Full Milan Jacket  
Milan Udinese 1-1 (Leao 29', Udogie 66')  
Quando ieri sera piegavo il mento sul cuscino, mi accorgevo che forse era una settimana o cinque o dieci giorni che dormivo su un cuscino troppo basso per me. Devo sostituirlo. Deve essere stato scambiato con quello (immagino) di mia sorella. Comunque, stamattina mi auspicavo che fosse questo il motivo di quella strana sensazione. Avete presente quando vi manca qualcosa? Purtroppo non era proprio per il memory-plus, mi mancavano i due punti di Milan-Udinese. Non che, veramente, ieri fossi stato tanto convinto di ottenerne tre contro la Scatoletta Udinese. Non che, veramente, lo strambo 0-0 dell' Inter non avesse attenuato il mio broncio. Avevo sognato Nikola Tesla che pronunciava: "Il Milan non funziona mai come ci si aspetta: è questo il suo lato più affascinante." L' avevo trovato immerso in un' atmosfera grottesca e vorticosa. Era strambo, pure questo sogno. Poi ho visto su Google che quello che avevo sognato non era Tesla, ma David Bowie in The Presige di Christopher Nolan, vestito da Tesla. E che la citazione non conteneva il Milan, ma la Scienza come soggetto. Ed ora pareva meno strambo. In effetti il Milan sorprendeva sempre. Ma pure la Scienza sorprendeva sempre. Ovvero, il Milan mi sembrava in difficoltà a portarsi in vantaggio nel primo tempo ed aveva trovato la rete, io avevo pensato "ora, ma come segnerebbe l'Udinese?" Poi il Milan della seconda oscura metà era crollato, si era fatto ferire dall' Udinese con un colpo. Colpo di mano. La Scienza non è tanto flessibile con le sue leggi. Neppure il Milan era tanto flessibile, ieri. E pure Nikola Tesla studiava la Scienza. E pure il mio Tesla del sogno studiava la Scienza. Sono giunto alla conclusione, dopo la conferma dell' ipotesi con il metodo sperimentale di Galileo, che Milan e Scienza si assomigliano. Esperimento riuscito.

Pioli preferiva nuovamente Messias a Saelemaekers, trovava Bennacer squalificato e Romagnoli, Theo Van Gogh Hernandez e Brahim Díaz ad un' ammonizione dalla diffida. Sapevo che non sarebbe stata proprio una notte stellata. Credevo che l' Udinese, contrariamente al Milan, non si preoccupasse all' apertura del taschino dell' arbitro, inoltre mister Cioffi schierava un 5-3-1-1 con Deulofeu dietro lo straripante Beto. Gli altri otto si sarebbero chiusi come una "scatoletta" dura da uccidere, Silvestri si sarebbe impensierito perlopiù per le uscite dalla porta di casa.

Succede sempre che, su un cavallo bianco, nelle favole arriva un principe. Succede sempre al sabato la domenica. Succede sempre che quando il computer non funziona e viene portato dal tecnico, incomincia improvvisamente ad illuminarsi e mostra funzioni che mai ti aveva concesso. Succede sempre che l' Udinese si racchiude contro le big, che il Milan non trovi la maniera di scalfire la roccia granitica friulana e che il Diavolo si affidi a lanci lunghi come da augurio dell' Udinese. Contro l' Udinese succede sempre così. Non è che i primi quindici minuti sembrassero la presentazione alla Traviata di Giuseppe Verdi, ma il Milan appariva capace di individuare passi percorribili, pareva che insistendo si potessero aprire tutte le porte come canta Gianni Morandi, certamente sarebbe stato più complicato aprire il portone di Silvestri. Allora Giroud giocava schiena contro schiena su Marì come nei film di spionaggio più tamarri americani, quelli ad alto budget. E Grand Gourmet Giroud sembrava potersi liberare sul centro-destra. Marì, invece, sembrava in difficoltà a liberarsi dell' avversario. Pure Leao da copione saltava recinzioni, steccati, Zeegelar e Becao. E la squadra gli veniva tutta dietro, Messias giocava parecchio centralmente. Calabria ed Hernandez si posizionavano simmetricamente, di nuovo. Poi è venuta l' Udinese più dietro. Accadeva quando, sul minuto 17', Brahim Alegría Díaz veniva atterrato da Perez, Kessiè raccoglieva il seme d' un avanzata e inviava a Messias. Ma l' arbitro Marchetti incominciava a serrare (Serra-re) l' evoluzione dei ritmi di gioco, sbagliava e non applicava la regola del vantaggio, seppelliva il contropiede del Diavolo due contro due. Trovarsi in superiorità numerica contro l' Udinese accade al Milan una volta ogni anno bisestile, dunque Marchetti voleva apparire convinto della propria decisione. Da allora, Deulofeu mostrava la dinamicità del febbraio 2017, quando indossava la maglia del Milan.

Dunque l' Udinese incominciava a difendere ai margini dell' area di rigore, parecchio bassa. Mostrava due linee principali di opposizione: i centrocampisti compatti erano i primi da superare, i difensori stavano tutti accalcati ed alla prima palla all' Orizzonte spazzavano via con il rastrello. Per il Milan si faceva durissima, non si creava nulla. L' Udinese obbligava il Milan a crossare, consapevole di essere assai superiori al Diavolo quando c' è da utilizzare la testa in area di rigore. Cioffi sapeva che, contro squadre chiuse, il Milan non ha un piano B a girare la sfera lentamente. Infatti, concedeva solo degli spazi prevalentemente laterali, quindi stavano ammassati al centro come a custodire il tesoro di Leon Trabuco. Giroud era divenuto la faccia oscura della luna, in catene faticava ad imporsi e toccava a Tonali custodire la Bussola del gioco. E così al 29' proprio Fedro imbeccava Leao, guardato da terra da Becao capitombolante. L' Onda di Almada era rimasto in piedi, era stato più rapido dell' avversario, gli erano bastati due tocchi: uno per controllare il pallone e domandargli di rimbalzare e poi cadere in maniera appropriata, il secondo per trafiggere Silvestri. Poco altro, Beto si lamentava di un contatto con Tomori appena fuori dall' area di rigore, invocando il penalty. Ed al 45' le squadre si indirizzavano verso gli spogliatoi, risultato di 0-1.

