Vincere trofei in uno sport di squadra si scontra con il desiderio, che ogni giocatore di calcio ha, di conquistare il Pallone d’Oro. Il suo fascino è unico ed inimitabile, ed altri riconoscimenti – come il premio Fifa “The Best” – non potranno mai raggiungere la sua popolarità nell’immaginario di qualsiasi stella del calcio, così come in quella dei tifosi. Tutto ciò quindi trasforma il dibattito su questo riconoscimento ogni anno in un loop di cui certamente si potrebbe fare a meno, ma la verità è che nessuno riesce a sottrarsi dal dare la propria opinione a riguardo, anche perché alla base della sua assegnazione vi è un evidente paradosso: pur trattandosi di un premio individuale, contano – e anche tanto – i risultati sportivi ottenuti a livello di squadra, poiché se non vinci hai ben poca visibilità a livello globale. Ma dal momento che i criteri di assegnazioni del premio sono il più delle volte piegati dal volere dei singoli giurati, si comprende facilmente che le polemiche sono potenzialmente infinite.

Lunedì a Parigi è stato assegnato l’ambito premio “individuale” del Pallone d’Oro. Alla cerimonia di premiazione tutti sapevamo chi avrebbe vinto, infatti tra i vari spoiler riguardanti il podio, la costante era sempre una, e quindi al “the winner is… Luka Modric”, tutti in piedi ad applaudire, ma nessuna sorpresa. Come ampiamente previsto, dunque, è stato il croato il Pallone d’Oro 2018, che interrompe così il duopolio Messi-Ronaldo dopo un decennio di dominio incontrastato. Mai come quest'anno forse il trofeo avrebbero dovuto tagliarlo in diverse once. Se si considerano solo i trofei sollevati, il Pallone d'Oro sarebbe potuto andare al francese Varane, che è stato l'unico giocatore ad aver vinto tutto, sia in nazionale che in maglia merengue; se oltre ai titoli si prende in considerazione anche l’incisività nel gioco (assist o gol compresi), il vincitore avrebbe dovuto essere Griezmann. Antoine purtroppo è penalizzato perché gioca nell'Atletico Madrid, che non è ancora considerato a livello di altre squadre (già il “peso” del club in cui giochi... è un altro “criterio”). Se, invece, si tiene conto solo della classe e delle qualità tecniche individuali, beh, in tal caso il Pallone d'Oro spetterebbe senza discussione a Lionel Messi, che tra l'altro è stato pure il giocatore che ha fatto più gol nell'anno solare (ma per questo esiste la Scarpa d'Oro). Giusto, tuttavia, che non lo abbia vinto Messi, deludente al Mondiale con l'Argentina e forse imprigionato dal suo personaggio sfigato in albiceleste. Saranno pochi quelli che non lo considerano il migliore al mondo, ma questo non significa che debba essere riconosciuto come il migliore ogni anno, soprattutto se il percorso delle sue squadre, club e nazionale, in Champions ed in Coppa del Mondo sono stati appena discreti.

Corretto pure che non lo abbia alzato ancora CR7 nonostante la Champions vinta. La rovesciata contro la Juventus è stata stupenda ed è un gesto tecnico che in pochissimi possono e potranno permettersi, ma il giocatore decisivo in finale è stato Gareth Bale, con la sua doppietta ad un Karius in versione clown.
Per quanto riguarda Mbappé che dire, ha 19 anni e sarà il prossimo dominatore delle graduatorie, pertanto può aspettare un altro po'.

