Anche i marziani piangono. Era questo il titolo che avevo in testa dopo la vittoria di rigore della Juventus al Mestalla contro il Valencia, in Champions, grazie alla doppietta di Pjanic e nonostante l'espulsione di Cristiano Ronaldo nel primo tempo. Ma poi pensandoci meglio non sarebbe stato giusto perché avrebbe focalizzato troppo l'attenzione sul portoghese – come se non avesse già tutti i riflettori puntati su lui in ogni istante – pure in una serata dove non è stato per niente protagonista, se non in negativo. Dunque, anche i marziani piangono, dicevo. E già, sembrerebbe proprio così dopo l'immagine in mondovisone di CR7 in lacrime per il rosso sventolatogli sotto il naso dall'arbitro Felix Brych. Lacrime amare le sue, ma chissà se sono state versate per il dispiacere di lasciare i compagni in difficoltà o piuttosto pensando alla classifica marcatori di coppa dove il suo acerrimo rivale Messi si è involato con tre reti.

La gara contro il Valencia, oltre a rappresentare l'esordio in Champions per la Juve, era pure il ritorno in Spagna per Cristiano. Il Mestalla, pertanto, è stato il luogo del suo battesimo in Champions League con i nuovi colori bianconeri indosso e per l'occasione, da bravo pupo qual è, non si è fatto mancare un bel pianto a dirotto. La Vecchia Signora, invece, deve essersi sentita come una sposa piantata all'altare poco dopo l'inizio della cerimonia.

In verità, il portoghese è stato buttato fuori. Cristiano ha subito, così, la sua prima espulsione nel torneo, e la settima in carriera per rosso diretto. Ciò per decisione dell'assistente dell'arbitro Felix Brych, che ha ravvisato per Ronaldo un comportamento passibile di rosso diretto, in quanto reo di aver afferrato per i capelli Jeison Murillo. Le immagini televisive, a mio avviso, inchiodano senza scampo il portoghese, e riflettono in pieno una simile punizione. In Champions, è vero, non c'è VAR, ma non credo sarebbe stato necessario. Quindi per Roanldo un rientro anticipato negli spogliatoi. Lui con le lacrime agli occhi, il Mestalla colmo di gioia. La sua uscita dal campo non poteva che essere accompagnata da una bordata di fischi, gli stessi che lo hanno accompagnato dal momento del suo atterraggio in terra andalusa. D'altronde il portoghese non ha lasciato un buon ricordo nei tifosi valenciani, dal momemto che in camiseta blanca ha più volte segnato contro la squadra di casa. Era il minuto 28 e il Valencia ha creduto nell'impresa. Ma non aveva fatto i conti con la forza di una Juve che anche in dieci si è mostata troppo superiore ai rivali. Questa è la Champions.

La Juventus ha dimostrato che con CR7 ha fatto un grosso affare di marketing, ha 'abbellito la propria confezione'. Con lui sarà senz'altro la candidata principale a portare la Coppa dalle grandi orecchie da Madrid a Torino. Senza Ronaldo ha dimostrato di essere una grande squadra. Prima dell'espulsione del portoghese, i bianconeri avevano dominato, è vero. Ma hanno peccato di troppa superficialità e hanno sbagliato quello che di solito in Champions viene punito. Si ci è messa anche un po' di sfortuna. Prima Mandzukic, in versione Paperino – meglio quando si veste da Gastone e mette dentro pure i colpi di tacco sbagliati dal fenomeno – poi Khedira, che è rimasto infortunato nell'azione, e infine Bernardeschi hanno graziato il Valencia.

Dopo l'espulsione gli andalusi hanno iniziato a vedere la luce e affacciarsi nella metà campo avversaria dopo la prima mezz'ora di monologo juventino. Neto ha iniziato a respirare. Cancelo è stato molto più impegnato nella propria area che in quella avversaria, Rodrigo e Guedes hanno iniziato a correre palla al piede piuttosto che rincorrere gli avversari e Batshuayi si è fatto vedere in avanti. Sua, praticamente, l'unica palla gol costruita dal Valencia in 90 minuti. Il belga ha messo a sedere Chiellini ma Szcensny è stato grande nell'occasione.

Allegri cura bene la fase difensiva e la squadra bianconera sa come chiudere tutti gli spazi anche in inferiorità numerica. La Juve può anche perdere un uomo, ma non perde mai la determinazione che da sempre la contraddistingue. Il dominio del Valencia, perciò, era più dovuto alla superiorità numerica che per superiorità tecnica. In questa fase Matuidi ed Emre Can a centrocampo, e Bonucci in difesa hanno spiccato. Ma la Juve ha risorse in tutte le sue linee e proprio un'ex della gara – insieme a Neto – è stato decisivo: quel Joao Cancelo, pagato quest'estate al Valencia 40,4 milioni di euro. Il portoghese ha prima sparato sopra la traversa e dopo si è procurato il rigore. Penalty netto, con o senza VAR. Pjanic ha preso la palla e con freddezza ha segnato, consapevole che con Ronaldo in squadra per lui saranno poche le occasioni di presentarsi sul dischetto. 0-1 e riposo.

E appena usciti dagli spogliatoi, non erano passati nenche cinque minuti, e un altro rigore a favore della Juventus. Anche in questo caso assolutamente netto. Murillo ha afferrato Bonucci in area, durante un angolo, e Brych a tre metri di distanza ha fischiato la massima punizione. Si ripresenta Pjanic e chiude la gara. La Juve in dieci non ha mostato sintomi di debolezza e il Valencia non ha mai dato l'impressione di essere all'altezza degli avversari, né tecnicamente, né a livello agonistico. Non importa quanto Marcelino scuoti i suoi e metta forze fresche in campo. Non basta neanche un rigore al Valencia per segnare. Parejo fallisce dal dischetto al 96', o forse sarebbe meglio dire che Szczesny para.

Troppo forte questa Juve, con o senza Ronaldo. Anzi meglio senza!