardare, stona totalmente con il calcio, impegnato in un turno infrasettimanale oltre che al rinnovo dei contratti televisivi. La scelta fatta ha cambiato le gerarchie interne, scende lo svedese e sale l'allenatore, responsabilizza il gruppo e adombra il "salvatore". Difficilmente vedo la Società pronta a rinnovare alle stesse condizioni e ciò non è solo segnato dall'età o dal numero di presenze, quanto piuttosto ad aver pensato di poter essere libero di fare ogni cosa, anche sentirsi più importante, non di compagni, tifosi o dirigenza, ma del MILAN stesso.

Eccolo dunque ospite d'onore, con tanto di esibizione canora. Ma come si fa ad accettare quella dei Nomadi, "Io Vagabondo"? In coppia con mio figlio Alessandro l'ho cantata moltissime volte, ma non è assolutamente adatta. Basta pensare al ritornello: "Soldi in tasca non ne ho e lassù mi comanda Dio", ma di cosa stiamo parlando? Forse Betty Curtis e "Soldi, soldi, soldi" era più adatta, probabilmente troppo datata, ma perfetta. Ve lo vedete Ibra, con quel faccione e gli occhi spianati mentre canta: "I bene amati soldi, chi ha tanti soldi vive come un pascià ed allenarsi non ci và, W I SOLDI !!" Oppure, più moderna, poi cantata in coppia con l'allenatore del Bologna, cosa c'era di meglio della canzone di Edoardo Bennato, "Il Gatto e la Volpe". Perfetta. "I Migliori in questo campo siamo NOI. Lui è il gatto, ed io la volpe, siamo in società, di NOI ti puoi fidar".

Ecco dunque il mio personalissimo verdetto. Ibra ha fatto la scelta sbagliata, è colpevole.
Perché Sanremo è Sanremo, ma San Siro è insostituibile.
FORZA MILAN