La partita più discussa dell’anno va finalmente in scena: 2 a 1 per la Juve il verdetto del campo, da cui esce sconfitto un Napoli combattivo, ma non abbastanza per strappare punti a chi ne aveva evidentemente ancora più bisogno.
Passa la formazione di Pirlo, che gestisce bene quasi tutta la gara, fatta eccezione per il rigore, arrivato a due minuti dal novantesimo, che ha assicurato a tutti i tifosi bianconeri il solito brivido lungo la schiena che non fa più notizia.
Non fanno notizia nemmeno le sviste della terna arbitrale, che non assegna altri due penalty clamorosi, uno per i partenopei e l’altro per Chiesa e compagni: troppi errori, quelli ravvisati durante questa stagione, trattandosi di un campionato che utilizza anche la moviola in campo.
Comunque sia, i tre punti vanno alla Juve, giusto per chiudere in bellezza mesi di polemiche e lezioni di giustizia sportiva. Si parlerà ancora una volta di reazione, probabilmente. Ne abbiamo viste veramente tante quest’anno, e ogni volta c’è sempre stato qualcuno che credeva che le montagne russe fossero finite per davvero, che fosse arrivato finalmente il momento di macinare vittorie e basta.
E invece, puntualmente, quel qualcuno si è dovuto ricredere, perché quasi fosse la scena programmata di un film, ecco che le certezze svaniscono, e torna quella che potrebbe definirsi la metafora perfetta per la formazione bianconera, in un giro, quasi infinito ormai, sulle montagne russe.
E pensate di salirci appena dopo aver finito il pranzo pasquale, e quindi sicuramente non sarebbe di certo l'esprienza più desiderata tra tante opzioni più "equilibrate".
Un continuo perpetrarsi di alti e bassi, un'onda sinusoidale che sembra quasi inseguire un copione già scritto.
Non solo in campo, partendo dal trionfo col Milan, passando dal crollo con l’Inter, concludendo con la disfatta per mano del Benevento e aggiungendo una manciata di regali a tutti gli avversari, senza contare le vicende extra campo, ormai tante, forse troppe.

Tra infortuni interminabili (Dybala e Arthur su tutti), casi di Covid-19 (Cuadrado, De Ligt, Ronaldo, Bentancur e chi più ne ha più ne metta) e stupidaggini gratuite (emblematica la vicenda legata ai 3 calciatori "beccati"ad infrangere le restrizioni), i ragazzi di Pirlo non si sono fatti mancare praticamente niente.
E, a proposito, manca la ciliegina sulla torta. Si può dire che la scelta di far sedere su una delle panchine più prestigiose d’Italia, anzi probabilmente la più esigente in termini di risultati, un allenatore al giorno 0, non sia stata l’idea migliore del mondo. 
D’altronde, per molti esperti calciofili, era quasi auspicabile che le gli eventi prendessero una piega simile. L’inesperienza del mister e il mancato precampionato hanno avuto il loro peso specifico su questa stagione un po' martoriata, ma non ancora conclusa.
Non a caso, ecco l'ennesima reazione, quella che forse eviterà la figuraccia più clamorosa, che ancora una volta si lega indissolubilmente alla stessa parola, sogno e incubo al tempo stesso, racchiuso in quella coppa.
Ma stavolta non si tratta di vincerla la Champions League, bensì di centrare una qualificazione che per quasi un decennio non è mai stata messa in discussione, nonostante le uscite della Vecchia Signora in giro per il Vecchio Continente non siano state sempre colme di soddisfazioni.
Inoltre, tra le tante preoccupazioni dell'allenatore bianconero, si aggiunge anche l'ombra di un ricordo, con lo spettro di Max Allegri pronto a farsi vivo in ogni momento di criticità, a tratti osannato dagli stessi tifosi che poco tempo addietro lo additavano di colpe inconsistenti.
Ma parlare di reazione è forse un azzardo? 
Una reazione da vera squadra dovrebbe perpetuarsi nel tempo, non riproporsi solo dopo un capitombolo, per poi scomparire. Mancano nove partite perché queste montagne russe finiscano, poi inizieranno i doverosi lavori di manutenzione.

Nel frattempo, c'è una Coppa Italia su cui mettere le mani, indispensabile per salvare una stagione fino a questo momento deludente, ed un posto tra le prime quattro da blindare assolutamente, e magari adesso che c'è una Joya in più, chissà che la luce non possa riaccendersi sul cammino di Andrea Pirlo, a cui personalmente auguro di salvare la propria panchina, per dimostrare che magari il suo progetto non è poi così sbagliato.