Barcellona e Real Madrid questa volta sarà come il Libro della Genesi senza Caino e Abele, come l'Iliade senza Ettore e Achille insieme, come la guerra tra Roma e Cartagine senza Annibale e Scipione. Resta il gusto della sfida, ma senza i due eroi Messi e Ronaldo.
Ultima coppia mediaticamente “divisiva” e non solo, in grado di spezzare il mondo in due parti, perché o sei “messiano” o sei “ronaldista”, non ci sono vie di mezzo.
E allora come Bartali e Coppi negli Anni Cinquanta, come Ali e Foreman negli Anni Settanta, come Senna e Prost negli Anni Ottanta, adesso si può dire anche per loro: c'erano una volta Messi e Ronaldo.

Domenica, pertanto, il “Clásico” di Spagna tra Barcellona e Real Madrid sarà un po' meno classico.
La Pulce è infortunata per via di un braccio malandato, il portoghese ha cambiato aria per sentirsi sempre al centro della sua storia. E bisogna tornare indietro nel tempo, a 11 anni fa per vedere catalani e madrileni senza Leo e Cristiano, ed assistere ad un Barça-Real privo dei due extraterrestri. Quella volta – dicembre 2007 – vinsero le merengues grazie ad un gol di Júlio Baptista. Messi era infortunato, Ronaldo al Manchester United. E come era diverso il mondo. Instagram e WhatsApp erano ancora un'idea embrionale. Il Pallone d'Oro era del milanista Kaká, ultimo degli umani prima del monopolio, della dittatura di Leo e CR7, mentre Griezmann e Mbappé, in corsa oggi per il Ballon d'Or, erano appena bambini ai primi calci.

D'accordo non c'è più Ronaldo, va bene non c'è Messi, ma le sfide nelle sfide, gli incroci particolari dentro Barcellona-Real Madrid non mancano. Perché, anche senza Messi e Ronaldo, il Clásico ha sempre qualcosa da dire e non può mai essere una partita normale. La rivalità sportiva è pressoché insignificante in confronto a tutto il resto, alla sfida tra la Capitale Madrid e l'indipendentismo catalano. Più che due città e due squadre, due concezioni opposte di vedere il calcio e la vita, due mondi diversi che si scontrano tra loro, due universi paralleli che almeno per due volte all'anno intersecano le loro orbite. Con tutto quello che ne consegue.

Il Clásico di domenica pomeriggio potrebbe pure essere l'ultima partita di Julen Lopetegui sulla panchina del Real Madrid. Il tecnico blanco, dopo il match di Champions vinto a fatica contro il Viktoria Plzen, si gioca il tutto per tutto con il dente avvelenato, perché nella valigia che portò l'ex portiere a Barcellona nel 1994 c'era anche un bel carico di mala suerte. Il momento peggiore nella carriera da calciatore per il tecnico madridista, un incubo, tra gaffe ed espulsioni, e del Camp Nou Lopetegui vide soprattutto la panchina. A proposito di mala suerte, è dal 1977 che un allenatore spagnolo del Real Madrid – l'ultimo fu Molowny – non vince a Barcellona. Quantomeno nel faccia a faccia in panchina Lopetegui-Valverde il madrileno è avanti 2 a 0 grazie ai successi in Champions ai tempi del Porto. È una prova del nove questo Barcellona-Real Madrid e non solo per Lopetegui, quanto anche per Suarez e Benzema. Senza i due extraterrestri i tutti fari saranno puntati sui due centravanti. Un vero incubo l'uruguaiano, visto che ha segnato 6 gol al Real in 19 Clasicos. Per contro il francese ne ha realizzati di più, 9 ma in 26 partite. Un bel sollievo sarà, quindi, per il Barça vedere Ronaldo in maglia bianconera, perché con la camiseta merengue dei 18 gol ai blaugrana, CR7 ne ha segnati addirittura 12 al Camp Nou. Poi ci sarà un nuovo protagonista dal momento che il Var farà il suo esordio in un Barça-Real, con i catalani che lo hanno sperimentato 2 volte in questa Liga, contro le 6 dei madrileni.

