"Dai parole al tuo dolore (o il tuo cuore si spezza)".
A volte non ti comprendo in fondo Frankie, ma perché diamine ti rimproveri per il titolo? Scherzi? Io lo seguirò questo tuo consiglio.  
Partiamo da un breve preambolo piuttosto lagnosetto. Vi prometto che sarà breve. Partiamo da un monosillabo: Me. Me, che fino a quest' estate sentivo di essere una cosa unica su questo sito, come sono unici tanti altri autori di spicco. Poi cosa mi è successo? La vita subisce dei mutamenti, tanto da non farmi scrivere su VxL da settembre a novembre. Anche adesso sento come se la mia vita fosse registrata in una tabella. È come se la mia vota fosse nel diagramma di Eulero Venn: sempre gli stessi impegni. Scuola (e spesso fino alle 15:20), compiti (e spesso la scuola finisce alle 15:20), Milan, attività scolastiche, televisione, qualche lettura. La mia vita scandita sempre al ritmo delle stesse cose. Vita prevedibile di cose prevedibili. Su questo sito il mio obiettivo primario è sempre stato scrivere di Milan, perché è ciò che vorrei da adulto. Allora, ho cominciato a scrivere di questo, ma troppo spesso in orari strampalati. E dunque, ho dovuto accantonare tutte le idee diverse dai "post-partita". E scrivere dei post-partita è la cosa per cui sento di essere costruito. I' m built different. Però, sento di aver nascosto quella parte della mia scrittura che credo, più delle analisi del Milan, piacesse.  

Qualche sera fa ripensavo a quanto fossi rimasto affezionato ad alcuni articoli che avevo scritto. Quelli là: più liberi. Purtroppo, e lo dico con un po' di vergogna colpevole, "a volte sentivo di essere il mio scrittore preferito". Ma poi, perché non ho più scritto nulla di "diverso" negli ultimi mesi? Perché boh. Perché non potevo? Chissà se riuscirò a cambiare l' ordine della mia vita. Fine introduzione.  
Poi, qualche giorno fa, vedo quel mattacchione di Frankie62 prendersela per il titolo che ha scritto. Ma che stai a di', Frankie? Cioè no, sbaglio io. Ahm, ahm, con ordine. Prima Frankie chiacchiera con me di film, poi c'è la parte in cui l' arbitro Serra manda in malora la settimana ai milanisti, poi quella sera che io ho preso uno stuzzicadenti perché mi era rimasto qualcosa tra i molari e che poi sono andato a lavarmi i denti, un' altra volta Frankie scrive l' articolo "dai parole al tuo dolore (o il tuo cuore si spezza)".

Praticamente, il mattacchione dell'autore voleva porre Baresi come sfondo di una vicenda ben più grossa, poi, dopo aver pubblicato, ha inteso di aver reso la Grande Anima rossonera in primo piano e la dinamica a lui chiara come seconda. Perché, alla seconda, non poteva dare troppo spazio, giustamente. Come sarebbe "titolo sbagliato" questo, Frankie? Invece, a qualcosa è servito. Ero seduto sull'altalena da qualche mese e mi hai dato una spintarella. Te l' ho detto che il mio film preferito è Taxi driver, ma non ho mai saputo motivare veramente i concetti che, in questo, tanto mi hanno conquistato. È stato come un "sì lo so, ma non so esprimerlo. Non mi sento pronto". Oggi sono pronto. Ah, e poi mi dispiace di aver commentato in una maniera così blanda, Frankie. Immagino che tu non volessi domande su Baresi, ma sul resto? Eh-oh, 'o so. Volevo scrivere tutto su un mio articolo, farla più interessante. Per quello ho applicato il "non chiedermi la parola" di Montale che tanto ti piace. E dici che siamo "sempre soli"? Frankie, are you talking to me? You talking to me? Ah, ma dici a me? Eh, non ci sono che io qui. Di', ma con chi credi parlare tu? You talking to me?

Breve pausa- Se penso ad una vita tanto dura almeno uno strudel caldo riuscirà ad addolcire le mie giornate. Dove eravamo rimasti? Ah, sì. A Scorsese (perdonate la parentesi con Frankie, ora lo scritto diviene accessibile a tutti). New York, 1975. Travis Bickle dentro il suo taxi che gira per una Grande Mela sporca, nel degrado sociale, sotto il sax del compositore Bernard Hermann. Il nucleo della questione è che io ho sempre nutrito grande interesse verso la situazione di Travis. Perché lui è solo, e perché lui si sente lontano ed ignorato da tutti, ma ha il coraggio di muovere i suoi passi. Ed, in effetti, anche io mi sento molto differente rispetto ai miei coetanei. Loro non ragionano come faccio io.

Avete mai pensato che l' uomo stia perdendo sicurezza nel compiere le proprie scelte durante il proprio processo di evoluzione? Dove finisce la creatività? Vi lascio al reale inizio del mio scritto e so che, Frankie, partire da Blade Runner ti piacerà!  

Inizio  

Blade runner e la profondità d' un pensiero creativo
Ammettiamolo francamente: il futuro scorso è stato davvero deludente.


