Full Milan Jacket

Cagliari Milan 0-1 (Bennacer 59')
Ho sognato di cadere nella tana del Bianconiglio e di trovare l' Inter priva di 3 punti contro la Viola. Sarebbe stato il Paese delle Meraviglie. E Dumfries risponde a Torreira, caspita se è successo: 1-1! La tovaglia era in tavola, il Napoli invece aveva sopraffatto l' Udinese. Mi pare superfluo sottolineare ogni volta che, per il Diavolo in vetta, vincere sia fondamentale. È lampante. E certo che è fondamentale: se non vinci ti raggiungono, se vinci ti allontani e rimani primo. Questo tutte le partite, non si possono inscenare passi falsi.  

E comunque, i tifosi del Diavolo avevano ragioni per immaginare l' ennesimo remake o sequel di Scream, non il soffice Cagliari. Perchè il Milan ne aveva persi di punti contro squadre di bassa classifica e perché il Milan di recente era "minimalista". Minimalismo è quella corrente artistica che predica impersonalità, oggettualità e freddezza. Ed il Milan, di recente, aveva giocato a segnare una sola rete ed a rimanere composto, come un britannico d' altri tempi magari Kilpin, trascinando il risultato al minimo. Era stato un Diavolo "più umano dell' umano" come fosse uscito dalla Tyrell Corportation, ecco. Anche ieri sera è stato un Milan-Minimal, nel risultato e basta, però.
Infatti la gara incominciava senza Tonali ammalato e con occasioni nitide. Erano sogni estinti, però. Già al 7', Olivier Giroud riceveva da una sponda di Diaz e, solin-soletto nella brughiera silenziosa, combinava un tirastro nemmeno troppo vicino alla porta spalancata. Un fallimento di conclusione, hanno fatto vedere il replay ma mi sono portato le falangi davanti agli occhi. Non potevo guardare. E Pioli più tardi ha spiegato che avrebbe lavorato perché, in simili situazioni, gli attaccanti non sbagliassero tremendamente. Eh? In realtà era un' affermazione bizzarra, siccome che gli attaccanti, appunto, dovrebbero segnare a porta aperta tipo "arco di Costantino" e gli allenatori non avrebbero nulla da preparare a riguardo. Di norma. Al 13', invece, una manovra avvolgeva tutto il poligono di tiro avanzato con Hernandez comandante, Diaz si trovava davanti a Cragno e sprecava inspiegabilmente (bis) un tiro ad effetto, mancando addirittura la porta (bis). Questa gara il Milan l' ha (spoiler) vinta, ma ripetere sprechi simili in futuro potrebbe essere come ingerire un' amanita muscaria: nocivo. In mezzo ai due sperperi da tenebre, Kessiè aveva armato un destro pericoloso quanto uno smartphone durante la guida, Apedemak aveva ferito il palo esterno da ventimila leghe sotto i mari (o forse di meno).  
Comunque, Pioli aveva sistemato il solito 4-2-3-1. Bennacer era più arretrato di Kessiè e Díaz risultava Giroud-ipendente perché, quando il Grand Gourmet francese veniva verso il cerchio di centrocampo Brahim Díaz si muoveva avanzandosi, all' opposto si divincolava nella Terra di Mezzo. Il Cagliari puntava a difendersi d' orgoglio, con Lovato a scarabocchiare la sagoma di Giroud e la squadra intera disposta a coprire il campo in tutta larghezza.

Al Milan, da subito Leao non brandiva il coltello balisong tra i denti, ed Hernandez, pari in latitudine a Calabria, partiva all' attacco e proseguiva difendendo alla grande. Infatti, le accelerazioni di Theo per molti oramai non sono più una sorpresa, ma le chiusure difensive da enciclopedia delineano un' efficienza superiore sul campo. Con il passare dei minuti l' arbitro Di Bello fischiava meno, Hernandez chiedeva qualche fallo di più ed il Milan attaccava peggio. Bennacer e Kessiè stavano operando in coppia e producevano un lavorone in costruzione, Kalulu e Tomori erano uomini fidati, oppure fidatissimi. Dall' altra parte, Giroud e Díaz erano piccole fiamme del Bengala immerse nell' Oceano Indiano, spente, come anche Leao. Almeno Messias si agitava e scriveva qualche dribbling, ma l' attacco del Diavolo non era incisivo e neppure esplosivo. Era affievolito. Era diventato minimalista dal 15'. Allora, tramontava lo 0-0 del primo tempo.
Il Diavolo davanti non era tanto un cubo di Rubik, piuttosto sembrava esserci una di quelle trappole da sala della regina nelle piramidi d' Egitto, che se vai avanti non puoi tornare indietro perché crolla il pavimento. Infatti il Milan avanzava, poi si bloccava smarrendo la bussola e così era da capo, quando i terminali offensivi non si trovavano perché c' era troppo ordine! Quindi, non sarebbe stato strambo optare per qualche cambio al 45', ma Pioli Dardanide continuava con gli stessi undici all' alba della seconda metà di gioco.