I primi minuti del secondo tempo non erano assolutamente malaccio. L' Udinese era ancora fondamentalista, attendeva in undici dietro la linea della palla e, con i giocatori più avanzati del Dardanide Pioli, concentrava una marcatura uno contro uno del tipo "o la palla o te ne penti", la seconda opzione comportava del dolore sulle leve di Leao. Ma il Milan sorprendeva, come la Scienza appunto, ma negativamente: Deulofeu era una peste che sterzava per il campo, imperversava il duello con Romagnoli. Perché lo spagnolo era l' unico giocatore con dei tecnicismi innegabili, era l' unico che conduceva in avanti la palla provando dei dribbling. Pure Beto sembrava non essere proprio controllato da Tomori, che soffriva di più le palle innalzate. Infatti, Tomori è grandioso in uno contro uno, ma non è Kjaer. Certamente, neppure Kjaer è Tomori con il campo spalancato.
Con Pereyra e Udogie, l' Udinese sembrava aver trovato non il coraggio dei Mohicani, ma qualcosa in più sì. Il Milan cominciava a respirare, allineandosi dietro contro un avversario consapevole della propria superiorità sui duelli aerei. Senza Ibrahimović e Kjaer, sui due lati del campo, il Milan era di molto secondo ad Inter o Juventus ad esempio, nel fondamentale del colpo di testa. La gara non è mai stata da poligono di tiro, si rimaneva distesi a giocare a "lo scalpo", fissando l' avversario e muovendo la palla lentamente. I fischi fioccavano. L' Udinese così, preoccupava con i mischioni in area di rigore.
Al 66' fiorivano i ricordi del Vietnam milanista, perché il Diavolo di Pioli stava soffrendo gli avversari da una decina di minuti, ora si trovava basso e guardava gli avversari scorrazzare alla ricerca del cross perduto, ma Udogie segnava di mano. Ed io ho preferito il film di Sorrentino alla mano di Udogie, ancora ci ritroviamo davanti ad un altro evidente errore contro il Milan. Senza citare quanto accaduto in Champions League, ricordo nitidamente il gol di Kessiè del finale contro il Napoli o l' ormai arci-noto gol di Messias sotto gli occhi di Serra. Proseguendo, il Milan forse non meritava di vincere perché non ha davvero prodotto azioni da rete contro un avversario che giusto quello sperava, ma si ritrova un gol subito che pesa sulla classifica. Su una rimessa lunghissima di Arslan, Deulofeu aveva raccolto la sfera e gli veniva respinta la conclusione, Pereyra si avventava in rovesciata e Romagnoli piombava su Udogie che, infiltrato di soppiatto, segnava con il polso. Il marcatore esultando aveva lo sguardo di chi ha aperto il vasetto di marmellata e si è mangiato tutto, ma all'arrivo della madre faceva "cosa? Non lo so". Intanto Cioffi aveva rinunciato a Beto, uno che stava dando grane, per inserire il rissoso Success. Ma Pioli aveva levato Messias e Giroud, mantenendo in campo Díaz che faticava ad imporsi contro i busti di Arslan-Pereyra-Walace. Con Giroud out mancava l' unico punto di riferimento, che anche non aveva funzionato, ma entrava Rebić che, pure dialogando faticosamente con i compagni, aveva più probabilità degli altri di infilzare Silvestri di zampa. Gli faceva compagnia sul prato Foglia di Mirtillo Saelemaekers.
E invece il Milan non creava nulla di notevole, solo un Leao travolgente saprà scavalcare d' impulso Silvestri, ma senza trovare il successivo impatto con il pallone, venendo anticipato. L' Udinese perderà tanto di poco tempo di gioco e giocherà a spazza la palla, tra fischi ed ammucchiata protestante finale dei giocatori del Diavolo all' indirizzo dell' arbitro, finisce 1-1.

Comunque, io ho appena scambiato il cuscino. Ed in effetti ho cambiato pure idea. Il Milan non sembra proprio-proprio uguale alla Scienza. Infatti il Diavolo ieri contraddiceva Lavoisier e le leggi della natura, fa: "Nulla si crea, tutto si distrugge, poco si trasforma". Palle gol no, il vantaggio viene procurato dall' astuzia di Leao e poi va smarrito, seppur per un gol di polso. Sì: è pure colpa dell' arbitro.
Infine, ricordo che in serata è caduta una mela sulla testa dell' Inter e che, forse, non è solo la forza di gravità, è che neppure l' Inter funziona come ci si aspetta. Dopo l' Udinese noi tifosi del Diavolo non possiamo sfregarci le mani, ma intanto osserviamo questa vetta di Serie A che ha la forma dell' acqua. Perché non accadeva dal 2013 che, la prima in classifica alla ventisettesima giornata, non toccasse i 60 punti. ​​​​​​
Dopotutto, come sostiene una poesia: "il tempo è un ammasso di strani momenti che si evolvono senza far niente".
Buon Milan a tutti, e a domani.

Damiano Fallerini