Ogni uomo voleva essere lui e ogni donna voleva averlo. Pochi giocatori sono in grado non solo di affermarsi, ma di camminare in bilico sul precipizio tra l’essere un giocatore di classe mondiale sul campo mentre si vive la vita al limite.

George Best, un ragazzo timido con un accento irlandese è stato scoperto a 15 anni a Belfast da Bob Bishop, scout del Manchester United, che presumibilmente inviò un telegramma al manager dei Red Devils, Matt Busby, affermando: "Penso che tu abbia trovato un genio." Il Manchester United aveva certamente trovato qualcosa. Il club non lo sapeva all'epoca, ma lo United potrebbe essere arrivato il più vicino possibile a catturare un fulmine in una bottiglia, e dal 1963 al 1974 forse lo ha fatto, come ha dichiarato il genio iconico del calcio Johan Cruyff: “Quello che aveva era unico, non si può allenare”. George Best combinava l’eleganza nel muoversi e nel rimanere sempre in piedi, la forza nelle gambe, le rifiniture “letali” e la capacità di slalomeggiare attraverso le difese come se gli dei del calcio gli avessero donato un'abilità sovrumana. Raramente il mondo del calcio è abbellito dall'incarnazione di abilità e potenza e in Best il mondo ha visto il semidio greco del calcio, Achille. Ha sfidato i “macellai” del gioco, lasciandoli senza pietà nella sua scia di volta in volta mentre cavalcava la valanga di colpi che miravano alle sue rotule. Ma, come molti dei tragici eroi del calcio, Best aveva un lato oscuro e per ogni grammo di abilità che emanava sul campo, sembrava consumarne altrettanto in uno stile di vita alimentato ad alcool; gli unici avversari che non poteva sconfiggere erano i suoi stessi demoni. Best è cresciuto sotto la guida di Matt Busby e la leadership di Denis Law e Bobby Charlton, e quando aveva 17 anni – durante la stagione 1963/64 – il nord irlandese ha iniziato a reclamare il suo posto nella squadra del Manchester United, segnando sei gol in 26 presenze. La stagione successiva, Best non solo ha messo il suo nome saldamente sui tabellini delle varie gare, ma è anche diventato l’incubo dei difensori avversari, con le sue accelerazioni era imprendibile, contribuendo con 14 gol in 59 presenze. Il suo apice è stato dal 1965 al 1972, quando ha contribuito, con le sue giocate ed i suoi gol, a vincere, con i Red Devils, due campionati e la Coppa dei Campioni nel 1968.

I gol di George Best sono ricordati per la loro bellezza e la sua caparbietà nel dover a tutti i costi saltare un uomo o nove – prima di segnare, infatti il suo dribbling ha veramente abbagliato il mondo. Anche se nel Manchester United ha avuto i suoi anni migliori e di conseguenza anche le migliori prestazioni, Best ha intrapreso una carriera da nomade andando a giocare ovunque: Stockport County, Cork Celtic, Los Angeles Aztecs (due volte), Fulham, Fort Lauderdale Strikers, Hibernian, San Jose Earthquakes, Bournemouth, Brisbane Lions e nella squadra nord irlandese del Tobermore United. Forse ha inseguito avventure, sfide e denaro in tutto il mondo; amava il calcio e uno stile di vita da pub, dedito al bere, donnaiolo e con una sfrenata passione per le auto veloci che il calcio gli permetteva di avere. La carriera internazionale di Best giustappone la sua illustre carriera nei club a quella della nazionale, che però è stata molto limitata dato che è stato convocato solamente 37 volte per l'Irlanda del Nord segnando solo nove gol. Le sue abituali visite ai pub, le sessioni di allenamento fatte più per smaltire la sbornia che per migliorare la sua forma atletica, gli incidenti fuori campo e il fare sempre le ore piccole hanno influito negativamente sulla sua condizione, con il risultato di chiamate sporadiche. E' spaventoso pensare che nel 1976, i giorni migliori dell'irlandese erano già alle sue spalle. All'età di 30 anni aveva già avuto il suo apice del calcio, era in declino e nel pieno della sua dipendenza da alcool.

