Alla fine tutti i nodi sono arrivati al pettine!

Quei nodi che noi, semplici tifosi, vedavamo già da tempo e a cui oggi tutti i media cercano di dare una spiegazione. Il ciclo bianconero è giunto al capolinea, è arrivata ora la fine di un declino iniziato almeno tre anni fa. Ora sì parla di rivoluzioni clamorose, di cambiamenti totali e radicali, ma francamente siamo ancora alle "chiacchiere da bar", nel senso che dire oggi come sarà strutturata la Juventus, in panchina e in società, nella prossima stagione è prematuro. Ma prima di parlare delle possibili rivoluzioni per la prossima stagione, vediamo come siamo arrivati a questo punto, come una squadra e una società modello, sia riuscita a buttare tutto in così poco tempo. 

La Juventus ha iniziato un ciclo e un progetto vincente che è durato ben nove anni, ha realizzato una leggendaria cavalcata che difficilmente sarà superata o eguagliata. A livello sportivo nove scudetti, quattro coppe Italia, cinque Supercoppe, più due finali di Champions. Una rosa di prim’ordine. A livello economico dallo stadio di proprietà, la sede alla Continassa, il J-hotel, il nuovo centro sportivo, il J Museum, un bilancio economico invidiabile e una struttura economica solida. Oggi i risultati sportivi sono impressi nella storia, ma il resto sì è sciolto come neve al sole. Sicuramente complice la pandemia, ma non principalmente, i conti in casa Juventus sono peggiorati di parecchio, presentando un passivo di svariati milioni di euro, un monte ingaggi mostruoso per una rosa mediocre. Sì perché se pur sbagliato nella concezione, un bilancio in passivo con una rosa di campioni si può anche sopportare, un bilancio come quello attuale per Rabiot, Ramsey e Bernardeschi assolutamente no, è inaccettabile. E questa situazione non è piovuta dal cielo, non l'abbiamo trovata così, ma qualcuno l'ha creata. Lungi da me l'idea di criticare chi tante gioie ci ha dato in questi anni, però è anche doveroso riconoscere gli errori di gestione di qualcuno in questi ultimi anni. C'è chi ha gestito tutto questo e di conseguenza è responsabile della situazione attuale, e come è giusto che sia, deve rispondere di queste scelte.

La Juventus sì era creata una sorta di "mondo perfetto" fatto di rosa di ottimo livello, conti perfetti, dominio nazionale e un posto sempre tra le migliori d'Europa. Ma l'ossessione per quella coppa l'ha fatta volare così vicino al sole, fino a bruciarsi. Le scelte di privarsi di giocatori giovani italiani, e non, per cercare quei campioni che sulla carta avrebbero dovuto garantire l'ultimo salto di qualità, è stato un grosso errore. Da Ronaldo, Ramsey e Rabiot è stato un massacro per i conti. Secondo errore è stato il non saper tagliare con un passato "ingombrante" che pesa tantissimo nella naturale evoluzione delle cose. Mi riferisco in primis ai ritorni di Bonucci e Buffon e ai rapporti di amicizia con i dirigenti. È finita, è il momento di cambiare radicalmente, non per vincere subito, ma per ritrovare quella scintilla e quelle motivazioni di dieci anni fa. Chi c'è ora non può più farlo. L'ha fatto, è stato stato grande, ma ora non può più farlo. 

AGNELLI 

È stato l'artefice della rinascita, la sua lungimiranza ha fatto sì che la Juventus tornasse ad occupare il posto, in Italia e in Europa, che meritava, ma negli ultimi tempi è stato anche quello che ha permesso l'allontanamento prima di Marotta e poi di Allegri, ha esonerato Sarri, scelto personalmente Pirlo, e per finire, la questione Superlega. Decisamente troppo anche per lui. Se dovesse rimanere dovrà essere giustamente redarguito e rimesso nella giusta prospettiva, altrimenti è giusto trovi un'altra esperienza. 