Ed il Milan che inaugurava il secondo tempo (fiu fiuuu, si riparte!) era proprio lo stesso. Perché Theo Shanghai Maglev partiva avanzatissimo ancora. E sempre lui al 50' sparava un missile pauroso da aereo di combattimento F-16, suonava "Giochi proibiti" e Cragno si distendeva sotto l' incrocio dei pali. E poi il Milan diventava minimalista, ancora. Niente avrebbe scalfito l' equilibrio, vincere era imperativo. O almeno niente, prima del 59'.
"Tip-tick" erano le onompatopee della sponda per-aria di Giroud e, poi, della fiocina gettata nel profondo degli abissi alle spalle di Cragno: Bennacer aveva fatto gol. Il gol era difficile, al contrario di quelli sciupati, Perry Mason si era coordinato in un momento fugace ed aveva uccellato la Sardegna intera. Perry Mason Bennacer aveva da custodire le chiavi del paradiso per i restanti 31' più recupero, forse erano le chiavi per la vetta dell' intero mese di marzo, o forse per lo Scudetto. Scudetto... silenzio? Oook. E Bennacer gongolava fiducioso e, dopo, non è che sembrasse un altro, infatti la prima ora di gioco l' aveva giocata su ritmi alti e minuto-per-minuto, eppure "qualcosa era cambiato". Il Bennacer post-gol era sceso da Gerusalemme fino a lasciarsi alle spalle una selva oscura. Insomma, quel Bennacer era fatto d' un' altra materia.

Il Milan portava un risultato minimal, ma non era minimalista, infatti aveva creato tanto-tanto. Ora Pioli decideva che i raggi della bicicletta si dovessero muovere di meno. Gli avversari, nei 90', avevano trovato qualche calcio piazzato e poco altro, Joao Pedro e Pavoletti erano stati contenuti senza brividini da Scream. Così, ricordando il vespero, nonostante qualche tiro divenuto passaggio casualmente, il Milan era fedele al risultato ed il Cagliari sembrava soffrire la fatica.
Chi mai avrebbe detto che gli equilibri nascevano per rompersi? Minuto 84' e Rebić, subentrato, gestiva ottimamente un contropiede di quelli in cui spesso sbaglia le scelte, addirittura accomodava uno splendido mon-cheri per Calabria che, sprecone degli spreconi, tenebre delle tenebre, tirava a tu per tu con Cragno ed addosso a Cragno. E dicevo no, impossibile. Gli ultimi metri del Cagliari erano un' enigma del dottor Layton. E Rebić, pochissimo dopo, quasi piazzava lo zampino del raddoppio da corner. E invece Cragno.
Chi mai avrebbe detto che gli equilibri nascevano per "non" rompersi? Milan-minimalista?
Minuto 90' che Pavoletti, dall' alto della sua fronte, scandisce una capocciata sulla traversa (forse Maignan la tocca prima forse no, ancora un mistero). Sulla traversa e fine. Rischi del genere, minimalista o no, non dovrebbero esistere perché, nonostante un' infinità di occasioni lavorate a-mano dall' altro lato del campo, il Diavolo è stato solo fortunato a non rimetterci le penne. E la prossima volta, state sicuri, davanti ad un brivido simile lungo la schiena, il Milan subirebbe il pari tremendo. Non vincerebbe. Pavoletti comporrebbe l' 1-1. Perché una volta sì, due no.

Infine, la baraonda. Il finale è confusissimo: Saelemaekers si vede ribattere lo 0-2 nei pressi dell' area piccola, negli ultimi istanti il Cagliari riparte in contropiede ed il Milan follemente non commette alcun fallo tattico, ma è Theo Hernandez a sbarrare i viali che portano ai portoni e regolarmente. Laggiù finisce 0-1. E poi, dopo il game-over definitivo dal fischietto di Di Bello, nella settimana contro il razzismo, arrivano, dagli spalti, insulti imbecilli di discriminazione verso Maignan e Tomori.
Mah, magari davvero "u
n giorno o l'altro verrà un diluvio universale e ripulirà le strade una volta per sempre", caro Travis. Ma fino ad allora che faremo? Vedremo il Milan, e... poi? Che faremo? Allora, ci penseremo.
Come sempre.

Damiano Fallerini