Il Manchester United unitamente al calo delle folgoranti esibizioni di Best, iniziò il declino fino alla retrocessione in seconda divisione. Così Best inizia il suo girovagare tra vati club, ma oramai era l'ombra del genio calcistico di una volta. Nella vita, purtroppo il Dio del Tempo vince sempre, ma forse ciò che è più irritante è l'abilità di Best, che si vedeva sempre più a sprazzi, anche se si riservò un’ultima grande gara, mostrando le sue capacità, al cospetto di Cruyff, durante Irlanda del Nord-Olanda, partita di qualificazione di Coppa del Mondo giocata nel 1976. L'Oranje era considerata a quel tempo la migliore squadra del mondo e con essa giocava il miglior giocatore al mondo.

Quella partita inoltre racchiude anche la personalità enigmatica di Best. Un giornalista gli chiese cosa pensasse dell’olandese e la risposta fu secca "Eccezionale", ma quando questo lo incalzò chiedendogli se fosse meglio di lui la risposta fu tanto spavalda quando pungente "Meglio di me? Stai scherzando, vero? Lo vedrai stasera alla prima occasione che mi capita di averlo a tiro!”. Al quinto minuto Best prende la palla sulla sinistra ma invece di dirigersi verso la porta taglia il campo, salta un uomo, ne salta un altro, punta il centro del campo: punta Cruyff. Gli arriva davanti gli fa una finta di corpo e poi un tunnel, alzando il pugno destro in aria, poi calcia via il pallone. Emblematico quello che disse a Cruyff : “Tu sei il più forte di tutti ma solo perché io non ho tempo”. Solo alcuni giornalisti in sala stampa sapevano cosa significasse veramente quell’atto di spavalderia. Nessuno quella sera poteva pensare che fosse Johan Cruyff il migliore del mondo.

Best, per stile di gioco e in termini di abilità, è stato il miglior calciatore al mondo di tutti i tempi. Poteva fare quasi tutto, aveva tecnica, velocità, completa padronanza non solo della palla, ma anche del proprio corpo. Una sua particolarità era sicuramente l’equilibrio, quasi inquietante e soprannaturale, non cadeva mai. A vedere i giocatori di oggi che al minimo contatto volano a terra mi viene da sorridere. Abile di testa, abilità di passaggio, fantastico nel dribbling, poteva e riusciva a saltare chiunque e in qualsiasi modo volesse. Per puro divertimento andava dall’avversario per superarlo.

L’effetto Best ha avuto una notevole influenza su una generazione che flirtava con il cambiamento e oscillava tra la rigidità sociale della società e la marea di liberazione che spazzava tutti gli aspetti della vita, compresa la musica, il cinema e, naturalmente, il calcio. I giocatori più talentuosi del calcio sono dominanti rispetto all'epoca in cui hanno giocato. Tuttavia, guardando Best correre all’attacco senza paura, fare su e giù sulla fascia con l’intenzione di impadronirsi del gioco, essere decisivo con le sue giocate e con la sua qualità, tessere gioco ed il suo rifiuto di andare a terra ai colpi dei difensori avversari, non si può fare a meno di immaginare che se Best potesse essere inserito nel calcio moderno sarebbe ancora dominante.

Molti puristi del calcio lottano ancora con il pensiero di ciò che un George Best “sobrio” avrebbe potuto fare agli avversari e, in misura maggiore, al mondo del calcio di allora. Il punto della questione è che Best ha giocato senza i lussi dei calciatori di oggi, senza quelli che ora vengono considerati i pilastri di uno stile di vita corretto – nutrizione appropriata e scienza dello sport, campi curati, scarpe da calcio più leggere, arbitri più severi nel giudicare i contatti, e molto altro – e ancora, è uno dei pochi giocatori ampiamente considerato capace di essere devastante se avesse giocato oggi. Però pensando a Best e ai riflettori che si offrono ai giocatori nel mondo moderno, questo potrebbe essere l'unico aspetto che sarebbe la sua rovina - se non fosse l'alcol, naturalmente.

Per molti, non c'è mai stato un giocatore più eccitante che abbia mai giocato al calcio. Pochi hanno avuto l'abilità, la forza e la personalità di Best. Campi fangosi, superfici di gioco atroci e quasi impossibili non hanno mai ostacolato la sua abilità nel gioco aereo, sempre con un’accelerazione irreale e spavalderia nell’affrontare qualsiasi avversario, per non parlare del fatto che non si sarebbe mai tirato indietro in quello che a volte diventava un vero e proprio “combattimento brutale”, i tackle di allora non sono minimamente paragonabili a quelli di oggi.

