Full Milan Jacket

Milan Fiorentina 1-0 (Leao 82')

Se sfogliate il libro della Costituzione italiana, ovvero quel fascicoletto di quando studiavate diritto che vi risulta oramai dimenticato e nascosto come i fiori delle ninfee di Monet, sotto tanti altri libri, leggerete alla pagina relativa al Milan che "essere primi in classifica non è un diritto. Essere primi è un dovere". Invece, all' alba di Milan-Fiorentina, sembrava che vincere fosse della semplicità d' uno sbadiglio (e probabilmente molti dicevano così, ma sotto-sotto credevano tutt' altro), pareva che rimanere primi fosse solamente puro conservatorismo. In un ipotetico questionario avreste dovuto sbarrare la casella "F" (falso) davanti a tutto questo.

Dal 1' minuto la Fiorentina si muoveva fluidamente, sbagliando poco con i passaggi e scomponendosi in un 4-3-3 variabile. La squadra di Italiano incominciava percorrendo numerosi corridoi che terminavano negli ultimi metri di campo rossoneri, dunque i Viola dimostravano di non essere né agnellini sacrificali né angioletti sempliciotti. Così, dopo che Theo Hernandez segnava in fuorigioco e successivamente ri-premeva il grilletto sotto la canna, spedendo alto da due passi, che per aprire la porta di Terracciano gli sarebbe bastato anche allungare il braccio ed abbassare la maniglia d' ingresso, ed in seguito a Giroud che indirizzava lateralmente con Terracciano ed un tipo chiamato gol davanti, Maleh giocava a testa, croce o ammonizione con i falli.

Il gioco del Milan prevedeva pure di concedere qualche iniziativa agli uomini di Italiano da una parte, ma dall' altra si imbucava con successo cercando la zona centrale del campo (con un Díaz frequentemente impreciso ma redivivo nella conduzione della palla, specialmente nei primi 20'), eppure era capitato spesso di fallire "ciò che non si può fallire" alla ricerca dei 3 punti. Gli errori di Theo e Giroud erano grandi come l' ombra di Godzilla e rischiavano, appunto come avrebbe fatto questa, di oscurare tutto il Meazza per i 70 minuti seguenti. Ma era vero che, tra un' avanzata ed una derapata, Maleh giocava unicamente al fallo sistematico, un po' come l' esordiente che ai giochi di carte dice sempre "io sto". Mi pare evidente questa volta che Maleh, già dopo tanti altri falli, travolgendo con il gomito sulla trachea di Tonali, che rimaneva con l' ugola dondolante per il colpo come fosse uno dei Looney Tunes, il fallo fosse da giallo e basta. Secondo giallo, per l'esattezza. L' errore dell' arbitro è facile da dimostrare: non servono dimostrazioni teoriche per assurdo perché sappiamo tutti, semplicemente, che se Maleh fosse stato senza ammonizione, allora il cartellino gli sarebbe stato certamente consegnato. È che Valeri non se l'è sentita di consigliare subito uno shampoo per capelli lisci e delicati per una doccia imminente. Comunque, finiva il primo tempo.

Il secondo tempo riprendeva con uno schema di tattica teorica: Díaz scendeva presso l' area di rigore e faceva ciao a Terracciano senza tirare, per l' ennesimo volta, serviva Giroud che non tirava da pochi metri che serviva Diaz che non tirava da pochi metri ma optava per il velo, che serviva Leao che fingeva di tirare da pochi metri ma in realtà si beveva un gin e Martinez Quarta, ma tirava affrettandosi poiché si avvicinavano le 17 (l' ora del tè), così spediva altissimo da vicinissimo. Il Milan sembrava non segnare mai, evidentemente i Ragazzi si trasformavano nei fratelli Caboto negli ultimi metri: guardavano le stelle. Così Kessiè concludeva sul piede da yeti di Terracciano al minuto 52', poco dopo Theo puntava lo scalpello su una palla di controbalzo, ma spediva sopra la traversa. E Pioli diceva "va bene, vengono Rebić, Krunić e poi Ibra", che magari ci lasciano lo zampino.  

"Per non bere, un uomo deve avere un motivo", parole di Thomas Wake nel faro di Robert Eggers. All' 82' Leao, che già qualcosina aveva sorteggiato, faceva come il messicano che d' inverno dorme sotto un altissimo pero: attende che in primavera cada la frutta. Terracciano era distratto, regalava il pallone proprio a Leao che, oscillando, freddava il portiere dei Viola con un tiro al laser: gol e festa da parata con banda, fiati e archi. Nel finale Leao si trovava una gamba tra le gambe in un contatto al limite, Valeri non fischiava rigore al Milan che, tra noi, ci poteva e non ci poteva stare.

Ecco, riguardo a "per non bere, un uomo deve avere un motivo"... no, non mi riferivo ai gin di Leao. Se il Milan vince, lo deve anche a Maignan che eccelle nelle uscite e salta come un Batgnan e, soprattutto, ha un riflesso più rapido della luce sugli specchietti d' un' automobile al minuto 76', quando, dopo un colpo di testa "sentenza" d' un Cabral da pochi passi, ci vogliono due tempi per stringere la sua sfera. Il suo tesssoro.

In chiusura, ci sono giocatori spumeggianti e giocatori no. Maignan è un portiere di genere "alcolico", e tanti dei nostri punti in classifica hanno le bollicine da enoteca.  

Damiano Fallerini