Full Milan Jacket

Lazio Milan 1-2 (Immobile 4', Giroud 50', Tonali 92')  

Quando il gioco si fa duro, i dubbi cominciano a giocare.  
Big Tomato Tomori era la rosa purpurea nel deserto del Cairo. Big Tomato Tomori era superstite e divino abitante del Pantheon. Big Tomato Tomori era un signore alato, dettatore di condizioni fisiche verso le radiazioni dei raggi ultravioletti. Ma, nonostante tutte le cariche reali e tutti i virtuosismi che lo avevano contraddistinto nei mesi passati, Big Tomato incominciava la partita nella sua peggiore versione. E sbagliava assai.
Al 4' minuto Theo ed Apedemak Kessiè rimanevano in stallo, lo sguardo era fisso come gli Aslant nella propria ibernazione, così Milinković perpetrava e suggeriva per Immobile (tip in inglese, ma anche tip onomatopeico come impatto del piede sul pallone). Il laziodisastro toccava la difesa intera ad eccezione di Maignan: da Theo e Kessiè fino a Kalulu che s' era lasciato sfuggire Immobile davanti, il varco maggiore lo aveva concesso proprio Tomori, già sulla linea di passaggio di Milinković, ignorava la palla in maniera irrazionale, si comportava come se dietro tenesse una colonia di castori a costruire dighe. Sfortunatamente non era così, Immobile concludeva l' 1-0.
Forse è più plausibile, forse è più perfezionabile: subire gol nei primi minuti, da freddi, non deve diventare una moda. Pioli aveva inizialmente schierato un 4-1-4-1, credendo d' avere grossa urgenza di occupare i prati laziali, così aveva disposto Tonali più avanzato, non in mediana. Dopo lo svantaggio, Tomori e Kalulu incominciavano a giocare al poliziotto buono ed al poliziotto cattivo con Immobile, ed il Milan si metteva alto, su due zampe come la volpe che vuole l' uva, ma senza arrivava a sfiorare l' area di rigore. Solo Messias pareva essersi allenato con la Setta delle Ombre di Ra's al Ghul, faceva tremare Strakosha con delle corse da thriller psicologico, ma Giroud risultava arenato e Díaz faceva appena da intermezzo tra i tentativi di forcing, Leao capiva che doveva capire. Dopo 25 minuti ed uno splendido Maignan fuori dall' area con i piedi uniti, svelto come uno squalo di Wall Street, Pioli chiedeva a Tonali d' abbassarsi a metà tra mezzala e mediano. Le imbucate, tanto imprudenti, non avevano funzionato e diminuivano di quantità. Il Milan procedeva non rapido bensì più fluido. Era geniale Leao al 29' che, di spalle, vedeva due ponti sul fiume Kwai, sul lato destro era appostato Lazzari e sull' altro Felipe Anderson, allora decideva d' attraversare il fiume Kwai centralmente, ma poi colpiva sull'esterno della rete. Al 37' Díaz raccoglieva una palla dall'ombra dei castagni, scartandone il riccio intorno doveva volerci un pochino, allora colpiva Luis Alberto, con il braccio largo e da posizione ravvicinata. Era rigore? La Coscienza di Guida (un grillo parlante) ha suggerito di no, il regolamento faceva di sì col dito. Infatti, questi rigori sono contrari allo spirito del Gioco, ed a volte vengono fischiati, a volte no (recentemente, a noi mai). Dunque, il regolamento sbaglia più dell'arbitro: quando il gioco si fa duro, i dubbi cominciano a giocare.  

Al tramonto del primo tempo le occasioni esistevano e non erano il solito rarissimo topazio da calcio italiano.

Il Milan del secondo tempo era Altro, Pioli s'era deciso a puntare Tonali stabilmente da mediano con Kessiè, Fedro ripagava facendo scintille d' arte pirotecnica. Al 49' Leao si faceva cacciare da Acerbi, come un cervide nella foresta, e finiva bene anzi benissimo, l'Onda di Almada serviva lo Chef Grand-Gourmet Giroud che, vicino alla porta, faceva 1-1. Nei primi 25' del secondo tempo, Messias e Leao giocavano a fare i corsari delle rispettive corsie ma, da buoni pirati, portavano una benda sull' occhio destro e ne risentivano quando c' era da mirare in porta. Non è che tirassero d' un gran male, a volte la palla usciva d' un piedino numero 18, a volte prendevano Strakosha o i difensori di Sarri. Andava così.  

