Full Milan Jacket

Inter Milan 3-0 (L. Martínez 4', 40', Gosens 82')  

Stava andando tutto male, il punteggio recitava 2-0 al minuto 67'. Dal poligono di tiro, Bennacer infilava un pallone scomodo alle spalle di Handanović, pandemonio? Non proprio. Lo sparo dell' algerino veniva annullato dall' arbitro Mariani con l' ausilio del Var: praticamente la partita si è conclusa anzitempo, già tra le braccia dell' Inter. Tre a zero finale dall' Inter? La tragedia è "solamente" uscire dalla Coppa Italia e, milanisti, non è necessario battere i denti in una panic room. Perché il Milan si dimostra il solito Milan con i soliti immancabili difetti da Milan e, come confessava Christian Bale nel cult American Psycho: "Nessuna nuova conoscenza si può estrarre da queste parole".

Dunque, non c'è nulla di ambiguo o di strambo, fidatevi. Non c'è shock da curare nè elettroshock da fare. Era il Milan di tutti i giorni in forma di 4-2-3-1, ed il Dardanide Pioli aveva mosso Kessiè sul centrosinistra, non centralmente, definendo Apedemak come una sorta di mezzala, magari avanzata, più che un trequartista. Ed al minuto 3' Tomori non era un everyman generato dalla penna di James Joyce, quando Lautaro si allontanava da Kalulu e veniva verso Tomori, si piazzava in un' area di confini internazionali e nessuno intendeva rapidamente di chi fosse quel territorio. Quindi Tomori era quello di pochi giorni prima, non era irriconoscibile, in realtà era molto-molto complicato immaginare una chiusura sul tentativo al volo in separazione di Lautaro e, forse, si è difeso male in area di rigore da principio, quando l' Inter aveva incominciato a muovere le traiettorie della palla come a voler formare un artificioso doppio intorno all' ultima frontiera rossonera. Quindi, Lautaro marcava presto il vantaggio interista ed il Milan un po' tramortito ricominciava il giro palla, barcollando.

Il mio pensiero non coincide con altri esperti di Milan, lucidi come lo scudo di Diomede. La successiva reazione del Diavolo (dal 15' in poi circa) era certamente impulsiva, ma non era sciagurata. Era naturale che l' entusiasmo interista promuovesse due sentimenti: orgoglio e vendetta. Ma, ancora, il Milan appariva con i soliti limiti. E questi impedivano che i milanisti annunciassero "the show must go on". Perché il Diavolo si sollevava gradualmente con lo scorrere dei minuti: Leao creava superiorità numerica ma Saelemaekers e Kessiè tendevano a svanire tra le pieghe della gara, Giroud era un nove complicatissimo da far girare e Tonali, come nelle ultime gare, aveva il passo stanco da messicano. Così, il solito Diavolo, anche arrabbiato, si spegneva negli ultimi metri e perdeva i duelli offensivi uno contro uno, nonostante degli intraprendenti Bennacer e Kalulu (in linea con le ultime uscite). Leao colpisce Handanović, Tonali colpisce Giroud e Saelemaekers colpisce verso la porta... ma interviene Handanović, Kessié colpisce Perisić, con la sfera, sulla linea di porta.

Eppure, dopo il forcing da braccio di ferro, l' Inter si rivedeva cinicamente dalle parti di Maignan al minuto 40' e Tomori poneva il fuorigioco oltre al parmigiano nella frittata, Lautaro era rapinatore della porta di Maignan ed insaccava il doppio vantaggio.  

A fine primo tempo Rebić s' infortunava al ginocchio nel riscaldamento, l'Inter era chiaramente superiore in quanto a "collaborazione offensiva". Nel secondo gol Tomori ci aveva messo stranamente del suo, ma nel "solito Milan" già apparivano evidenti le difficoltà dei Ragazzi a dialogare davanti. Non si succhiava il midollo della vita in compagnia, anzi era molto complicato trovare combinazioni. Erano i soliti problemi. Nel secondo tempo, il Milan spingeva palesando gli stessi limiti. Poco importava che Díaz stesse regalando una buona prova o che Messias facesse peggio di Messias. È che, in realtà, questo Milan non ha stupito nessuno in negativo. Era il solito Milan.  

Riguardo il gol di Bennacer, minuto 67', credo che probabilmente, sulle prime, avrei fatto segno di no anche io. La dinamica è complicatissima. Probabilmente, invece, Kalulu non interferisce tanto con Handanović da negargli la parata ed il gol era buono. Ma dico "pazienza, ulula Kalulu!"  

L'auspicio è che Inter - Milan permetta al Diavolo d'ululare in solitario e, così facendo, di scoprire le proprie zanne sconosciute. Questo 0-3 potrebbe essere, potenzialmente, preziosissimo. Questo sbando di risultato potrebbe condurre i Ragazzi a recuperare la leggerezza degli orango del Borneo, quella di muoversi da ramo a ramo pur essendo tanto ingombranti, tra i tronchi della foresta di Sumatra. Sarebbe una scossa da sedia elettrica che non demolisce il corpo del Diavolo, piuttosto aggiungere uno spirito di rivalsa tanto mancato nelle ultime settimane. Come sostenuto in "Tre manifesti a Ebbing, Missouri" da John Hawkes: "Tutta questa rabbia genera solamente più rabbia." Ed al Milan serve tanta rabbia, servono motivazioni, servono spinte da giochi di ruolo psicologici. Perché il bagliore dei tempi delle 17 gare con 2 gol segnati a partita è un ricordo sepolto in tante fotografie.

Quindi, va bene così, non fischi signor Mariani! Va bene che Messias scagli fuori una zuccata da pochi passi. Va bene che il Milan rimanga tramortito, che subisca il timbro Impresso dalla zampa di GosensNon la vedo così nera.

Ululiamo sotto la luna piena, magari funzionerà. Guardiamoci le mandibola: chissà che abbiamo di mezzo. Forse domani ci rotoliamo nella radura, forse ci capita di svegliarci nelle fronde della foresta, forse ci ritroviamo somiglianti a Shere-Khan, la tigre di "Il libro della giungla". O forse è tutto un grande bluff. Non lo sappiamo, noi. Speriamo.
Intanto, sappiamo solo che questo era ​​"il solito Milan"... e che non è stato evidentemente abbastanza.

Damiano Fallerini