Modric sicuramente lo ha meritato: è stato il migliore del Mondiale e il suo 2018 è stato entusiasmante.
Con il Real Madrid ha vinto la Champions League per il terzo anno di fila, mentre con la Croazia ha raggiunto la finale del Mondiale, cedendo poi alla Francia. In quanto a titoli individuali, Modric si è aggiudicato, oltre al Pallone d'oro, il Pallone d'oro del Mondiale 2018, il Best Fifa men's player, l'Uefa men's player of the year, più un altra valanga di premi e riconoscimenti che ci vuole mezza pagina solo a scriverli. Fa certamente piacere, al di là del criterio di assegnazione, che nella storia del Pallone d’Oro ci sia il nome di Luka Modric, che è stato fino ai Mondiali in Russia il miglior centrocampista del mondo degli ultimi anni.
La sua figura, poi, si adatta perfettamente al calcio inteso come fabbrica di valori, rappresentati e dimostrati da Luka, con la sua storia di bambino della guerra nei Balcani. Gioia per Modric, dunque. È impossibile infatti non entrare in empatia con tutto ciò che rappresenta il centrocampista del Real Madrid: un calciatore autodidatta; un bimbo esile e malaticcio che è diventato un gigante; un bambino con delle difficoltà che ha imparato a superare tutte le barriere, diventare la bussola di un Real Madrid glorioso, e orgoglioso di un paese con poco più di quattro milioni di abitanti, che è riuscito a portare alla finale della Coppa del Mondo; il giocatore che è riuscito ad interrompere il prodigioso decennio di Messi e Cristiano.

Sì, ma al di là di tutti i criteri possibili chi è stato veramente il miglior giocatore dell'anno? Diversi motivi mi portano a dire Griezmann. Decisivo nel suo club, con il quale ha vinto un'Europa League da protagonista, e decisivo in Nazionale per la vittoria del Mondiale, entrando in quasi tutte le segnature francesi. E nell’anno del Mondiale pensavo che questo trofeo avesse più peso, ma evidentemente mi sbagliavo. Da 5 stagioni, inoltre, sigla più di 20 gol con il club, ha giocato e perso una finale di Champions e un Europeo. Forse avrebbe potuto vincere il Pallone d'Oro già nel 2016 se non avesse sbagliato il rigore contro il Real Madrid. E anche a Euro 2016 era sembrato decisamente un giocatore di un altro pianeta, seppur sconfitto in finale. Mi ero però illuso che liberare il Pallone d’Oro dalle mani della Fifa e restituirlo a France Football avrebbe ridato dignità a un premio diventato ormai più noioso del campionato italiano. Basta show con giullari e ballerine in diretta televisiva, musiche, dichiarazioni politically correct, riconoscimenti dati un po’ a chiunque; ci mancava solo che premiassero il miglior raccatta palle dell’anno – naturalmente anche questo uno del Real Madrid! – e stavamo apposto. E soprattutto basta con Cristiano e Messi, che va bene, sono i più forti del mondo e tutto il resto, ma ci sono state annate in cui il riconoscimento lo si poteva anche assegnare a qualcun altro. Nel 2010, sull’onda della vittoria spagnola al Mondiale sud africano e non solo, sarebbe dovuto andare sia a Xavi che a Iniesta.
Le pagliacciate però sono rimaste: la gaffe sul twerking del dj Martin Solveig con Ada Hegerberg – calciatrice norvegese classe ’95 dell'Olympique Lione e vincitrice del Pallone d’Oro femminile, che in carriera ha segnato ben 186 gol in 193 partite – è stato un momento davvero imbarazzante.

Lo scorso anno ha vinto – per la quinta volta in carriera – Cristiano Ronaldo, e dopo la stagione che aveva fatto ci poteva pure stare; così, scioccamente, ho pensato che il premio riavesse acquisito serietà. Non sono un ragazzino di primo pelo, per cui di certo non mi scandalizzo di fronte a giochetti, decisioni politiche o commerciali; ho visto negli anni tali e tante di quelle “cose strane” capitare in ogni ambito che nulla più mi scandalizza. Ma la logica secondo la quale il premio non sia stato dato a Antoine Griezmann sinceramente mi sfugge. Confesso di aver pensato che sarebbe stato molto difficile per France Football non premiare uno dei “suoi” campioni del mondo e sono sicuro che lo stesso Modric scambierebbe molto volentieri il suo Pallone d’Oro con la Coppa del Mondo sfuggitagli con la maglia della Croazia. L’incredulità e l'amarezza del francese per non averlo raggiunto, tuttavia, è stata compensata dalla sua classe per aver partecipato ugualmente al Gala di premiazione, a differenza di qualcun altro… Anche questo significa essere un grande atleta. In linea con quei valori che deve difendere e promuovere il calcio, coloro che assegnano il Pallone d'Oro dovrebbero dare prestigio al premio a partire dal rispetto richiesto in cambio ai giocatori: se un giocatore non partecipa al gala, dovrebbe essere escluso l'anno successivo, senza avere quindi la possibilità di vincerlo! Perché le assenze di Cristiano e Messi non sono per niente esemplari.
Così come per 10 anni sono venuti a ritirare il loro meritato premio, CR7 e Leo avrebbero dovuto applaudire e celebrare Modric, Griezmann e Mbappé. Non si può sempre vincere. E per sapere vincere devi anche saper perdere. Le stelle del calcio hanno bisogno di meno agenti/avvoltoi e più consiglieri, che gli dicano non quello che vogliono sentire e che li facciano ritornare sulla via dell'umiltà quando sono distratti.

