Full Milan Jacket

Milan Empoli 1-0  (Kalulu 19')
La calcolatrice dice bene, di solito. Scrivo "379009", ruoto le cifre all' inverso e leggo "Google" sulla tastiera, o faccio 2+2 e leggo 4. Poi faccio 2×2 e leggo 4. Questione di calcoli. Questione di calcoli e di stime questa Serie A.  
Siamo tutti con le manine sulla calcolatrice. Quello fa +3, quello forse ne fa 1: i punti. Poi un giorno arriva il Milan e mette fine alla tradizione, perché pure se mancano 9 partite, Pioli fa no con il dito come Dikembe Mutombo. "Non si parla di scudetto, mancano altre nove finali e può succedere di tutto." Di tutto: come pareggiare con Salernitana ed Udinese e vincere contro Inter e Napoli, effettivamente. Queste non sono tutte chiacchiere, perché il Milan cade nel λόγος filosofico di Pioli, "dalla testa ai piedi". "Questione di calcoli e di stime" è da sbarrare, se volete la mia calcolatrice contattatemi in privato: è in vendita.  
Pure il mio calendario sembra sempre pieno. È davvero colmo? Non penso. Anche il Milan ha un calendario che appare sempre impegnativo. Sono 9 finali? Il Milan pensa di sì. Il Milan pensa solo al Milan. Se Pioli dice 2+2=5, il Milan lo crede, ed è giusto così. Il Milan non fa calcoli, il Milan dice "via la calcolatrice".  
Ma poi, hai mai sbadigliato? Ma che domanda è? E mentre giocava il Milan, ieri? Sì, io... ho sbadigliato. Lo sapevo che Tizio aveva sbadigliato. Perché Milan - Empoli è stata gara da ritmi blandi, tipo flauti di musica tibetana delle compilation in rete. Poca azione, ed il match appariva un po' come i film minori di David Lynch, quelli per sperimentare quanto "regge" lo spettatore davanti ad un cinema lento e impopolare.

