L’Argentina si è appena laureata campione del mondo 2022, per la terza volta nella sua storia (vinse nel 1978, in casa, e nel 1986, in Messico). Sol de Mayo splende nuovamente sul mondo del calcio, irradiando talento, sudore e gloria mundial.  
E’ l’Argentina di Leo Messi, di Di Maria e delle sorprese, Martinez, Alvarez e Fernandez. Ma quanti di loro entrerebbero in una ideale super Argentina di tutti i tempi?

Alt! Premessa: la mia super Argentina. Oltre ai tre mondiali l’Albiceleste ha visto pure 15 Coppe America. È stata anche finalista perdente al mondiale 1930 (sconfitta dall'Uruguay), al mondiale 1990 e al mondiale 2014 (sconfitta in entrambe le circostanze dalla Germania). Ha vinto anche la prima edizione della Confederations Cup, nel 1992, e cinque edizioni dei Giochi panamericani (1951, 1955, 1959, 1971, 1995). Insomma, tante squadre vincenti (o quasi) e tanti campioni: sceglierne 11 non è esercizio facile e, qualunque sia la scelta, i dissensi non mancheranno: è la bellezza del calcio, bellezza! 
Quindi, andateci piano coi commenti e coi pollici in giù, non ho alcuna pretesa di alcuna verità (ci mancherebbe pure), è solo un personalissimo gioco. Del resto, siamo o no tutti commissari tecnici? 
Alt! Altra premessa: il modulo è 4-2-3-1
Andiamo … 

Portiere: UBALDO FILLOL
El pato di Monte, provincia rurale di Buenos Aires, ha difeso la porta della Seleccion per ben 3 mondiali, tra cui quello vinto nel ‘78, quando tolse il posto al totem Hugo Gatti e divenne titolare inamovibile. Fu l’antesignano dell’odiosa numerazione ad muzzum dei nostri giorni, giocò infatti il mondiale argentino con la maglia numero 5 e quello spagnolo con la maglia numero 7. Un arquero dai iflessi prodigiosi e, precursore anche in questo, una grande capacità di giocare con i piedi. Ma la grandezza di questo portiere è tutta nell’ultima partita della sua carriera.                                                               Ha 40 anni suonati, gioca nel Velez Sarsfield. E’ il 22 dicembre del 1990, si disputa l’ultima giornata del campionato argentino. Si gioca al Monumental, in casa del “suo” River Plate (dove ha militato per 11 stagioni), che ha un solo punto in meno del Newell’s, allenato da Marcelo Bielsa. Appena scende in campo, il Monumental gli tributa un’ovazione autentica. Lui si commuove, ma è un professionista e gioca al meglio delle sue possibilità. Il Velez va in vantaggio, il Monumental è annichilito. Poi, rigore per il River: Ruben Da Silva tira, Fillol para. Nello Stadio si ode un boato ricacciato in gola. Finisce il primo tempo e quando le squadre tornano in campo Fillol va nella porta sotto la curva più calda del River. E la curva più calda della River gli tributa, come tutto lo stadio, un’ovazione ancora più fragorosa di quella d’inizio gara. Il River pareggia, ha anche l’occasione per portarsi in vantaggio, ma FIllol para, para tutto. Il titolo va al Newell’s. A fine partita il Monumental è tutto in piedi a salutare El Pato, che fa il giro del campo con le lacrime agli occhi.

Difesa
Difensore di destra: JAVIER ZANETTI. Avrebbe potuto fare persino l’attaccante e in effetti nell’Inter ha ricoperto diversi ruoli, del centrocampo e della difesa. Ma lui è e rimane il terzino destro più forte della storia Argentina e tra i più forti in assoluto. El tractor di Dock Sud, il capitano dell’Inter del triplerete, gambe potenti, forza mentale, personalità, professionalità, sportività e correttezza. Per lui comunque parlano i numeri: 1114 partite ufficiali disputate, lo straniero con più presenze nella nostra serie A (615), il calciatore con più presenze nella storia dell'Inter (858); la sua numero 4 nerazzurra ritirata per sempre dal club; terzo giocatore con il maggior numero di presenze nella storia della Selección Albiceleste (145), di cui fu anche capitano; 12 partite, tutte da titolare e senza mai essere sostituito, con la maglia della nazionale olimpica (medaglia d’argento alle Olimpiadi di Atlanta-‘96).
Difensore centrale:  DANIEL PASSARELLA. Campione del Mondo con la nazionale argentina 2 volte, nel 1978 e nel 1986: è l'unico argentino ad aver vinto due volte la Coppa del Mondo. In realtà, nel 1986 non giocò neanche un minuto, ma le statistiche hanno sempre il loro significato e la convocazione in Messico, infortunio e dissapori con Maradona a parte, significava riconoscere a El Caudillo (il condottiero), a El Gran Capitan il crisma del campione assoluto e uomo simbolo. Lo conosciamo bene, avendo egli militato nella Fiorentina e nell’inter, ci ricordiamo ancora delle sue punizioni, dei suoi rigori, del suo sinistro e del suo gioco aereo a dispetto d’una statura non certo altissima. Segnò niente poco di meno che 22 gol con la camiseta argentina. 
Difensore centrale: ROBERTO PERFUMO. È stato uno dei più grandi difensori della storia del calcio argentino, bandiera del Racing Club e capitano della nazionale al mondiale tedesco del ‘74 (giocò anche il mondiale in Inghilterra nel 1966). È il “maresciallo” della  difesa, grande personalità ed eccellente senso della posizione. Ha giocato in tutto 37 partite. 
Difensore di sinistra: SILVIO MARZOLINI. Nato a Barracas (barrio di Buenos Aires), punto fermo del Boca, giocò i Mondiali del 1962 e quelli del 1966. In quest'ultima occasione la stampa specializzata lo considerò il miglior terzino sinistro del torneo. Disputò 28 partite con l'Argentina, realizzando anche una rete. Il fumettista e scrittore di Rosario, Roberto Fontanarrosa, ha detto: “Marzolini ha inaugurato la figura del terzino moderno che scende in attacco e non si limita solo a difendere. La fa con enorme tecnica, eleganza distintiva e tocco di palla”. Qualcuno in Italia lo definì il Facchetti argentino.

