Non è che salgo sul carro dei vincitori. Voglio dire: sì, mi piace il bel gioco; le squadre di Guardiola all' impazzata sono il mio carillon preferito, ma non è che venga tanto meno la mia stima per Ancelotti.
Carletto costruisce il meglio per i suoi ragazzi, mentre Pep è l' incanto più piacevole per una coppia di palpebre in luna di miele, ma non sempre compie la scelta "più giusta".  
Alla domanda "bel gioco o vincere?" io rispondo "vincere. Poi preferibilmente giocando bene". Ho risposto così al test di "Scacchi, rubabandiera ed acchiapparella" e pure Carletto ha crocettato come me, credo. Cioè... in realtà ne sono sicuro, perché gli stavo seduto di fianco a sinistra e quella era la domanda 11, sono riuscito a leggere qualche sua risposta di quelle dispari che stavano sulla sinistra del foglio.
Dopotutto io già lo so che il vostro penny non era tutto sul Real ad inizio competizione. Nemmeno il mio. Ma ora abbiate la decenza di non starnazzare, quaglie eretiche, che Ancelotti non ha meritato. Che Ancelotti ha una squadra forte ma gioca come la Juventus e che, quindi, che abbia vinto male. Che Ancelotti è arcaico o che non è stato un esempio, ieri. O che la Champions è stata immeritata, bis ripeto. Macbeth! Regicidio?
Il regicidio era, secondo Shakespeare, il peccato maggiore di cui un uomo si potesse macchiare nell'epoca delle grandi monarchie del Nord Europa. Ed Ancelotti ha le mani zozze di sugo. Di crema di peperoni. Di ketchup. Rosso criminoso. E non ha voluto vedere la ferita sotto la carne del Re Messi, il Pallone d'Oro in carica che Carletto ha tolto di mezzo con tutta la banda PSG, i favoriti forse.  
Idem per quanto riguarda il Chelsea, Re con il titolo in carica, la Champions: l'ha colpito al cuore.  
Ha ripetuto il nefasto crimine con il Manchester City di Guardiola, non si è inginocchiato davanti a sua maestà Pep. In realtà quest'ultimo scontro l'aveva perso e si era quasi fatto scoprire con la lama tra i pollici, ma ha fatto leva sugli inciampi di un avversario molto più preparato. Il City può tirare ed attaccare quanto vuole, ma ogni palla nella propria area di rigore non può essere uno Cthulhu, così sono usciti dalla competizione giustamente.  
Poi è toccato a Klopp in finale, ieri, succeduto al trono a Guardiola che era giunto dopo il regicidio di Tuchel che aveva preso il posto di Pochettino: ecco i quattro re favoriti nella corsa alla Champions, Bayern escluso. Li ha feriti ed eliminati tutti con la sua mano. E non sarebbe meritato, dopo aver scacciato questi quattro araldi potentissimi nel percorso verso Parigi? E poi, non è che il Real fosse malaccio, ma ancora oggi rimango convinto che la rosa dei madridisti fosse inferiore a quel... Macbeth, vieni qua!  

  • "Non veda l'occhio ciò che fa la mano; ma accada ciò che l'occhio, una volta compiuto, temerà di guardare."  

Perché ieri non era Benzema contro Salah o Vinicius su Manè o Militao contro Van Dijk o un uno contro uno Courtois-Alisson, né Modrić né Thiago Alcantara. La sfida a duello è stata "Ancelotti-Klopp" ed il primo è partito, ancora una volta, sfavorito. Voglio sottolineare come questo Real sia stato occhio che non vede, quasi inconsapevole di una mano che muove, potente da Polifemo, la mano sporca di un Ancelotti macbethiano che, uno dopo l' altro, ha trafitto, re dopo re, avversari più quotati, fino a conquistare il trono.

Ancelotti ha meritato più di tutti il trono da Re, pur non appartenendogli la rosa migliore (direi solo "una rosa tra le migliori"), ed il Real Madrid è stata la squadra più concentrata all' interno della competizione, no cap. Ha dimostrato una competitività agonistica ed una solidità psicologica da primo posto in Europa. Tutto innestato da Ancelotti, chiaramente. E così, dall' altra parte del campo Van Dijk può essere il miglior difensore del mondo ma può essere anche morbido psicologicamente, ed in occasione del gol di Vinicius lo vediamo indietreggiare su Valverde in uno contro uno, poi scommettere sul tiro dell'avversario e temporeggiare: accade che il Real segna al Liverpool. Non è che Van Dijk sbagli, piuttosto prende una scelta consapevole ma soprattutto "permissiva" verso il Real, e quindi malleabile mentalmente.
Ed infine, a chi invoca che le Merengues di Ancelotti abbiano giocato male, possibile che non vi siate accorti che le Modrić e Kroos non potessero giocare ai ritmi spettacolari dei superclub inglesi per ragioni anagrafiche? Che i due cervelloni della mediana non potessero correre come i Reds ma che preferissero conservare ritmi più conservativi? Possibile che non abbiate realizzato che il miglior Vinicius si vede nelle taighe inabitate, ripartendo? Possibile che non abbiate inteso che la combinazione Benzema-Vinicius è tanto semplice ed elementare, ma che insistendo con questi due fuoriclasse tanto concentrati, le catene di contenimento si spezzeranno?  
Perché la Resistenza di Allegri è una "filosofia" di gioco, al contrario per Ancelotti no. La sua Resistenza è una condizione per vincere. È un patto con la Nike alata. È la Necessità da regicida.  

Davvero, non sminuite la quarta meritatissima di mister Ancelotti: non commettete il quinto regicidio dell'anno. C'è già tanto disordine pubblico a Parigi.
Grazie.

Damiano Fallerini