Proprio l' altra sera mi ritrovavo ad osservare alcuni dei frame più iconici nel "Blade Runner" di Ridley Scott, film cult distribuito nei cinema del lontano 1982 ed ambientato, da sceneggiatura, in un futuristico 2019.
La scena è tale: Rutger Hauer da androide ed Harrison Ford come cacciatore di umanoidi, una società sommersa nella solitudine, tante macchine volanti, tornanti di strade sospese a mezz' aria e poi luci, luci e troppe luci con uno spreco energetico straordinariamente distruttivo, che se succedesse oggi, nell' ufficio del primo cittadino sarebbe: "'giorno sindaco, ha presente la macelleria all' angolo di via Conti? Quella che ha disposto come un mosaico bizantino di luci rosse al neon e che lei desiderava come una delle tante costruzioni che inaugurassero i nuovi tempi? Bene, laggiù ci sono qualche dozzina di migliaia di milioni di ambientalisti che protestano chiedendole di utilizzare quei soldi non per le luci, ma per salvare i narvali ed i pinguini dell' Antartide. Mi sa pure che la vogliono menare. C' è qualcuno che fa il suo nome e strilla -sangue, botte, ti spacco la faccia!". Sì, oggi sarebbe possibile. Che poi, tra noi, manco che tutti sappiano così bene cosa sia un narvalo, generalmente. Magari qualcuno di voi pensa che un narvalo abbia il becco. E invece no. Ci sono fatti che "ci toccano il cuore" e ci convincono a fare del bene. Forse. Per ora accontiamo i narvali, tanto verranno squartati vivi dai cacciatori Inuit o dai trichechi secondo la catena alimentare, e questo mentre noi siamo comodi a casa a vedere la televisione. Gnam gnam.

Blade Runner? Sssssì! Sembra che nel 1982 credessero che, con pronti rimedi, l' umanità potesse sostenere splendidi cortocircuiti mortali di energia. E, quanto si è avverato del futuro immaginato negli anni '80? Visto il periodo, temo si sia avverato solo il rigo poco in alto: "una società sommersa nella solitudine". Mi sembra un gran peccato. Mi sembra potenziale sprecato. Insomma, oggi siamo nel 2022 e l'umanità non ha ancora combinato nulla di tanto grande rispetto alle aspettative. Siamo bravi falliti. E se Babbo Natale riesce a fare il giro del mondo in una notte, noi siamo in grado di lavare i piatti della cena in appena quindici minuti. Qualcosa, chiaramente, non ha funzionato, in noi. E, probabilmente, continua pure a non funzionare. Forse, allora, dovremmo cambiare qualcosa: quid pro quo. Dovremmo promuovere la creatività. La creatività come strumento capace di modificare una realtà, adesso, noiosa.  

Proprio l' altra sera mi ritrovavo ad osservare la mia città nel buio, da un terrazzo. C' è qualcosa che mi meraviglia costantemente. A me dei panorami non hanno mai dato particolare interesse le luci fioche, né i tornanti di strade, né i movimenti da alveare degli uomini per le terre di sotto. Piuttosto, sono uno che si stupisce di quello che non vede. E mi stupisce la profondità, perché è l' ignoto. È una splendida profondità per cui non si sappia intendere fin dove l' occhio umano riesca a vedere lontano. È una profondità che trovi successo nello stimolare la curiosità dell' uomo e che, allora, ci renda consapevoli di non sapere proprio nulla d' un mondo panoramico e troppo vasto. Forse sono io Peter Pan. Osservando la profondità di quella vista mi sono chiesto il quanto: ma quanto è profondo? A che profondità giunge la creatività? Domanda per me cardine. Oggi, la creatività mi pare essere molto poco profonda. L' uomo del nuovo secolo si ferma a quanto abbia sentito dalle generazioni passate, la realtà appare in 2D. Le immaginazioni futuristiche del mondo che sarà rimangono le stesse del 1982: macchine volanti, strade a mezz' aria e città come ammassi di grattacieli carichi di luci. Non è cambiato niente.  
Penso che ci abbiano riempito la testa di teorie altrui da imparare ed ancora meno noi, millenials, siamo stati abituati a progettare, ci hanno detto "bravo, tu vai a studiare i libri di medicina o di filosofia, bravo". Perché di creatività non si campa, così ci hanno convinto. Io invece vi chiedo "quando penserete? Pensate già?" Pensate, o noi siamo quelli destinati a custodire per sempre gli aforismi di Coco Chanel o Socrate e basta. Tutto qui? Non cambia niente? Abbiamo mai provato, chiusi in camera senza niente a disposizione, a pensare e basta? A me piace pensare prima di dormire, con la testa sul cuscino. Allora mi vengono i pensieri migliori.  Davvero, io vi ammetto che nulla mi spaventi quanto un futuro di genti senza cervelli creativi, ma sono consapevole che, con ampie possibilità, questo pensiero pessimista possa già essere un' attualità.  
O forse sbaglio. O, forse, la creatività mi darà e ci darà un futuro differente. E quanto profondo? Ma la creatività può darci un lavoro? Può bastare la creatività per farci vivere? D'altronde a me la creatività pare uno strumento tanto prezioso che meriterebbe d' essere riconosciuto e tanto protetto. Ed io con la creatività vorrei un futuro profondo quanto un' inquadratura di Ridley Scott sulla città al neon di Blade Runner. E luminoso. O sai che meglio ancora sarebbe El Dorado? Una città tanto ricca, io per prima cosa laggiù chiederei una succulenta bistecca cotta al sangue. Agli altri l'oro, io dico meglio il maiale in un piatto. Sapete che gli eschimesi mangiano i narvali?  
Insomma, con la mente, state convinti che noi ne potremmo vedere di cose che voi umani non potreste nemmeno immaginarvi...  

Damiano Fallerini