PARATICI 

È evidente che da quando ha dovuto gestire tutto lui, dopo la partenza di Marotta, le cose sono peggiorate sensibilmente, in campo e nel bilancio. Ha sbagliato scelte importanti come Rabiot e Ramsey, così come per Arthur, e altri. Ha voluto chiudere con Allegri, ha voluto Sarri, non ha saputo gestire Dybala e per finire la pessima figura con il caso Suarez, credo non serva aggiungere altro.

NEDVED 

Mi ricordo di lui per gli insulti agli arbitri, per i calci e pugni su panchine e tabelloni pubblicitari e per l'amicizia con Raiola, per il resto non so cosa faccia. Non mi sembra abbia lo stile per il ruolo che occupa. 

PIRLO 

Ha meno colpe di tutti, ma è ancora troppo acerbo per guidarci. Ha bisogno di tempo e di esperienza, che solo il campo e qualche società cadetta o provinciale può dargli. Deve andare a sporcarsi le mani da qualche parte, deve imparare a imporre la sua idea di gioco e personalità altrove. Può diventare un grande allenatore, perché la sua idea di calcio è assolutamente valida, ma serve altro. 

COSA SUCCEDERÀ?

Difficile dire oggi quali saranno le figure che guideranno la squadra nella prossima stagione. Nei corridoi, la voce che bisbiglia parla di un cambiamento totale. Si vocifera di un Lippi nel ruolo di presidente, come fu Boniperti, di un Del Piero vicepresidente, e il braccio destro di Elkann, Alessandro Nasi, come ammistratore delegato. Poi potranno esserci diversità nelle nomine, con quest'ultimo presidente, ma insomma ci siamo capiti su quali potrebbero essere i nomi nuovi in società. Si parla addirittura di un ritorno di Marotta, ma qui siamo al fantacalcio. Nuova linfa per nuovi progetti. Certamente serve come il pane una figura capace di risistemare i conti al più presto a costo di prendere decisioni drastiche. Senza conti in ordine non si va da nessuna parte, e in questo ruolo, Nasi potrebbe essere perfetto. Così come Lippi e Alex nella gestione sportiva assieme all'allenatore, oltre a ridare una immagine di juventinità forte. 

Veniamo al nocciolo, chi sarà l'allenatore? In più di occasione Allegri ha dichiarato di voler ripartire a "costruire" un nuovo progetto, non di voler una squadra pronta per vincere. Il momento sarebbe perfetto, sarebbe più perfetto ora che due anni fa, quando lui stesso chiese una rivoluzione e fu accompagnato alla porta. Rivoluzione ci sarà, un nuovo progetto pure, e Allegri potrebbe riprendere il discorso interrotto due anni fa, con nuovo entusiasmo. Le voci che si rincorrono di un Sarri a Roma e di uno Spalletti a Napoli non lasciano molte altre interpretazioni. Pure all'estero i top club sono abbastanza sistemati, quindi... Alternative, oggettivamente, non ne vedo, ancora un giovane allenatore che possa ricostruire non lo vedo proprio possibile. Ci vogliono delle certezze almeno in panchina.

LA SQUADRA 

Compatibilmente con le opportunità di mercato, le capacità di chi dovrà dirigere i giochi, onestamente ce ne sarebbero ben pochi da tenere per un nuovo progetto che avrà per forza di cose bisogno di tempo. Serve gente motivata dalla voglia di vincere e di riscatto. Quindi darei una bella stretta di mano e un caloroso abbraccio ma saluterei Buffon, Bonucci, Chiellini, poi senza tanti convenevoli saluterei Ramsey, Rabiot, Bernardeschi, Sandro, Ronaldo e Morata. Punterei sui giovani come De Ligt, Chiesa, Kulusevski, McKennie, e su Dybala. Poi terrei comunque Cuadrado e Bentancur. Da valutare Demiral e Arthur. 

CONCLUSIONE 

Ci vuole coraggio a cambiare, serve forza ma serve anche equilibrio. Se a livello di dirigenza ci sarà un ribaltone almeno in panchina ci vuole sicurezza.