Con l’anno nuovo alle porte si è iniziata anche a scatenare la ridda di nomi, più o meno fantasiosi, che infiammeranno la finestra di mercato invernale. Ogni tifoso si aspetta il regalo sotto l’albero dalla propria squadra di club, il campione che rilanci ambizioni o consolidi i rapporti di forza instauratisi. Tra le varie suggestioni di mercato, ce n’è una più di tutte che rischia di diventare il prossimo tormentone pallonaro, ed è quella del ritorno di Paul Pogba sotto la Mole, dopo la sua turbolenta parentesi inglese. Era iniziato con delle voci, delle battute via social, e ora il ritorno di fiamma tra la Juventus e Pogba sembra molto più concreto. L’operazione, viste le squadre coinvolte e le cifre in ballo, non è delle più semplici, ma può essere plausibile – più probabilmente in estate – sotto diversi punti di vista. Oltre ai numerosi risvolti positivi, però ce ne sono anche alcuni negativi, d’altronde si sa, le minestre riscaldate non hanno mai il sapore originale della prima volta.

Parlando del francese viene subito alla mente il tormentato – ed è un eufemismo – rapporto con il suo attuale allenatore ai Red Devils, José Mourinho. Da tifoso juventino scappa inevitabilmente un sorriso pensando a quella che è divenuta una vera e propria disputa pubblica tra i due, e ai risvolti di mercato che questa situazione potrebbe provocare. Ancora una volta, un campione apparentemente felice è imploso con Mourinho in panchina, ma è totalmente colpa del portoghese? La sensazione che si ha dall'esterno è che il Manchester United, una vera istituzione del football d'oltremanica, sia in fermento. I Diavoli Rossi hanno fatto il loro peggiore inizio di stagione negli ultimi 20 anni, ossia da quando Sir Alex Ferguson – nella stagione ‘89/90 – svoltò come manager, grazie al gol salva panchina di Mark Robins nella partita di FA Cup al City Ground di Nottingham contro il Forest. Un gol che ha cambiato per sempre la storia del calcio, arrivato in un momento cruciale per Sir Alex Ferguson. Lo scozzese in carica da tre anni, infatti, era al centro di molte discussioni, sottoposto a forti pressioni per risultati che non arrivavano, e i tifosi ne chiedevano a gran voce la testa. Sembra di rivivere un dejavù. Con quella vittoria lo United volò in finale per poi vincere il suo primo trofeo, il primo di una lunghissima serie. Una partita ancora oggi ricordata e celebrata, e che segnò una svolta, o almeno così si vuol far credere. Il consiglio del Manchester United all'epoca, in realtà, fu enormemente influenzato da Sir Bobby Charlton che, come rivelò in seguito, non era mai stato intenzionato a licenziare lo scozzese dopo solo tre stagioni. Charlton, un vero uomo di football, apprezzava quello che Ferguson stava costruendo dietro le quinte, gettando le basi per un glorioso avvenire, ed ha fatto in modo che la storia potesse continuare insieme. Dopo 38 trofei – tra cui 13 Premier League e i due trionfi in Champions League – numerose vittorie e successi che hanno segnato i 26 gloriosi anni del regno di Ferguson, questa decisione ora sembra indiscutibilmente la migliore mai presa nello sport professionistico!
Oggi è Mourinho che sta attraversando il suo periodo di avversità sportive e sarà molto interessante vedere se riuscirà a superarlo, sempre se avrà il tempo di farlo. Il silenzio che proviene della stanze del potere del Manchester United questa volta fa molto rumore. I Red Devils sono stati battuti da squadre inferiori come il neopromosso Wolves e dal West Ham, quando era ultimo in classifica; per di più è pure stato - meritatamente - eliminato dalla Carabao Cup per mani del modesto Derby County (che milita in Championship, seconda lega inglese). I coltelli sono stati affilati da un po' di tempo. Ma Mou attende con trepidazione la finestra di trasferimento di gennaio.

