Se si credesse che il problema del Milan sia la sconfitta di ieri, si andrebbe del tutto fuori strada. Ma vediamo perché.

L'Atalanta veniva da in periodo di appannamento che l'aveva fatta scivolare a metà classifica. E tuttavia i bergamaschi hanno un ottimo allenatore, un parco giocatori molto valido e uno stadio che, nelle partite casalinghe, costituisce un valore aggiunto. Per quanto, poi, non avessero ancora vinto contro le squadre più importanti, non erano mai stati messi sotto. Insomma, prima o poi avrebbero trovato la vittoria in un confronto ad alto livello. Il campionato si gioca in 38 partite, per cui le battute a vuoto contro squadre rognose sono nell'ordine delle cose. La Dea era una squadra rognosaIl problema, quindi, non va individuato nel 3-2 con cui il Milan è uscito battuto da quel di Bergamo, bensì nel filotto precedente di risultati negativi che hanno reso un lusso ulteriori passi falsi. In tal senso, la Dea si è limitata a presentare il conto delle follie passate.

La società ha commesso delle follie estive, non tanto allontanando Maldini, bensì non sostituendolo con un professionista serio e sgamato, come Tare per esempio. Ha lasciato ogni cosa in mano a dilettanti convinti che basti capirne di finanza e contabilità per gestire un business sui generis come una squadra di calcio. Ne è scaturita una squadra di elementi tutti molto validi, ma messi insieme a caso, con meno criterio di quanto farebbero dei ragazzini che scelgono i compagni per la partita sulla spiaggia. E poi solo dei dilettanti potevano pensare di fare una mini-rivoluzione mantenendo in panca il vecchio tecnico. D'accordo, Pioli si era dissociato pubblicamente da Maldini, ma pensare che questo bastasse a puntare su di lui è stata una leggerezza... da dilettanti.

Quanto a Pioli, potremmo anche non considerare il derby, perché quella sconfitta è stata seguita da un filotto di risultati. A partire da Milan-Juventus, però, il tecnico ha dato l'ìmpressione di baloccarsi con ottusa testardaggine su un giocattolo che non funzionava e non poteva funzionare, convinto che insistendo negli errori avrebbe ottenuto risultati diversi. Di tanto in tanto, ha corretto solo per non precipitare. Da quando è in rossonero, si comportato come chi crede che si può sbagliare quanto si vuole, perché poi si può sempre rimediare. A volte ci è riuscito, mentre ieri è stato crudelmente punito in un match che, in fondo, non aveva gestito al peggio.

All'arbitro La Penna si potrebbero fare due rimproveri. Il primo potrebbe farlo l'Atalanta per non aver fischiato la spinta a centrocampo di Musah agli sgoccioli del primo tempo. Ma va detto che quell'azione aveva esaurito i suoi effetti con la palla sul fondo. Il calcio d'angolo era un'altra azione e l'Atalanta aveva avuto il tempo di prepararsi a contrastarlo. E poi, se si dovesse tornare indietro a vedere l'azione precedente a quella di ogni gol o l'azione precedente alla precedente, si troverebbe qualcosa di storto in troppe reti. Il secondo rimprovero potrebbe farlo il Milan per il mancato cartellino a Koopmeiners nei primi minuti (piede a martello su Theo) convertitosi nell'ultima mezz'ora in una sequenza eccessiva di gialli a carico dei rossoneri. Questi cartellini hanno favorito l'espulsione di Calabria nel finale della partita. Dal momento, tuttavia, che mancavano pochissimi minuti alla fine, i rossoneri avevano tutto per poter mettere una pezza alla falla.

A sorpresa, Pioli aveva schierato Florenzi centrale difensivo, affinché avanzasse quando il Milan era in possesso di palla e desse manforte a Reiunders. La cosa è stata anche spiegata da Gasperini nelle interviste del dopo partita. La mossa non ha prodotto effetti positivi né effetti negativi. Se voleva essere una genialata, non si è rivelata tale, ma neppure ha affossato i rossoneri, perché nella prima fase l'Atalanta temeva il Diavolo e portava pochi uomini in avanti. In attacco aveva solo Lookman e De Ketalaere, che si scambiavano posizione aprendo spazi per le incursioni di Pasalic. Di contro il Milan trovava troppi uomini dalle parti dell'area nerazzurra. Come conseguenza logica, dopo una mezz'ora abbondante, il risultato era un altrettanto logico 0-0. Con ulteriore logica, il risultato si è sbloccato per episodi isolati. La Dea è passata con una deviazione di Tomori su Lookman, il più classico dei gol sporchi, mentre il Milan ha raggiunto gli avversari sull'ultima azione con Giroud su calcio d'angolo.