E purtroppo il francese “sbagliato” dovrà molto probabilmente assistere, nei prossimi anni, alle vittorie di Mbappé, che per adesso deve accontentarsi del trofeo Kopa 2018 (il pallone d’oro per il miglior giovane under 21). C’è da scommettere che presto approderà nel Real Madrid, perché è giovane, è un fuoriclasse, è già amato dal pubblico ed ambito dagli sponsor, insomma è più personaggio e funziona di più di un Griezmann.
Anche perché per vincere il Pallone d’Oro sembra, da qualche anno a questa parte, che devi anche indossare la casacca di club giusta. Parliamoci chiaro, la Ligue1 come torneo vale come la briscola giocata al bar (la Serie A facciamo un tressette che è appena più difficile) e non penso che il PSG potrà mai vincere la Champions. Con Ronaldo e Messi sempre più vicini alla pensione, il calcio ha bisogno di un nuovo fenomeno da celebrare e osannare e l'attaccante del PSG ha tutte le carte in regola per poter piacere più del “tappetto” dell'Atletico Madrid.

Certo che non ci deve essere un gran feeling Griezmann ed i premi individuali. L'attaccante della Francia campione del mondo e dell'Atletico Madrid era stato escluso, infatti, anche dalla top 3 del The Best Fifa Football Awards. Se dalla Fifa potevo aspettarmi una cosa del genere, riponevo più fiducia nel voto esclusivo dei giornalisti accreditati. È proprio vero che oramai la Champions vale anche più di un Mondiale, almeno a livello di entrate e si sa che oggi a muovere il mondo è il dio denaro. D'altronde la coppa dalla grandi orecchie è la manifestazione calcistica annuale più importante del mondo, il secondo evento sportivo più seguito dopo il SuperBowl. Un vero e proprio vanto dell'Uefa e una inesauribile fonte di proventi per la Fifa. E Griezmann, purtroppo per lui, non l'ha vinta, anzi, è uscito malamente ai gironi. Basta questo, il resto non conta. Non conta di certo che durante i Mondiali in Russia abbia segnato quattro gol; Non conta che sia stato decisivo nel quarto di finale con l'Uruguay; non conta che in semifinale abbia pennellato il pallone giusto per il colpo di testa decisivo Umtiti; non conta che nella finale di Mosca abbia battuto la punizione dell'autogol di Mandzukic, segnato un rigore e realizzato l'assist per il 3-1 di Pogba; non conta che abbia vinto la Coppa del Mondo; non conta che abbia trionfato in Europa League e in Supercoppa europea; non conta che abbia trascinato la propria squadra di club al secondo posto nella Liga, davanti al Real Madrid campione d'Europa.

Forse aveva ragione Santiago Bernabéu, il presidente del Real Madrid, quando diceva che i premi individuali sono insignificanti a differenza dell'amore dei tifosi e delle vittorie di squadra, perché se contassero davvero non si potrebbe razionalmente spiegare l'assenza di Ferenc Puskás dalla storia del Pallone d'Oro. Perché di attaccanti come Puskás “non ce ne sono stati prima e non ce ne saranno dopo”, disse nel 1966 quando si ritirò il calciatore della grande Ungheria e del grande Real Madrid.