Le buffonate e il comportamento di Pogba non aiutano certo il suo manager. Sembra essere il ragazzo più popolare della scuola che crede di essere intoccabile quando si tratta di sfidare i suoi insegnanti. Pogba divide l’opinione pubblica. Il francese è un calciatore di grande talento con un magnifico atletismo, ottima tecnica, un buon palleggio ed una intelligente visione di gioco, offre anche una valida opzione gol col suo tiro micidiale ed è in possesso di una grossa resistenza che gli permette di giocare tutta la partita a ritmo elevato, ma allo stesso tempo, quando non è particolarmente in vena, il suo senso della posizione va in tilt, diventa pigro nella fase difensiva e sbaglia facili passaggi. Può quindi rivelarsi il giocatore decisivo che trascina la squadra alla vittoria, ma allo stesso tempo non sorprende se Mourinho lo leva anzitempo dal campo, o lo lascia addirittura in panchina. A 25 anni è ancora acerbo. A volte, Paul Pogba gioca solo per Paul Pogba e quando stai lottando per ottenere risultati che faticano ad arrivare questo non è accettabile. Non puoi scherzare e divertirti col tuo smartphone quando i tuoi compagni di squadra stanno lottando per il passaggio del turno in coppa, davanti al pubblico di casa, e stanno perdendo contro una squadra di una divisione inferiore. Ma eccolo lì, “Mr. Look-at-Me”, in una tuta completamente bianca, in alto sugli spalti dell'Old Trafford, mentre fa video e foto e li posta sui social media nel bel mezzo della partita. Non puoi ridere e mostrarti allegro con i tuoi amici quando la tua squadra è in difficoltà; non puoi permetterti di avere un atteggiamento strafottente. Non sta bene né ai tifosi, né tanto meno al tuo manager. Non ti farà guadagnare punti agli occhi dei supporters e certamente del tuo allenatore. Ed è per questo che, secondo me, Pogba simboleggia tutto ciò che c'è sbagliato nel calciatore dei tempi moderni. È troppo esuberante, non gli importa per niente di rispettare il suo allenatore e non avrebbe problemi a voltare le spalle al Manchester United se un altro grande club offrisse ancora più soldi a lui ed al suo agente, Mino Raiola. La prima volta, la motivazione principale di Pogba – e del suo fidato procuratore – per lasciare il club inglese fu lo scarso minutaggio che il prudente e cauto Ferguson concedeva ad un talentuoso calciatore appena maggiorenne. Questo però è vero fino ad un certo punto, va bene le pochissime presenze in prima squadra, ma bisogna anche considerare il rovescio della medaglia: è stato irrispettoso verso persone come Paul Scholes, Ryan Giggs e Michael Carrick che erano molto più avanti di lui in quel momento. Come sappiamo erano i migliori professionisti del loro ruolo – e i trofei conquistati stanno lì a dimostrarlo – e lo erano pure gli altri centrocampisti dell'epoca, Darren Fletcher e Park Ji-Sung, che pur partendo dalla panchina non si lamentavano mai dello scarso utilizzo.

Certo, il passaggio di Pogba alla Juventus è stato senz'altro positivo per il giocatore. Ha giocato di più, è stato pagato di più – il suo agente è stato pagato di più – ed ha avuto successo. A Torino ha vinto quattro scudetti e un paio di coppe Italia e, a suon di ottime prestazioni in maglia bianconera, si è pure fatto strada nella nazionale francese. Il marchio Pogba è sì cresciuto in Europa in quel periodo, però è stata comunque una sorpresa la cifra record – per quel periodo – di 105 milioni di euro che il Manchester United è stato pronto a sborsare per riportarlo all'Old Trafford nel 2016. Ora, a conti fatti, sembra proprio che il suo ritorno sia stato veramente infruttuoso nonostante la massima fiducia che Mouinho ha sempre riposto nel centrocampista francese, almeno all'inizio. Perché solo in rare occasioni è sembrato un giocatore da 105milioni di euro, il più delle volte è parso un giocatore da 10 milioni di euro! Pogba con i suoi comportamenti sopra le righe fa solo felice i tabloid che hanno sempre assicurati titoloni, mandando invece su tutte le furie il suo allenatore ed il suo club. Di sicuro sarà un ragazzo felice, fortunato, un ottimo compagno di squadra, molto popolare sui social, ma tutti vorrebbero da lui una maggiore professionalità. Bisogna avere ben altri atteggiamenti per essere un leader, essere da esempio ai suoi compagni ed ispirare la sua squadra ad ottenere successi non solo in campo ma anche fuori. Io penso che Mourinho spesso abbia avuto ragione nel criticare il suo comportamento e giustamente gli ha tolto i gradi di vice-capitanato per dare appunto un segnale a lui ed agli altri componenti della rosa. Pogba deve diventare più un uomo squadra e smettere di puntare il dito contro gli altri, soprattutto su Mourinho e le sue tattiche difensive. Deve pensare innanzitutto alla sua squadra e dopo a lui. Ora, si potrebbe discutere sul fatto che il suo allenatore della nazionale, Didier Deschamps, è riuscito ad ottenere il meglio da lui nella Coppa del Mondo, e questo rappresenta sicuramente un punto a suo favore. Però non bisogna dimenticare che lo stesso Deschamps ha, in passato, lasciato Pogba fuori dalle partite decisive. Quindi Pogba era consapevole che se in Russia non avesse giocato per la squadra, sarebbe potuto rimanere fuori, perdendo la possibilità di sollevare la Coppa del Mondo da protagonista. Al suo attivo, va riconosciuto che ha eccelso nel Mondiale ed ha segnato un gol memorabile nell’avvincente vittoria finale sulla Croazia. Anche Mourinho ha detto di aver visto un Paul Pogba più maturo in Russia. A livello di club però è diverso, perché se l’allenatore lo lascia fuori per un lungo periodo allora può diventare un giocatore problematico all'interno dello spogliatoio. Tutto ciò è difficile da gestire, soprattutto con la finestra di trasferimento aperta ogni sei mesi e con un procuratore da sempre attivo a cercare una nuova squadra ai suoi assistiti, che conseguenzialmente gli fruttano nuove commissioni milionarie. A livello di squadra di club la forma e la concentrazione non devi mantenerla per le sole quattro settimane di durata del torneo, ed inoltre con la squadra nazionale si ha anche l'opzione di rispedirlo a casa o lasciarlo fuori dalle future convocazioni. Mourinho non ha questo lusso e sarà interessante vedere chi la spunterà in quello che sembra essere diventato un braccio di ferro a tutti gli effetti. Farà le valige Pogba per cercare di limare le perdite vendendolo al miglior offerente nel nuovo anno, con Juventus e Barcellona molto interessate. L’incontro a Dubai tra lui e Messi può anche non essere stato solo casuale... Oppure sarà Mourinho ad essere messo alla porta prima di lui. In definitiva, tale decisione sarà presa dal vicepresidente esecutivo del Manchester United, Ed Woodward.