Pioli schierava un Kessiè tipo-trequartista davanti alla mediana composta da Tonali e Bennacer, optava per la titolarità di Florenzi e Messias. Soprattutto, rovesciava i pronostici della vigilia inserendo Cloruro Kalulu, non il ristabilito Romagnoli. La scelta è stata fondamentale come il rinvenimento della Stele di Rosetta.
Dall' altra parte, l' Empoli di Andreazzoli si schierava ad abete, ad albero di Natale. Pinamonti e Bajrami erano gli spiriti guida. Gli Azzurri, già elevati sul tartaro della zona salvezza, non avevano il desiderio di finire sulle prime pagine sportive da settimane, il loro ultimo successo risultava nella serata del 12 dicembre, contro il Napoli.  
L'Empoli da principio si confermava squadra da saper muovere la sfera, non aveva difficoltà ad imporre un carousel di giro-palla. Riusciva con successo a toccare (anche se nelle aree più avanzate era toccata e fuga) tutte le zone di campo, quel corpo rotondo rotolava rapido da tapis roulant, ma il Milan non era squadra da mani in alto e gridolino di sorpresa. Al 9' Leao inseguiva la palla sulla fascia ed il toscano Fiammozzi inseguiva Leao, la telecamera inseguiva Zurkowski che indietreggiava. Allora Leao, temendo le sbarre più avanti, suggeriva un pallone interno verso Florenzi che, su un piede come una delle gru di Chichibio e le gru di Boccaccio, serviva di tacco Kessiè che ri-trovava Palladio Florenzi: quello scagliava un colpo ad effetto sul secondo palo dove balzava Vicario.  
Il 19' era il minuto della gara, gli altri 71' gli saranno subordinati. Giroud si trovava una punizione sulla destra, Maignan guidava le posizioni dei compagni da 20.000 leghe sotto i mari. Anzi no, 40 metri. Sinceramente, mai visto un portiere sistemare le inclinazioni offensive, in Italia. Giroud guardava la porta, lo stadio era preda di un mormorio consistente, Pioli già sorrideva, Vicario degludiva ed ancora ecco la partenza di Giroud, qualche paio di passi coordinati, impatto con la sfera e... palla sul muro della barriera toscana. Aveva sbagliato. Nessun brivido. Poi Kalulu si avventava sulla palla rotolante al limite, rimaneva con un piede saldo e con l' altro scriveva una curva di quelle dei caratteri giapponesi. La palla entrava eccome. Quel gol era simbolico, era la festa d'un ragazzo molto apprezzato, eppure considerato solo come una seconda/terza scelta, nel Diavolo. E Pioli si era affidato al Kalulu giusto.
Da lì, il Milan avrebbe proseguito pian pianino rallentando, Kalulu avrebbe incontrato altri applausi per le puntuali chiusure su Pinamonti. Io sbadigliavo per i ritmi lenti, eppure al 36' Giroud approcciava una sfera piovuta dal cielo, come in "Piovono polpette", e colpiva di testa verso Leao. Questa volta l'Onda di Almada agiva di tacco, Florenzi riceveva e tirava "acqua alle papere" e palla in curva. Giroud era "testardo" anche al 45': da calcio di punizione sparava di testa su Vicario, ma quello si opponeva. E finiva il primo tempo.  
Ripeto, non è che la gara fosse un poligono di tiro, piuttosto mi ricordava un quadro del Caravaggio: "Natura morta", quello con la frutta nel cesto. Il Milan attaccava come immaginando un semicerchio (tanto più grande dell' area di rigore) davanti al portone di Vicario. Arrivava sul fondo verso le zone laterali, ma più si veniva internamente più i Ragazzi non riuscivano a raggiungere la profondità di campo. Infatti, Kessiè vagava per i campi del Tennessee centralmente e con scarsa convinzione, sembrava credere di non essere disinvolto come un trequartista e faticava a correre. Messias non trionfava negli uno contro uno con Cacace, Giroud riusciva a gestire la sfera come il suo tesssoro solamente correndo incontro, Leao aveva vinto una manita di duelli circa. La sua prova non era negativa, ma nemmeno era scintillante come la primavera da avviarsi nel mese di marzo.
Invece, bubù-settete, la ripresa incominciava con 5 minuti di fuoco e lapilli, rivoluzionari.
Al 49' Bandinelli ripassava gli enti fondamentali della geometria euclidea, così disegnava un cross su misura per Luperto che, schiena alla traversa, imponeva un colpo di faretra al pallone, verso il Trono di Pali del prodigio Batgnan (nei cinema!). Il guanto della Wayne Corporation funzionava ottimamente, la palla si stampava sulla pellicola. Ma il salto di Maignan era di una beltà umanissima, era un' espressione di grazia ellenica. Ed era salvifico.
Come al minuto 51', quando Bajrami segnava una crocetta a matita sulla porta del Diavolo, poi calciava il corner: veniva fuori un destro diabolico (diabolico: fatto del diavolo, appunto), quindi Maignan respingeva quell' insidiosissima palla coperta d' ortiche e Zurkowski si avventava sulla stessa sfera. Il nostro Pipistrello, sempre Maignan, sbucava dalle tenebre del Theatre District e si appropriava della palla, accasciandosi.
Nei restanti 40' non ci saranno davvero azioni notevoli, solo pochi interventi di Maignan per assicurare il bene tra le strade, sostituzioni ad un Milan disteso lungo-lungo per il prato e faticacce. L' impresa dei Ragazzi era a difesa della palla, come fosse lo scettro di Dagoberto. In effetti il Milan, come era successo anche contro il Napoli, ha giocato a tirare il risultato fino ai titoli di coda. Sofferentemente. Ha contato sull' immobilità dell' 1-0, da conservatorismo, ed ha finito per giocare con le lancette dell'orologio alle rimesse laterali oppure a cimentarsi con i cavalleggieri toscani alla bandierina. Credo che il tiro di Kalulu possa entrare e non entrare ed annoto che, poi, il Milan ha creato poco d' artistico davanti. Dunque... sissignore Pioli: come se fosse una finale sì, ma è stato ​​​​un "maneggiare con cautela" ​​​​​raro per una big in vantaggio dal 19' contro l' Empoli! L' atteggiamento mi ricorda l' esecuzione del nodo bulino (o cappio del bombardiere):
"Il serpente entra nella tana del lupo dal basso verso l'alto" proprio come il Milan che si eleva e trovando la rete di Kalulu, poi "gira attorno all'albero" nascondendosi in attesa del 90' e, "torna nella tana del lupo dall'alto al basso" ora abbassandosi, custodendo il risultato vantaggioso. E... sapete che ne esce fuori? Un nodo bulino da non slegarsi per una gara intera! Un sigillo che non si sblocca neppure ad alte temperature: il gioco diventa tranquillo come una domenica pomeriggio nei giardini londinesi di Kensigton, il risultato permane sull' 1-0. Così ci rimangono pure 3 punti, non era permesso lasciarli ai piccioni dei giardini di Kensington. Tre punti tutti interi, tre più del Napoli.
Ah-sì. Certamente. Ora la calcolatrice dice proprio bene.

 

Damiano Fallerini