qui per la parte IV


Se sul fronte sportivo tutti erano concordi con Lapo nell'affermare che una singola partita non può, né dovrà condizionare scelte riguardanti La Juve che verrà, qualcosa che sicuramente invece non potrà non pesare, sono i mancati introiti derivanti dalla mancata vittoria della finale, o comunque dalla mancata partecipazione alla finale stessa. E questo perché, spiace doverlo dire, e apparire così i guastafeste di turno, ma le locuzioni che abbiamo sentito pronunciare più volte in questi giorni, come: budget infinito, oppure: svolta epocale, eccetera eccetera, sono termini che devono necessariamente essere considerati alla stregua di iperboli, cioè da intendere in senso lato, non certo in senso letterale!
Purtroppo anche quest'anno la Juve non riuscirà a sollevare nessun trofeo, e tanti, sull'onda dell'arrabbiatura, hanno attribuito la colpa di tutto ad Allegri, anche se, va detto, Allegri avrà anche (e nessuno su questo si sogna di difenderlo) idee retrograde e tutt'altro che idonee a condurre la squadra di una società così gloriosa, ma davanti alla porta vuota, a fallire i gol che Di Maria ha fallito, di sicuro non c’era lui.
Dobbiamo quindi dedurre che Allegri sia esente da colpe?
Se fossimo tutti affetti da una sorta di epidemia globale di Alzheimer, e ci fossimo giocati tutti insieme la capacità di ritenere in memoria ricordi riguardanti eventi occorsi pochi giorni prima, potremmo anche rispondere a questa domanda in modo affermativo.

Con le sue capacità ammaliatorie, e con la sua proverbiale sfacciataggine, chissà, forse ancora una volta ce l’avrebbe fatta
, a convincere il mondo intero della propria estraneità ai fatti. Peccato per lui, che quest’anno a decidere della sua sorte sia Lapo, col consiglio dell’Avvocato, e non quella cinciallegra (persona incline per natura a credere alla buona fede degli altri. In alcune culture, vedi la partenopea, considerato sinonimo di fesso n.d.r.) di Andrea, che da Allegri era stato capace di farsi prendere in braccio più e più volte.
Danni grossi, il buon Max, non li ha fatti calciando alla luna a porta vuota, bensì nelle formazioni che ha scelto e nei cambi che ha proposto nel corso della partita! Quelli non li decidono i giocatori, li ha decisi lui. E questo Lapo se l’è scolpito nella mente, amarezza dopo amarezza, delusione dopo delusione. La cosa più insopportabile di Allegri era, è, e probabilmente sempre sarà il non assumersi nemmeno mezza delle responsabilità a lui attribuite.

Lo sforzo di Lapo e della sua quinta era quello di non farsi influenzare, come detto più volte, dal singolo risultato, ma da ciò che si è fatto (o non fatto) nell’arco di una stagione che non può, ora, chiedere altro che di finire il prima possibile. L'arrivo ormai dato per certo di Giuntoli non deve però farci commettere ancora una volta lo stesso errore, e Lapo questo sembra averlo capito: che nessuno si azzardi a pensare che l'arrivo di una singola persona riesca, con poteri taumaturgici a fermare, e poi sanare la cancrena che da tempo avanza, giorno dopo giorno; e a togliere la polvere pluridecennale che, anno dopo anno, si è accumulata sotto i tappeti, stratificata in modo da poterne determinare per ogni strato, grazie al carbonio 14 l’era geologica di appartenenza.

Guarda qua! Questa dev’essere l’era di Maifredi, con la polvere tutta impiastricciata col Moscato d’Asti, altro che champagne, nell’era Lippi di polvere se ne aggiunse pochissima, e quella poca che si depositò era luccicante d’oro. E quella? Quella che non si capisce una beata fava? Quella è senza dubbi l’era di Del Neri. Che ora forse è talmente rinco da non ricordarsi neanche di esserci mai stato, alla Juve… Poi l’era dell’occhio della tigre salentina, Conte: con la polvere del suo strato bagnata nel sudore e nel sangue. Quella di Allegri I'è strapiena di polvere. Invece, durante le loro ere, Sarri e Pirlo hanno provato a ripulire i tappeti, ma lo sporco era già incrostato e non si riuscì a fare di meglio.
Ci ha pensato Allegri II a saturare i tappeti di polvere, al punto che non se ne può aggiungere altra. Nemmeno un granello in più. Polvere che col passare dei decenni è diventata cemento, al punto da indurci a considerare come potenzialmente più conveniente l’opzione del prendere tutto e buttare via. E questo persino nell’ipotesi che si tratti, che so io, di tappeti Qum, tra i più preziosi  al mondo, di fattura pregevolissima.

Il calcio è metafora della vita, e come nella vita, anche nel calcio a volte il fallimento è preferibile “assaporarlo” in tutta la sua sgradevolezza; il calice amaro deve essere bevuto tutto, fino all’ultima goccia, se si vuole davvero uscire, davvero cambiare. E’ il concetto che troviamo in “Delitto e castigo” di Dostoevskij. Ci si può affrancare dai propri errori, dalle proprie colpe, ma questo solo per mezzo dell’espiazione che salvifica l’uomo e lo redime.
Il solito Calvo, sempre più apprezzato da Lapo e da tutti, dà anche questa volta il via alle danze, indicando i presenti da verbalizzare, ossia: Calvo stesso, Lapo, John, Allegri, che ormai sta diventando giorno dopo giorno sempre più corpo estraneo, e i nuovi Cassano e Ventola a portare una ventata di spensieratezza e una mentalità meno parruccona, più ironica e autoironica, meno, o per nulla timorosa di prendere le distanze da una Juve ormai putrescente, per costruirne una nuova, giovane e fresca.

