Cambiamento significa, metaforicamente, passare da una sponda all'altra d'un fiumiciattolo dai fianchi mediamente larghi, e ciò è quanto accade necessariamente anche nella maturazione umana di qualsiasi ragazzina o ragazzino, è dunque un fatto che tavolge ognuno in giovanissima età. Per effettuare il cambiamento inconfutabile occorre trovare la maniera di superare gli ostacoli nel mezzo del letto del fiume, trovare i giusti ciottoli su cui appoggiarsi e poi giungere sulla seconda riva. La seconda riva che è sinonimo di mutamento, di evoluzione o involuzione dell'essere; in questo caso andrei per la prima. E Jorge Luiz Frello Filho "Jorginho" il percorso l'ha superato a pieni voti, il suo mancato affanno d'un momento tanto cruciale è stato ripreso come una riposante lentezza d'un rigore convinto nella serata del 6 luglio 2021. Jorginho ha capito che non è tanto necessario appoggiare frettolosamente e con un ampio margine d'errore, un passo e poi un altro sul ciottolo del fiume, ma che piuttosto conviene incontrare sempre l'equilibrio con saldezza psicologica, così da ridurre la possibilità di fallimento ad una percentuale che cominci con "0,qualcosa%". Jorginho si rispecchia nel pensiero fermo che già altre volte l'ha obbligato al mutamento.  

Infanzia brasiliana- Evoluzione I: distrazione
Giusto per fornire qualche informazione fondamentale per il prosieguo: Jorginho nasce (09/12/1991) e cresce in Brasile ad Imituba, e suo padre s' allontana di casa relativamente presto, quando correva l'anno '97 sugli orologi sudamericani. No, come vedete non ha subito lezioni d'italiano sulle poesie di Rodari, piuttosto vive con una madre che a colazione mangia latte, sfortuna (quella economica) e tanto calcio per estinguere il sapore del primo. Infatti la mamma era stata calciatrice a livello amatoriale e si narra che si fosse promessa di dare alla luce un maschio. Oddio, non proprio "solo" un maschio. Un maschio-calciatore professionista, ecco che. Nell'amarezza dell'assenza del padre, Jorge consigliato dalla madre, getta anima e piedi su una sfera di cuoio, sarà il suo primo pallone ed uno strumento per dimenticarsi per lunghi attimi d'una assenza importante nel proprio percorso di crescita (quella del padre ovviamente). Ed è questo il primo cambiamento considerevole (dalle fonti che abbiamo) in Jorginho: superare un momento tanto duro con un pallone. È incredibile il concetto che sgattaiola nella mia capa bella, praticamente Jorginho è nato con l'obiettivo di allenare i propri piedi intorno ad una palla di cuoio, e dunque tutta la sua vita, già dall'inizio, doveva circondare i fondamentali d'uno sport di nome Calcio.  

Il richiamo dell'Italia- Evoluzione II: dovere
Il calcio per Jorginho era una distrazione destinata a nuovi obblighi del futuro. Allora a 13 anni, quando comincia a giocare sotto gli occhi d'adulti esperti, la distrazione diventa lavoro. Diventa un contratto. Sono 18 euro a settimana, 5 puntualmente per telefonare alla lontana mamma che già lo aveva allenato nei mesi precedenti. E poi diventa un contratto italiano italiano: giovanili dell'Hellas Verona. E da lì il percorso diventa molto simile ad un film di serie D americano, dove il protagonista con una fama sottile riesce a prendere posizione a dispetto di centrocampisti favoriti nei minutaggi, nell'esperienza italiana. Questa seconda evoluzione non è complicata quanto la prima, è un fatto d'abituarsi al suo dovere preferito. Nel 2012 Jorge acquisisce il passaporto italiano, il ragazzo d'Imituba passerà dall'Hellas Verona al Napoli, e dopo Benitez incontrerà Sarri. Ed allora non può nascere un fiore dal loro giardino, bensì un Jorginho top player. Sarà Chelsea nel 2018, invece nel 2021 sarà Ch...ampions League.  

Un rigore per la finale- Evoluzione III: un saltello
Innanzitutto il saltello non nasce il 6 luglio 2021, va evidenziato bene questo. Il giorno dopo la partita incontro mio nonno sotto la sua amata pianta di cachi, lui che ha ben osservato l'Italia in questi europei ma che da settembre a maggio di ogni anno vede poco e conosce poco di calcio. Allora mi dice: "senti un po'... ma l'ultimo rigore dell'Italia, quello che ha tirato Jorginho! Non era un po' piano?"  

