L'Atalanta è arrivata a tanto così dal compiere una vera e propria impresa, ma alla fine non ce l'ha fatta, e nel modo più doloroso possibile e immaginabile si è vista togliere dalle mani una storica qualificazione alle semifinali di Champions Legue, dove invece è approdato il Psg di Neymar & Co. L'impresa sarebbe stata oltre che storica, anche dal doppio forte significato.

Il primo perché si sarebbe trattato di una squadra "provinciale" senza grossi fuoriclasse  dal budget nettamente inferiore alla maggior parte delle squadre partecipanti. Il secondo, e forse più importante, perché in questo quarto di finale a partita secca, andava in scena lo scontra tra due realtà diametralmente opposte. Da una parte la Dea che fa dell'organizzazione del gioco, degli schemi messi in campo dalle idee innovative del suo allenatore Gasperini con giocatori utili alla causa ma senza fuoriclasse strapagati e una società "sana" che sta dimostrando quanto di buono si possa fare anche da provinciali. Dall'altra l'esatto opposto. Una squadra creata coi milioni di euro dello sceicco che compra giocatori a piacere senza doversi preoccupare del bilancio, dove un giocatore vale come tutta l'Atalanta, dove in panchina c'è un tizio che con tutto rispetto non ho idea ne di chi sia o cosa faccia, e che tutto vive sulle individualità dei singoli campioni. Alla fine, purtroppo, l'ha spuntata il Psg, alla fine ha vinto non il gioco, non gli schemi o le idee innovative, ma ha vinto il campione, il guizzo, l'individualità, la giocata del campione.

Oggi tutti siamo d'accordo sul fatto che la squadra di Gasperini avrebbe meritato la semifinale, ma in quella semifinale ci sono i francesi coi loro milioni e il loro non gioco. E anche vero che i transalpini arrivano in una semifinale per la prima volta della loro gestione moderna, e questo fa ancora più male. È sempre la solita diatriba, tra il gioco e i solisti. Lo scorso anno nella posizione del l'Atalanta c'era l'Ajax, che in semifinale ci arrivò eliminando la Juve. Una prova di grande impatto, un gioco fresco, veloce tecnico che ha insegnato calcio ai bianconeri, salvo poi arrendersi alla fine alla serata della vita di Lucas Moura del Tottenham che in una manciata di minuti cambiò la storia. Anche il quel caso, i lancieri che avevano incantato i tifosi di tutta Europa con il loro gioco, alla fine si sono dovuti attendere agli episodi di una giocata fine a se stessa. Lo scorso anno agli olandesi, che non sono riusciti a ripetersi quest'anno, oggi ai bergamaschi, fatto sta che spesso e volentieri si sente parlare dell'importanza del gioco, ma in competizioni come la Champions, i campioni con le loro giocate fanno ancora la differenza, meritate o no le vittorie passano dai piedi dei fuoriclasse. Non so se l'Atalanta avrà ancora un'occasione del genere, ma mi viene più spontaneo pensare che invece il Psg l'avrà.

Ultimamente si discute spesso sull'importanza del gioco di una squadra, dell'organizzazione, sugli schemi, che a sentire molti opinionisti o addetti ai lavori, dovrebbe essere la chiave per dei successi a scapito di chi vive sulle individualità. Ma in realtà se le individualità sono diverse in una squadra, contro un buona squadra ben organizzata ma con poche o nessuna di queste, alla fine passa quasi sempre la squadra dei solisti. La soluzione perfetta sarebbe avere un'Atalanta, o un Ajax farciti di Messi, Ronaldo, Marcelo, Modric ecc....ma non è così. Così lo è stato per il Milan di Sacchi o il Barcellona di Guardiola, ma poi? Poi abbiamo assistito a vittorie di squadre chi per annata di grazia come il Dortmund o il Porto, o per squadre zeppe di fuoriclasse come l'Inter del triplete o il Real dei galattici.

Sicuramente squadre come l'Atalanta sono uno spettacolo e sicuramente lasciano un ricordo importante e indelebile nella memoria degli appassionati e dei propri tifosi, se ne parlerà a lungo, ma poi alla fine, chi la alza, sono sempre i campioni e i fuoriclasse. Al 92esimo un guizzo di un fuoriclasse ha portato una semifinale in Francia, poco dopo una palla invitante sui piedi di Muriel non è stata trattata allo stesso modo. Attimi, dettagli, episodi che nulla hanno a che fare con il gioco, gli schemi e i moduli, ma che alla fine fanno sempre la differenza. Guardiola, Mourinho, che di Champions se ne intendono hanno sempre sostenuto come questa competizione esula dal resto di tornei, e dove, a detta loro, sono i dettagli e gli episodi a incidere molto. Nel mio modesto pensiero e nel mio modo di intendere il calcio ho sempre pensato che un conto è avere una squadra che sappia eseguire trame di gioco valide e innovative che poi devono essere finalizzate da un Gabbiadini, un conto è non avere chissà che idee di gioco ma avere Messi e Suarez che la buttano dentro. Anche la Juve contro il Lione nonostante tutto stava per essere trascinata dall'unico fuoriclasse che ha in rosa. Brava Atalanta, ci hai emozionato e illuso, però alla fine...