Game over, fine del gioco.
Juventus e Napoli si fermano ai quarti e l'Italia saluta le coppe europee. Questo è il responso del campo nella settimana concentrata in un doppio confronto fatale per le nostre compagini. Giusto così? Evidentemente doveva andare seguendo un copione poco favorevole per le prime due della nostra Serie A, che ora in linea prettamente teorica possono concentrare le proprie forze sul campionato. In teoria, appunto, perché ai bianconeri basta un punto in sei giornate per festeggiare l'ottavo Scudetto consecutivo.

Colpa della Juve? Certamente no. Resta il rammarico di non poter rivivere le emozioni in auge soltanto dodici mesi fa, cui protagoniste erano proprio le ultime due che hanno dovuto deporre le armi in campo europeo.
Per Cristiano Ronaldo e i suoi, considerati alla vigilia tra i principali favoriti per la vittoria finale, nessuna beffa o roba del genere: in entrambi i match e in particolar modo all'Allianz Stadium, la giovane Ajax ha dimostrato di essere un collettivo entusiasmante, forte, dominatori indiscussi. Non sono bastati goal-illusione del fuoriclasse portoghese: i Lancieri hanno dato una lezione di calcio e l'atteggiamento prudente di Allegri era sì efficace all'andata, poi però la convinzione che fosse la modalità giusta per avere la meglio sugli olandesi si è sciolta come neve al sole.

Nulla da fare per la Juventus, costretta a rimandare alla prossima stagione l'appuntamento ravvicinato con la coppa dalle grandi orecchie. Ad essere sinceri, è giusto così.
Vale anche per il Napoli, ultima compagine italiana in ordine cronologico a cadere. Se i bianconeri sono sempre rimasti in partita nonostante l'Ajax sia stato superiore sul piano tattico, gli azzurri non hanno mai avuto realmente modo di impensierire l'Arsenal al punto da farle tremare la terra sotto i piedi. Nulla di tutto ciò, ma le premesse erano ben chiare.

Il secondo tempo del match d'andata all'Emirates Stadium aveva in qualche modo rincuorato l'undici di Ancelotti, chiamato comunque al miracolo calcistico sette giorni dopo. In quel di Fuorigrotta non arriva l'impresa, ma non viene sfiorato nemmeno il pensiero che il Napoli potesse davvero farcela, se non tra i tifosi. Se rimontare il passivo di due goal era ostico, farne quattro in 45' assumeva i connotati di una mission impossible. Non basta un Koulibaly sontuoso se Callejon e Fabian Ruiz commettono errori sotto porta - pur considerando un arbitraggio indegno di un quarto di finale di una Europa League - e Meret pecca di ingenuità nel comporre la barriera. Lacazette ancora ringrazia.

Il resto è già storia: Juventus e Napoli eliminate, nessun club italiano rappresenterà il nostro campionato nelle semifinali di Champions ed Europa League.
 Sarà ora tempo di bilanci, riflessioni, analisi su cosa va cambiato e migliorato per tornare a competere ad alti livelli, partendo dall'evidenza che solo la Juventus ad oggi, che ha già sfiorato due volte la conquista della Champions League negli ultimi cinque anni, riesce a starci. Le altre, se possono (e il potenziale c'è), devono darsi una mossa.