Semifinale degli Europei di calcio del 2021, 6 luglio 2021. Quel ragazzino che nel '97 si vedeva spacciato ha la responsabilità della serata, un match point. Se Jorge segna il suo rigore vince. Ma Jorge non nasce come uno fortunato, come uno tranquillo... perchè in vita sua lui ha incontrato cento o mille difficoltà. Potrebbe avere la frenesia di fronte ad una solfatara che ribolle nel petto. No, no. Quello è il momento di diventare un eroe. Allora lui è uno specialista sui rigori, può fare come ha sempre fatto. Oppure può sfogare la rabbia compressa dentro di sè, sparare quel pallone come se fosse una fiocina per squali e sfogarsi. Forse gli servirebbe, forse no. Lo sa lui comunque quello che gli è necessario. Se gli è necessario chiacchierare qualcosa nell'intervista, o nei confronti del suo padre o della sua adorata madre. Ma deve ricordarsi che non sta giocando per sé stesso, i rigori per il tiratore sono un gioco individuale... ma veramente ne hai 60 di milioni di persone che stanno tirando quel rigore con gli occhi. Quello, invece, è per una Nazione. Non quel Brasile che ha lasciato ma non ha rinnegato, piuttosto l'Italia che ha abbracciato senza grattarsi troppo il mento con gli occhi alle nuvole. Segnarlo significa gloria, sbagliarlo significa cadere per terra e venir giudicato un dannato e, forse qualche ora dopo, piangere... magari cercando proprio la mammina. Va bene va bene, ma bisogna prenderlo quel pallone e portarlo sugli 11 metri. Fatto. Bisogna guardare il portiere. Fatto. E per fare il cucchiaio in caso di gol mi chiacchiererebbero tutti, ma io non cerco le chiacchierine. Non è da me. Ha fischiato l'arbitro.

Mio nonno forse si sarebbe immaginato un fulmine, una saetta come le definiva Carosi. Un tiro di quelli che guardando Gigi Riva vedevi uno "strike" col portiere che non tocca. Invece io volevo l'equilibrio col saltello. Io sapevo l'avrebbe fatto. (Da casa ho detto:) "Jorginho, mi dispiace mi dispiace. Mi dispiace proprio. Mi dispiace che questo compito tocchi a te, so che vorresti essere ovunque tranne che lì. Che compito tremendo ti hanno riservato..."  

Ma che dico! Sarai un eroe. Prode, dai! Rincorsa da sinistra. Il portiere balla, che fare? Ma che dicevo, dovevate guardarlo come era privo di paura, possibile non si stesse facendo divorare da una tensione che cade su milioni di persone? Più grande di lui? Ma Jorginho: occhi concentrati e fissi sulla porta, non ha dubbi il ragazzo sulla sua scelta. Voi già lo sapete cosa ha scelto lui. I passi d'uno studiare avanzano, vanno avanti i passi d'una riposante lentezza. Tip! Un saltello! Tiro a destra, a sinistra? A destra? Centrale? Muoviti portiere che voglio l'Italia in finale, voglio far vincere i miei amici, voglio la finale di Spinazzola e della Carrà. Muoviti muoviti. Ginocchia piegate verso sinistra del portiere. Gli tiro a destra. Ma quel saltello fa perdere tanto equilibrio, ci vuole solo allenamento per trovarlo. Solo quello che ho fatto io. Tiro piano. Un tirettino preciso. Che rotola senza fretta. Rotola...

Strillo: "GOOOOOOOL! GOOOOOOOL! GOOOOOOL!"
Jorginho: Sotto i miei tifosi vado, è gol. Ho scelto d'andare lento, e la mia rivincita è questa. Come attraversare un fiume con pazienza. Placidità fu.

Sono passati 30 o 40 secondi già, ma io continuo a fare "gooooooooool!" con i pugni stretti e mi arrotolo intorno al mio asse, con le palpebre incollate alla TV, le orecchie al volume sparato a 50. Tutti fanno "gooooooool" a casa. Goooooool! Goooool! Gooooool! Finale.

"Vedi nonno, Jorginho è un gran rigorista. Ne ha segnato quasi tutti in carriera, spiazza praticamente sempre il portiere. Fa sempre così. Il 99,9% delle volte la manda dall'altra parte. -L'altra riva di porta (o Riva?).- Quando tira un rigore prende una breve rincorsa e fa il saltello, attende che il portiere si muova e la angola appena appena."
"Eh ma così rischia..."
"Se tirasse forte rischierebbe di sbagliare. Non gli serve di tirare forte, è più sicuro tirare piano con il portiere dall'altra parte."
Guardate che il tempo di un saltello per osservare dove cade il portiere è molto poco, non è per tutti. Forse sarebbe anche più semplice tirare forte, ma per chi si è allenato tanto no con quel saltello e l'equilibrio successivo no! Eppure io sono sicuro che a Jorginho piacerebbe tirare forte, sfogarsi così dal dischetto. Ma, semplicemente, non gli serve! Ha raggiunto l'equilibrio, l'evoluzione del suo essere. Una sorta di "nirvana" personale. È più forte del suo passato. Oggi è un prode.
...e comunque Jorginho s'era imposto sullo spagnolo Unai Simón già dalla rincorsa!

 

Damiano Fallerini  

• Dizionario di Google: placidità= Calma riconducibile a peculiarità del temperamento o del carattere o a una riposante lentezza ( la p. della corrente di un fiume ).