L'era del calcio duro, veloce e fisico, dove gente come Nobby Stiles soprannominato The Toothless Warrior” (il guerriero sdentato, campione d’Europa col Manchester nel 1968), Peter Storey “Snout”(grugno, entrato tra i 50 migliori giocatori di sempre dell’Arsenal), Ron Harris soprannominato “Chopper” (mannaia, difensore che detiene il record del maggior numero di presenze totali con la maglia del Chelsea: 795), per citare solo alcuni dei giocatori più duri che hanno letteralmente provato ad “atterrare” George Best, rendono i filmati dell’epoca del nord irlandese davvero mozzafiato, facendo apparire stupidi i “picchiatori” che provavano a colpirlo mentre si disimpegnava con la palla incollata al piede su campi paludosi. George Best ha esemplificato la vera arte del dribbling in un'epoca in cui il solito battere e superare il difensore sarebbe bastato. Ha padroneggiato l'abilità di affrontare placcaggi, derapare oltre i difensori e segnare da angoli apparentemente impossibili.

Ma c'è di più in Best della sua abilità offensiva, perché il bel nord irlandese ha avuto un vantaggio. Come l'iconico autore e fondatore del Gonzo journalism, Hunter Stockton Thompson, una volta disse: “Il Limite... onestamente non saprei definirlo: soltanto coloro che l'hanno oltrepassato possono realmente affermare di conoscerlo”. George Best si è portato al limite ed è andato avanti ancora e ancora. Egli esisteva nel vuoto della magia in campo e della follia fuori di esso. Pochi uomini hanno il talento di abbracciare la responsabilità talismanica di essere un calciatore, e ancor meno hanno ancora la possibilità di vivere la vita in una finale perpetua di esuberanza con un gusto per essere un pioniere che ha vissuto ogni minuto come se fosse il 90° minuto. George Best rappresenta ciò che il bene e il male della fama calcistica possono fare a un giocatore.

Solo un necromante del calcio può essere una stella, una vera forza nel gioco nonostante la sua dipendenza. Best, un uomo che ha bruciato tanti ponti quanti ne ha costruiti, il mondo è un posto più tranquillo senza di lui. Nonostante non abbia mai giocato in una Coppa del Mondo o in un Campionato Europeo, Best ha inciso il suo nome nella mente e nel cuore delle masse calcistiche. Per tutte le storie su chi fosse Best come uomo e come calciatore, il suo personaggio dentro e fuori dal campo continua a vivere vivace come sempre. Ha ricoperto lo status di celebrità ed ha guadagnato tanti soldi, la maggior parte dei quali ha perso a causa del suo inestinguibile appetito per uno stile di vita distruttivo. Il suo detto più famoso: “Ho speso un sacco di soldi per alcol, donne e macchine veloci. Il resto l'ho semplicemente sperperato”.

Nel 2005, durante la sua commemorazione pubblica, la telecamera panoramica ha catturato uno striscione mosso dal vento con la frase Maradona good, Pelé better, George Best”, non penso serva la traduzione, sopra la sua foto con la divisa rossa dei Red Devils, ed è rimasto lì anche molto tempo dopo che la folla era andata a casa. Il poeta in tutti noi potrebbe azzardare a dire che non era la pioggia, ma le lacrime che impregnavano il terreno, dalla casa della famiglia Best alla tenuta Cregagh agli edifici del parlamento a Stormont, fino al suo cimitero privato al Roselawn Cemetery dove uno dei giocatori di calcio più forti di sempre è stato sepolto affianco a sua madre.

George Best – il ragazzo timido che a 15 anni ha sofferto così tanto la nostalgia di casa, quando è arrivato a Manchester, che vi è ritornato dopo due giorni; l'uomo che ha unito il genio calcistico e lo status di celebrità e che ha combattuto il vecchio nemico della bottiglia – era tornato a casa per sempre. Ogni uomo deve morire ed anche Best ha pagato quel pedaggio, però è per sempre una leggenda. E le leggende non muoiono mai.