Per racchiudere la serata di Glasgow in poche parole, il Milan può essere paragonato a una legione romana che si avventura oltre il Vallo di Adriano e liquida agevolmente una forza di bellicosi Caledoni. Sulla strada del ritorno, però, si lascia attirare in un agguato che potrebbe avere effetti letali, ma riesce ad aprirsi la strada verso i propri quartieri, con poche perdite e un rilevante bottino.

Entrando nel dettaglio, confesso che, quando ho visto la formazione, ho pensato che Pioli volesse giocare con un 4-4-1-1, in cui Diaz, nella posizione di Chala, avrebbe avuto il compito di collegare il centrocampo  al centravanti Ibra. Dopo qualche minuto, tuttavia, è stato evidente che Pioli non aveva alcuna intenzione di rinunciare al proprio modulo, il 4-2-4 in fase di attacco che diventa anche 4-4-2 se ci si difende. Preoccupato oltre misura dalla forza fisica dei giocatori scozzesi, però, il tecnico non ha avuto il coraggio di schierare Diaz nella posizione di Chala, con Ibra e Leao in attacco, ma ha assegnato il ruolo di Chala a Krunic, defilando Diaz sulla fascia.

Nel corso dei primi 15' il Celtic ha pensato a fare un pressing alto interessante, perché gli scozzesi non pensavano tanto a raddoppiare sul possessore di palla rossonero, quanto a piazzarsi sulla probabile traiettoria delle triangolazioni, in maniera da intercettare il pallone e proiettarsi sulla porta poco distante. Tre volte i rossoneri hanno, pertanto, perso palla in questa maniera, la prima volta per un effetto flipper e le altre due servendo direttamente gli avversari. Quando hanno capito dov'era l'inghippo, hanno iniziato a muoversi di più senza palla e a controllare chi c'era sulla traiettoria del passaggio, così il povero Celtic non l'ha vista più, anche se le occasioni rossonere, nella prima fase di gioco, non sono state molte. Sì, perché Krunic non ha le caratteristiche tecniche per fare il ruolo di Chala e Diaz, nonostante molti non l'abbiano capito, non è un'ala o un esterno, esattamente come non lo è Chala, A entrambi manca la progressione sulle medie e lunghe distanze, essendo giocatori letali nel breve, quando prendono il tempo agli avversari e tirano o servono i compagni. Se  non si comprende questo, si tornerà all'errore di Gattuso che si ostinava a confinare il turco sulla fascia sinistra, cosa che ha impedito il rinnovo tempestivo del contratto di Chala, considerato a lungo un giocatore mediocre. Krunic, in compenso, è un marcantonio e, pur non creando occasioni, ne ha sfruttata una da autentico centravanti d'area, portando i suoi in vantaggio. Allo scadere del primo tempo, Diaz ha approfittato di un bell'inserimento di Theo sulla fascia per avere la scusa di accentrarsi. Detto fatto, trovatosi nella posizione di Chala, ha fatto il Chala con un gol, per buona misura, alla Messi. Ibra, dal canto suo, ha giocato da play-maker offensivo, cercando opportunamente di compensare i limiti di Krunic in fase creativa.

Per quanto le scelte iniziali di Pioli siano state cervellotiche, le vicende del primo tempo gli hanno dato ragione, anzi, si potrebbe dire che il Milan ha fatto ciò che spesso non gli riesce, sfruttare tutte le occasioni avute per segnare. Il problema è che Pioli ha tirato indietro la squadra troppo presto, fin dall'inizio della ripresa, pensando alla Roma. Lennon, che aveva di certo guardato il calendario rossonero, deve aver consigliato ai suoi di continuare a macinare palloni, proprio sperando in un arretramento degli avversari e in un episodio che riaprisse il match.

Un Leao inizialmente abulico, forse deluso di non aver giocato dall'inizio, è entrato al posto di una stanco Ibra. Il Celtic è venuto ancora più avanti e alla mezz'ora ha avuto la sua chance di rimettere in sesto il risultato, accorciando le distanze. Tonali era sul marcatore, il carneade di turno Elyounoussi, ma più che perdersi l'avversario, si è fermato perché riteneva che il giocatore del Celtic stesse entrando nella zona di un compagno. Partita riaperta? Sì e no, in quanto il Milan ha stretto i denti senza soffrire molto, se non per le incursioni di un interessante Frimpong, sulla fascia di Hernandez, ragazzotto da tenere d'occhio. Leao, come centrato da una secchiata d'acqua gelida, si è messo a correre come un forsennato, facendo il suo ingresso nella partita, mentre Pioli ha avuto un lampo di genio e ha messo dentro Hauge.

Siamo nel recupero, quando spesso si decidono i match prima chiusi e poi riaperti, Leao fa un movimento che è sfuggito a tutti, forse anche a lui, perché nato nella sfera dell'intuizione pura:  va incontro a Saelemaekers sulla fascia destra dell'attacco rossonero, portandosi dietro non solo il proprio marcatore,  ma in parte anche il secondo centrale, che si stacca da Hauge. Il norvegese si produce, a sua volta, in una genialata, perché resiste alla tentazione di avanzare troppo presto e resta in attesa del lancio che lo manda, solo soletto e in posizione regolare, a segnare il gol che chiude la pratica Celtic.

La legione Milan si è aperta un varco fra i nemici ed è sfuggita all'agguato dei Caledoni, tornando tranquilla a casa, anche se si è complicata la vita da sola e, a mio avviso, avrebbe dovuto spingere con ferocia nei primi 15-20' del secondo tempo per segnare lo 0-3. Solo dopo, avrebbe dovuto chiudersi dietro il muro di scudi pensando alla Roma. Però non è facile per nessuno vincere al Celtic Park contro una squadra, sì di seconda fascia, ma che è abituata al clima internazionale, in quanto gioca sempre le coppe, cosa che in questi anni i rossoneri hanno fatto raramente. Il Celtic, inoltre, ha un nome affascinante e questo, può sempre innervosire chi entra nella sua tana.

I tifosi mugugnano su Tonali, la cui prestazione invece è stata buona, e Leao, accusato di non mangiare l'erba. Ricordo, tuttavia, che i giocatori che mangiano l'erba, nel recupero, si fiondano in profondità a testa bassa in mezzo alla difesa, finendo imbottigliati o in fuorigioco. Leao ha fatto il movimento giusto al momento giusto. Hauge, dal canto suo, è il classico giocatore che avrebbe fatto innamorare Niels Liedholm per la capacità di seguire l'azione e giocare senza palla. Forse la sua differenza rispetto a Chiesa sta solo nel costo, chi lo sa? E nel calcio conta quello che sai fare, non il prezzo sul cartellino.