Nel secondo tempo Gasperini ha chiesto ai suoi di alzare i ritmi per aumentare la liquidità tecnica da fare spendere alla sua squadra: più moneta (più giocatori) e maggiore velocità di circolazione della moneta (maggior movimento dei giocatori). Il Milan è andato in difficoltà, ma in fondo ha cercato di coprirsi come con Fiorentina e Frosinone. Peccato che il povero Chuckwueze sia un adattato alla marcatura e non ci ha capito nulla quando De Ketalaere è finito stabilmente a destra. Non lo ha neanche visto, mentre il belga vedeva bene Lookman, che raddoppiava.

Nel prosieguo del tempo, il Milan rischiava il terzo gol, ma più che altro perché. fisiologicamente, si sbilanciava per recuperare. Stringeva i denti e teneva benino, anche grazie a Maignan, che è parte della squadra è quindi un punto di forza come un altro. Pareggiava con Jovic verso la fine su assist di Pulisic. Almeno a sinistra, l'amerikano riesce a non essere sprecato anche se è confinato all'ala. Jovic dimostrava, a sua volta, di non essere Giroud o un centravanti che va sul primo palo o attacca la porta, bensì un serpente che si accquatta nellì'erba del secondo palo o del passo indietro, per colpire a sorpresa.

A questo punto, Eupalla dea del calcio, incaricava la Dea di Bergamo di presentare il conto a Pioli e ai dilettanti allo sbaraglio della dirigenza. Troppo comodo pensare di farne quanto Carlo in Francia e poi iniziare di colpo a fare bene! 

Dopo averlo ammonito una prima volta con troppa severità, La Penna era costretto a espellere Calabria per un fallo tattico a centrocampo. Mancavano però spiccioli di partita e l'inferiorità numerica, specie sulla fascia, era gestibile. Il Milan, tuttavia, punta troppo a giocare uno-contro-uno, cosa che moltiplica gli effetti dell'inferiorità numerica e che è chimera sperare di compensare con l'attenzione. L'Atalanta andava in rete con un colpo di tacco quasi accademico di Muriel. Miranchuk si era liberato bene fra Tomori e Florenzi e aveva inclinato la zona di campo in discesa per l'Atalanta. Adli avrebbe potuto solo mettere giù Muriel causando un rigore, ma l'inesperienza non ha suggerito al ragazzo la soluzione. E poi Muriel è stato bravo nel togliere il tempo della scelta all'avversario con l'intuizione del colpo tacco.. Chi lo sa? Forse non sarebbe accaduto nulla grazie a di Maignan, come magari sarebbe stato gol uguale.

Per chi crede in certe cose, si può comunque far notare che i gol mancati in maniera eclatante sono stati tutti della Dea, con gli errori di De Ketalaere e Lookman, uno per tempo, a pochissima distanza dalla porta. Tirando le somme, si è detto all'inzio che il problema rossonero non va individuato nella partita di ieri, ma nelle castronerie precedenti. Bisogna, quindi, ringraziare l'Inter per aver strapazzato l'Udinese, mostrando che i modesti scarponi di Cioffi e Cioffi stesso si erano fatti belli con la pochezza di quel Milan. E' vero, avevano segnato con un rigore inesistente, ma in fondo quel penalty era stato degno del Milan di quella sera: inesistente.

Scaroni sarà soddisfatto, in fondo, perché comunque finisca la giornata, i rossoneri saranno in piena zona Champions. Cosa gliene può fregare dei primi posti? Eppure si è giocato meno del 40% di campionato e le sorti dello Scudetto non sarebbero ancora decise, perché i 9 punti in campionato sarebbero recuperabili. Ma come dice qualcuno nel film "Roadie - le vie del rock": tutto funziona, se lo fai funzionare. Cullarsi sul tecnico inadeguato (perché è già a libro paga), mantenere lo stesso staff di preparatori inadeguati (perché già a libro paga), non pensare a portare a casa un direttore sportivo vero (altrimenti come si baloccano i dilettanti attuali?) significa non voler far nulla per farlo funzionare, tanto in Champions ci si arriva... ma ci si arriva? Qui si gioca col fuoco.

Con ogni probabilità, Newcastle sancirà la fine del poco glorioso percorso rossonero in Champions. Forse sancirà anche la fine del percorso europeo del Diavolo. Poi si punterà al terzo quarto o quarto posto, per tornare a farsi eliminare subito anche il prossimo anno. Del resto, volete che anche nella prossima stagione non si punti al terzo o quarto posto? Si punta sempre al terzo o quarto posto. Il calcio è cambiato, vi diranno, conta solo il terzo o quarto posto. 

Allegria signori telespettatori! Allegria!