Centrocampo
FERNANDO REDONDO. La mia debolezza, lo ammetto. Ha scritto pagine indimenticabili della storia del club più blasonato al mondo, il Real Madrid: con le merengues Redondo vince due campionati spagnoli (1994-1995 e 1996-1997), due Champions League (1997-1998 e 1999-2000) e una Coppa Intercontinentale (1998); nell'edizione 1999-2000 della Champions League viene eletto miglior giocatore del torneo. In nazionale El principe totalizza 29 presenze e 1 gol; vince una Coppa America (in Ecuador, nel ‘93) e una Confederation cup (in Arabia Saudita, nel ‘92).                                                “L’eleganza che piega il calcio dei ruvidi, un passo di tango sulle note di Vuelvo a sur, la dolcezza prepotente del centrocampista completo” (cit. anonimo).
OSVALDO CESAR ARDILES. Ottima tecnica individuale, ampia visione di gioco, brevilineo e agile, Ardiles (che in Spagna ‘82 giocò con una improponibile maglia numero 1) ha collezionato 52 presenze e 8 gol con la maglia della nazionale argentina, con la quale ha partecipato al campionato mondiale del 1978 (vincendolo) e, appunto, a quello del 1982. Per capirci, è quello che nel film Fuga per la vittoria esegue la spettacolare bicicletta, facendo strabuzzare gli occhi al comandante tedesco (innamorato più del pallone che del Reich) e a milioni di spettatori. 

Trequarti
DIEGO ARMANDO MARADONA: tanto nomini nullum par elogium.
Sì! Ultronea è ogni parola che possa io scrivere sul Dio del calcio, meglio prendere a prestito l'epitaffio a Niccolò Machiavelli. Ed è meglio prendere a prestito le parole di Victor Ugo Morales, il telecronista uruguaiano (neppure argentino), che impazzisce di gioia e piange e ringrazia Dio, mentre Diegooooool parte da centrocampo, si beve mezza Inghilterra, compreso Peter Shilton, e… ta ta ta ta ta ta… quasi entra con tutta la palla in porta. E L’’aquilone cosmico diventa campione del mondo! 
ALFREDO DISTEFANO
. Saeta Rubia (freccia bionda) è unanimemente ritenuto tra i più grandi giocatori di tutti i tempi. La sua fulgida carriera è indissolubilmente legata al Real Madrid, con la cui maglia ha segnato 308 gol, dominando in Liga e in Coppa dei Campioni (ne ha vinte cinque consecutive, andando a segno in tutte le finali, unico a riuscirci). Ha giocato con le nazionali di Argentina e Spagna, vincendo la Coppa America nel 1947 e venendo convocato ai Mondiali del 1962 con gli iberici, senza però giocare a causa di un infortunio. Due volte Pallone d'oro (nel ‘57 e nel ‘59), don Alfredo a inizio carriera faceva l’esterno offensivo, poi si trasformò in centravanti, ma era capace di ricoprire, alla bisogna, tutte le parti del campo. 
LIONEL MESSI. La pulga Lionel Andrés Messi Cuccittini è il neo campione del mondo. Erede naturale di Diego, Leo Messi ha conquistato i cuori di tutti gli argentini, di tutti i catalani, di tutti noi. Capitano della nazionale, con la Seleccion ha vinto pure una Coppa America (l’anno scorso), un mondiale under 20 (nel 2005) e un oro alle Olimpiadi di Pechino del 2008. Con la nazionale maggiore le presenze, a oggi, sono 172, 98 i gol segnati. Sette volte Pallone d'oro, ha partecipato a ben 5 campionati del mondo, record! 

Attacco
Punta centrale: OMAR GABRIEL BATISTUTA. Mario Kempes mi perdonerà, ma il re leone di Firenze, che passò da Roma conquistando uno straordinario scudetto, è la punta perfetta della mia Argentina perfetta. Bati-gol è uno degli attaccanti più forti della storia.
Nato ad Avellaneda, con la maglia della nazionale gioca 77 partite segnando 54 gol (è il secondo miglior realizzatore nella storia della nazionale argentina) e vince due Coppe America (nel ‘91 e nel ‘93). Capace di zittire il Camp nou, era fortissimo di testa, aveva un senso del gol innato, una personalità spiccatissima e un tiro potente (la sua palla viaggiava oltre i 100km orari).
Ricapitolando:  
1 Fillol
2 Zanetti 
3 Marzolini 
4 Redondo
5 Perfumo
6 Passarella 
7 Messi
8 Ardiles 
9 Batistusta 
10 Maradona 
11 Distefano 
Allenatore: Cecar Luis Menotti

Lo so, la squadra è un po’ “leggerina” e in fase di non possesso soffrirebbe.
Ma con la palla ai piedi… ta ta ta ta ta ta ta ta