Ovviamente ci sono anche loro, le squadre.
Il Barcellona arriva al classico appuntamento del Clásico a vele spiegate, prima in Liga e dominatore del proprio girone di Champions. Il Real in colpevole ritardo e travolto dalle polemiche. Valverde lancia Rafinha con Suarez e Coutinho al suo fianco, mentre Lopetegui punta su Isco in un 4-4-2 più coperto con Benzema e Bale in attacco. L'ex ct spagnolo è da sempre un devoto del 4-4-3. Infatti, nei primi due mesi sulla panchina del Bernabéu si è sempre affidato alla BBA (Bale-Benzema-Asensio). Ma la crisi tecnica e psicologica di Asensio e le prestazioni altalenanti di Karim e Gareth lo hanno portato a scommettere sul modulo e sugli uomini che hanno regalato a Zidane le sue due ultime Champions. A Cardiff e Kiev, Zizou ha optato per un 4-4-2, con Isco che giocava in linea con la Santissima Trinidad del Real (Casemiro-Kroos-Modric), che ha portato un dominio nel gioco e nei risultati.
Senza Messi e Ronaldo, nel bene o nel male, sarà il Clásico di Lopetegui, perché decisivo per il futuro del tecnico, ma che potrebbe segnare di riflesso anche il destino di Antonio Conte, che secondo fonti vicine al club è già stato contattato dall'entourage di Florentino Perez per un sondaggio esplorativo. L'ex allenatore del Chelsea ha ormai solo un contenzioso in corso con il club inglese – per il licenziamento per giusta causa avvenuto in estate – ma è libero di allenare fuori dai confini inglesi, come da accordi presi alla firma del contratto. Nonostante le smentite di rito, l'ombra di Antonio Conte è costante sulla panchina di Lopetegui. L'ex ct dell'Italia è la prima scelta di Perez, ma non è gradito ai pezzi da 90 della squadra e da una parte della giunta direttiva. Solari sarebbe soltanto un'operazione ponte alla Zidane, ma senza avere il carisma e il palmares del francese; per questo motivo poco gradito alla squadra, che invece non esprimerebbe alcun veto su Loudrup. L'enigma Conte, che ora si trova con la famiglia in vacanza in Egitto, potrebbe essere sciolto proprio in questi giorno all'ombra della Sfinge.

E se il futuro di Conte resta comunque una grande incognita, chi potrebbe presto trasferirsi in terra spagnola è Neymar. Sì, ma sarà Barcellona o Real? Il mal di pancia del brasiliano è sempre più insistente. O'Ney vorrebbe lasciare Parigi per ritornare nella sua amata Spagna. Secondo un'indiscrezione del Mundo Deportivo al Barcellona si è sempre sentito a casa, almeno così avrebbe detto ad una cena all'amico del Barca Arthur. Al tavolo c'era anche il surfista brasiliano Gabriel Medina che aveva invitato Neymar a seguirlo ai campionati di specialità in Portogallo. La spiaggia e il mare hanno ricordato ad O'Ney le magnifiche atmosfere di Barcellona. Una nostalgia non solo della città, ma anche dei compagni di squadra Messi, Suarez e Coutinho. Occhio però che sul numero 10 del Brasile c'è anche il Real Madrid di Florentino Perez, che deve ancora sostituire CR7 e i soldi incassati dalla vendita del portoghese sono ancora da investire. Una situazione simile a quella che fu per Ronaldo il Fenomeno. Dopo il litigio con Cuper all'Inter sarebbe voluto tornare al Barcellona ma poi si mise di mezzo il Real. Il tempo di Neymar a Parigi sembra già finito. Il presidente Al Nasser lo pagò 222 milioni di euro, ma se O'Ney dovesse chiedergli la cessione per lui sarà dura trattenerlo.

Tutto questo è Barcellona-Real Madrid. L'ora X scatterà oggi pomeriggio alle 16:15. In palio molto di più dei semplici punti. E allora non ci resta che prepararci ad assistere all'ennesimo capitolo di una delle sfide più attese ed accese del mondo, il Clásico di Spagna. Questa volta senza Lionel Messi e Cristiano Ronaldo. Messi e Ronaldo, un classico per 10 anni, con l'argentino sempre presente, e il portoghese assente giustificato un paio di volte. La sfida adesso continua a distanza. Centinaia di chilometri e campionati diversi separano i due, ma entrambi vanno sempre di corsa e di pari passo. Leo e il Barcellona dominano in Spagna e in Champions League, mentre il Real senza Ronaldo è in crisi.
Cristiano – con i suoi gol e quel carisma da vincente – e la Juventus comandano in Italia e in Europa. Appunto l'Europa, ecco il ring che può ospitare potenzialmente il revival del duello Messi-Ronaldo, con il Wanda Metropolitano di Madrid, sede della finale Champions, pronto a trasformarsi in una nuova Kinshasa per lo scontro tra titani.
Mentre 11 anni dopo Barcellona-Real sarà “solo” Barcellona-Real.