Naturalmente non può, e a questo punto non deve mancare la presenza dell'Avvocato, per mezzo di Oriana la mediana, medium di fiducia di casa Agnelli, ad impreziosire ed arricchire con perle di saggezza e di savoir faire la discussione.
Conclusa l'indispensabile elencazione dei partecipanti ai lavori, Lapo snocciola una serie di punti che vorrebbe smarcare nell'arco della giornata: il primo è senz'altro la definizione di un'ipotesi di organigramma. Per poi passare al secondo punto che è quello di definire una serie di iniziative volte a migliorare l'immagine della Juve, così tanto minata da questioni extra calcistiche.
Organigramma proposto da Lapo dopo mille consultazioni:

  • Avvocato: Presidente onorario
  • Lapo: Presidente
  • Del Piero: Vice di Lapo (alla Nedved)
  • Calvo CEO: in stile Arrivabene, ma molto meno rozzo: mago della comunicazione assertiva e persuasiva
  • Giuntoli, DS alla Marotta
  • Cassano e Ventola, i nuovi Paratici, sguinzagliati da Giuntoli, alla ricerca di talenti

Per quanto riguarda idee da proporre, Cassano sembra un fiume in piena, ma di quelli che sarebbe meglio rimanessero tranquilli, nel loro argine, senza dare preoccupazioni.
Idea di Cassano:si potrebbe al prezzo di un solo biglietto, far venire allo stadio anche le mogli, senza pagare nulla in più.”
- Lapo: “ma che c**** di idea è? Tu mi sacrifichi, nel peggiore dei casi, fino al 50% degli introiti per far venire a vedere la partita a mogli e fidanzate, la cui maggior parte, del calcio, non ne vuole nemmeno sentir parlare. Ma poi, mettiamoci anche nei panni di quel povero cristo, che già normalmente deve penare a casa per vedere in pace una partita. Cosa dovrebbe fare questo qui? Secondo te, dovrebbe portarsi dietro sua moglie anche allo stadio? Ma va, va.
- Interviene Ventola: si potrebbe offrire alle signore, in cambio del prezzo pieno del loro biglietto l’hospitality completa, con visita al J-Medical, per un check-up, oppure alla J-SPA, presso il J-Hotel, con piscina, sauna, massaggio thailandese. Oppure al J-Market o al J-Store, con sconti mai visti, su alimentari e su abbigliamento, e altro ancora!
- Lapo: “fantastico! La signora compra un biglietto a prezzo pieno e invece di andare a vedere la partita, dove si annoierebbe e impedirebbe ad un tifoso vero di entrare allo stadio per tifare, va a fare le cose che ama di più: shopping, relax e salute.
- Ventola, incoraggiato dall’accoglienza entusiastica da parte di Lapo della sua idea, continua ad elencare i vantaggi della sua proposta: "mogli felici e soddisfatte, e mariti che per una volta (forse) non saranno costretti a vedere a casa gli highlights della partita di nascosto, con lo smartphone, in bagno, per non farsi scoprire…”
- Lapo: “Complimenti, Nicola! Hai avuto un’intuizione da MBA!"
- Cassano, verde di bile: “ecchecc’azzecca mo il campionato di basket americano co sta cazz d’idea d’oo cazz che ha avuto ‘sto trimone di mmm****?
Ventola, che si rende conto solo ora di averla fatta grossa, e che avrebbe fatto meglio a non aprire bocca fin dall’inizio: “em. bi. ei., con la emme, non en. bi. ei., con la enne (MBA, cioè: Master in Business Administration n.d.r.)".
Sempre Ventola, ora impegnato al 100% con metaforici sgabello e frusta nel tentativo di rabbonire e domare la fiera Cassano; quest’ultimo passato adesso, come colorito, dal verde pisello al blu cobalto.
Cassano, a bassa voce per non farsi sentire da Lapo: “Nicò, statt’attint, che’ da qua prima o poi devi uscire. Mo chiamo a Girolamo (cugino di Cassano, specializzato, come usano dire lui e i suoi compagni di efferatezze, nel ramo bancario n.d.r.) Stasera ne vedremo delle belle…
- Ventola,
appena sentito il nome del cugino di Cassano diventa all’istante bianco come un cencio. Facendo un rapido calcolo, si rende conto di avere a disposizione solo pochi minuti prima che Girolamo si faccia trovare, coi suoi amici all’uscita della Continassa. Salutando tutti, si dilegua e dopo pochi secondi fa perdere ogni traccia di sé.
- A Calvo
, che non ha ben capito cosa sia successo, non rimane altro che chiudere la sessione di lavori, manifestando un cauto ottimismo: l’agenda della giornata, che prevedeva la definizione di una bozza di organigramma, e la raccolta di qualche idea per riportare presto i tifosi allo stadio è stata pienamente rispettata.

Ulteriori aggiornamenti verranno puntualmente riportati nelle prossime giornate.
Per adesso, qui dalla Continassa è tutto.
Un saluto vi giunga da Piccio delle otto in punto.