Poi, Pioli credeva d'inserire sia Rebić che Ibra, e guardava a chi togliere tra Giroud e Messias, oltre a Díaz. Dei due ne doveva rimanere solo uno, come in Highlander, in realtà, però, erano entrambi garzoncelli scherzosi ed attivi. Al minuto 68' Pioli sbagliava a tirare fuori Giroud, infatti dopo due minuti allontanava Messias dal prato verde, già stanco. Così, aveva rinunciato al suo numero 9 per promuovere venti minuti del cavaliere errante di Kandinskji, Krunić. Non che Krunić abbia prodotto guai sottolio, anzi, è entrato con spirito e caparbietà, ma il bosniaco non ha mai davvero mantenuto una sincera collocazione tattica, e Pioli lo spostava di continuo. La Lazio non pizzicava, il Milan tornava torero dall' 85'. Leao soffiava sui castelli intorno che si scoprivano essere di carta, allora arrivava davanti a Strakosha e lo prendeva, pure Rebić se ne faceva parare un' altra, infine un gol di Ibra era negato in extremis da Luiz Felipe. Ma, al 92', il Milan ritraeva la sua personalissima gioconda (mentre la difesa della Lazio faceva come il Milan del primo gol, sbagliava tutta insieme).

Il Milan aveva giocato, finalmente e sommariamente, sparando dal poligono di tiro. Al contrario d' altre volte quello non era un Milan minimal ma un Milan massimalista: un Milan d' architettura gotica. Le partite, è naturale, pur intrepretandole molto meglio dell'avversario e con un pugnale tra i polsi, si possono perdere comunque ma... il Milan meritava di vincere, ed il Milan avrebbe convinto anche pareggiando e basta. Il Diavolo era stato logico ed offensivo ed aveva subito pochissimo e, forse, aveva riversato l' ira funesta del derby sciagurato. E poi, invece, finiva per assaggiare "il sapore della ciliegia".

Al minuto 92', Ibrahimović era preziosissimo impedendo ad un Marusić in retromarcia (non saggio, avrebbe potuto sventare la palla fuori) di servire Strakosha, Rebić non di meno nello scippo della borsetta di Marusić. Da lì il nostro Raptor trovava la palla e crossava, Acerbi allontanava goffamente, Ibra incontrava la sfera oltre la fantasia e serviva Fedro Tonali che, trovando Hysaj immobile ed Acerbi lontano, controllava la sfera e spingeva oltre l' infinito ed oltre con un magnifico inchiostro Golden Beryl, infine esplodeva di gioia da vecchio cuore rossonero: scriveva 1-2.

Ho visto un film piuttosto pesante, "Il sapore della ciliegia" del regista iraniano Abbas Kiaraostami. E caspita se questo gol era pesante. Il film descrive un uomo che vuole farla finita, che decide di porre fine alla sua esistenza. Un giorno incontra un umile assistente scolastico, quello gli rivela che aveva pensato di fare lo stesso in passato ma che, in uno dei "suoi ultimi istanti", gli era caduto un gelso su una spalla. Assaggiando un gesto, quello si era accorto di quanto il mondo, nella sua semplicità, fosse straordinario. Così, il protagonista analizza il sapore della ciliegia: magari il sapore d' una ciliegia lo avrebbe salvato, rivelandogli quanto fosse fortunato ad esistere.
La differenza con il film è che il Milan non cambia mai idea, vuole insistere per la rincorsa allo scudetto per 90'. Ma, sul punto di non ritorno, anche Tonali ha assaggiato il sapore d' una ciliegia. Probabilmente, il sapore della ciliegia ha salvato il Milan da una morte anticipata, calcisticamente parlando.  
Così si conclude la storia, Tonali ha convinto tutto il Milan a continuare a combattere per qualcosa che valga davvero.

 

Damiano Fallerini