Il  “duello” Juve-Inter si è rinfocolato e ha ripreso energia  con l’arrivo in casa nerazzurra di Beppe Marotta prima e di Antonio Conte dopo.  
Il nuovo Amministratore Delegato era stato frettolosamente liquidato dalla real casa bianconera da un Andrea Agnelli in versione “largo ai quarantenni”, che aveva trovato facile applicazione in Marotta prossimo alle sessanta primavere. Mentre Conte che siede da poco  più di un mese sulla panchina dell’Inter è il frutto della migliore decisione presa fino ad ora  dall’ex Dirigente bianconero.

Infatti Marotta nella fase iniziale della sua avventura ha faticato ad entrare pienamente nella nuova realtà nerazzurra tanto che alcune decisioni,  vedi la gestione del caso Icardi e non solo, hanno fatto e fanno ancora discutere; ma è fuori discussione che poi la sua esperienza di Dirigente di lungo corso è cominciata a venire fuori e ha dato un’impronta e un indirizzo ben preciso al lavoro e alle strategie del Club. E il “rifiorire” della competizione con la Juve è stata una conseguenza naturale priva di forzature, perché questa sorta di contrapposizione fra le due Società la si può definire storica  se non addirittura atavica per il semplice  fatto che è nata con la loro “Fondazione”.   

Ma il nuovo corso intrapreso dalle due Società sembra destinato ad aggiungere un ulteriore capitolo a questa infinita contrapposizione sportiva, e  che in un certo senso rappresenta una svolta epocale della loro storia perché la Juve sta diventando sempre più  “internazionale” e l’Inter dal canto suo sempre più “nazionale”. Non si tratta di un gioco di parole ma  di un cambiamento che si sta verificando  nel modo di essere  e nell’agire delle due  Società. Basta confrontare la rosa delle due squadre per rendersi conto che qualcosa è cambiato e continua a cambiare; al momento nell’organico bianconero composto da 28 giocatori  sono presenti 19 stranieri, quasi il 70% del totale, mentre nella rosa nerazzura  costituita sempre da 28 unità il numero degli stranieri scende a 15, vale a dire poco più del 50% della rosa. Ma questo  è solo un primo indizio della trasformazione  in atto nelle due Società  che  ad esempio nella  Juve è cominciata con l’avvento alla presidenza di Andrea Agnelli  che risale al Maggio del 2010. 
Fino a quel momento la Juve si era distinta per aver avuto sempre una certa “connotazione italiana”  della squadra,  una specie di marchio di fabbrica che si era riverberato anche sulla Nazionale azzurra, alla quale la Juve ha sempre fornito il maggior numero di giocatori rispetto alle altre  Società. Infatti secondo una statistica del tabloid inglese Daily Mail quella  bianconera è la squadra nel Mondo che vanta il maggior numero (22) di giocatori che hanno vinto un Mondiale di calcio, a cominciare da quello del 1934, con 7 campioni, due nel 1938,  sei  con la Nazionale di Bearzot nel 1982 e cinque con la  squadra di Lippi nel 2006.

Un altro indizio, di sempre più giocatori stranieri e sempre meno italiani, ci viene dato dalla sostituzione dei grandi campioni che hanno segnato la storia bianconera nell’ultimo decennio; ad esempio Del Piero, forse l’ultima grande bandiera  della squadra, è stato sostituito come maglia n°10 dall’argentino Tevez. La stessa cosa è avvenuta con Marchisio, altro giocatore storico la cui maglia n°8 è stata ereditata proprio quest’anno da Ramsey; e in ultimo Barzagli, che insieme a Bonucci e Chiellini ha reso mitica la storia della BBC, ed è  stato sostituito dall’olandese  De Ligt.

Il cambiamento voluto da Agnelli di una Juve sempre più “Internazionale” è legato a motivazioni di natura economica, alla vendita del  Brand Juve e dei diritti televisivi in campo Internazionale, nonché al Merchandaising soprattutto nei paesi asiatici. Inoltre si intreccia anche con l’attività politico sportiva dello stesso Presidente bianconero che  inizia come Dirigente nel 2012 come membro italiano dell’ECA il Sindacato dei Club Europei; incarico  nel quale verrà  confermato nel 2015 quando entrerà a far parte  del Comitato Esecutivo Dell’UEFA. Ma il vero salto di qualità Agnelli lo farà a partire dal 2017 quando succederà come presidente dell’ECA a Karl  Heinz Rummenigge. Pensate che con ogni probabilità nella formazione titolare della Juve  di quest’anno finirà per giocare un solo giocatore italiano il capitano  Chiellini, e nella storia del Club non era mai accaduto.

Invece nell’Inter il cambiamento è cominciato con l’avvento di Suning, un autentico colosso Mondiale nel campo della vendita degli elettrodomestici, con oltre un miliardo di euro di fatturato annui. La Multinazionale Cinese ha acquistato il Club  nerazzurro  per ragioni commerciali- sportive e con una strategia ben precisa che si è dipanata su due direzioni: in primis quella  di avere una squadra dalla forte rappresentanza italiana come chiara espressione del  territorio, e che poi possa rappresentare una sorta di  sponda per la conquista del mercato Europeo, ancora  più appetibile.

E il cambiamento di squadra sempre  più  “Italiana” lo si percepisce anche dal mercato di quest’anno indirizzato soprattutto sull’acquisto di giocatori italiani vedi Barella, Sensi, senza considerare il probabile arrivo di Biraghi dalla Fiorentina in cambio di Dalbert. L’obiettivo è quello  di creare nella squadra uno zoccolo duro  formato da giocatori italiani, e il cambiamento epocale di cui accennavo sopra sta proprio in questo  fatto che l’Inter si sta sostituendo alla Juve che di questa “connotazione italiana” di questa  “italianità” ne era stata sempre l’emblema. Basta pensare che nella formazione titolare nerazzurra potrebbero giocare contemporaneamente Sensi, Barella, Candreva e Politano, quattro giocatori italiani, erano anni che non accadeva più.

Ma non è tutto perché il “duello” Juve-Inter è appena cominciato e la storia del libro infinito di questa loro contrapposizione sportiva è destinata ad arricchirirsi sempre di nuovi capitoli.