Una cosa è certa, però, c'è stato sicuramente un cambiamento importante a favore del giocatore, la stella viene prima dell'allenatore. Proprietari e sostenitori tendono a schierarsi di più con i giocatori, ed è quello che sembra essere accaduto, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. È un peccato che nel calcio di oggi vada sempre più spesso a finire così, perché l'allenatore dovrebbe avere il controllo ed essere il responsabile in ogni momento. Una volta che questo viene meno, lo spogliatoio può diventare un posto difficile, ed il tecnico non sopravvive a lungo. Non sono troppo sicuro che Allegri, per esempio, avrebbe sopportato il comportamento di Pogba in questa stagione o addirittura alcune delle sue scialbe esibizioni, basta chiederlo ai vari Dybala, Manzukic, Cuadrado, Douglas Costa, Bernardeschi, Pjanic... Bisogna sempre accettare le scelte del mister ed è insopportabile alzare la voce e lamentarsi alla prima panchina, se non addirittura minacciare l'addio. Sono sicuro che anche Max Allegri avrebbe mostrato la porta d’uscita a Pogba.

Intanto i tabloid rilanciano indiscrezioni circa confidenze che il Polpo avrebbe fatto ai suoi compagni per un imminente ritorno a Torino. Smentite non arrivano da nessuna parte anche perché, come esposto, il clima all’interno dello spogliatoio è incandescente. A Torino non farà così caldo, ma Pogba si è trovato bene nei suoi quattro anni in Italia, ed i tifosi sicuramente non gli farebbero mancare il loro affetto. Inoltre Paul non ha dimenticato il suo passato, e non c’è intervista che non ne parli, oltre ai tantissimi richiami al bianco e nero che fa sempre nei suoi immancabili ed innumerevoli video social. Insomma il sentimento è ancora vivo. Il popolo juventino ci crede e ci sono almeno tre buoni motivi perché ciò avvenga: l'affetto reciproco con l’ambiente, l’antitesi con Mourinho, la sopravvenuta emergenza in mezzo al campo, tra Emre Can e Khedira il reparto si è accorciato. Però oltre ai “Pog-sì” ci sono anche e inevitabilmente i “Pog-no” a partire dall'ingaggio, perché Pogba strappa allo United 14 milioni di euro, la metà di Ronaldo ma il doppio di Dybala; e poi ci sono i costi dell'operazione, gli inglesi infatti non fanno mai sconti, lo hanno preso a 105 e per rivenderlo difficilmente lo faranno per meno di una cifra a tre numeri (intesi in milioni ovviamente). Per quanto riguarda una presunta incompatibilità di reparto con Pjanic e Matuidi, che potrebbe insorgere, dovrebbe essere superata dalle alchimie tattiche di Allegri. Per ora è ancora e solamente una suggestione, ma la stampa scrive, nessuno smentisce e il vecchio amore non si è mai sopito.
Ma ne varrà realmente la pena?