Forse è meglio partire da una curiosità storica: trent'anni fa, precisamente nella stagione 1988/89, il Napoli eliminava la Juventus nei quarti di Coppa UEFA vincendo 3-0 ai supplementari in un San Paolo gremito, dopo aver lasciato le penne al Comunale con il risultato di 0-2. A volte la storia si ripete, ma il tentativo suddetto è più orientato da appigliarsi a qualsiasi cosa pur di non vedere un'altra italiana soccombere nel momento più importante di tutta la stagione. All'epoca Maradona trascinò i suoi e li portò alla conquista dell'ambito trofeo, quello attuale è più un gruppo che oltre l'asticella non riesce ad andare. Ed ecco che tornano in mente le parole di Insigne: dice che è stanco di perdere, ma bisognerebbe rispondergli che vincono i forti.

Il Napoli esce sconfitto dall'Emirates Stadium al cospetto di un Arsenal che ha interpretato al meglio la partita, in particolar modo nel primo tempo. La sensazione è quella di un risultato addirittura bugiardo grazie ai pregevoli interventi di Meret, eppure lo stesso capitano azzurro prima e Zielinski poi hanno avuto l'opportunità di rimandare ogni discorso al match di ritorno con un passivo meno severo e la possibilità di giocarsela alla condizione più favorevole di partire con un solo goal in passivo.

Non fa notizia, tuttavia, la sconfitta patita nella casa dei Gunners perché andava messo in preventivo. Quel che spaventa è ben altro. Dopo la trasferta di Empoli e il pareggio interno contro il Genoa, al netto della forza dell'Arsenal, la convinzione è tramutata in realtà in illusione speranzosa di vedere in campo una squadra diversa in condizione e atteggiamento. Un approccio diverso nella partita di ieri sera, il primo tempo di un match cha vale una stagione intera, avrebbe potuto giustificare le recenti prestazioni al di sotto degli standard cui Ancelotti e i suoi hano portato in scena nella prima metà di stagione. Evidentemente il Napoli ha staccato la spina in campionato, forse la testa era già proiettata verso Londra e l'Arsenal, ma nessuno si aspettava un disastro tale da compromettere seriamente il cammino europeo di un club, che ha già da tempo centrato l'obiettivo qualificazione in Champions League per la prossima stagione.

Questo è un problema, così come lo è stato l'attacco Insigne-Mertens fuori contesto e poco sostenibile nell'impegno di ieri sera. Attribuire però alla coppia d'attacco la responsabilità di tale scempio londinese, sarebbe semplicistico e inopportuno. Il Napoli ha mostrato una sensazione generale di inadeguatezza applicata al contesto in cui si è ritrovato, per il gruppo ormai giunto al termine del ciclo è una costante. Ancora una volta, chiamati al definitivo salto, gli azzurri steccano e raccolgono i cocci. L'unico a salvarsi è stato Meret, sempre sul pezzo, pronto a salvare i suoi da una tremenda imbarcata.

Nulla è perduto, comunque. Il Napoli può ribaltare lo 0-2 e firmare l'impresa, ma non è semplice. Se è vero che l'Arsenal è sì un rullo compressore in casa, ma lontano dall'Emirates Stadium fa molta fatica a vincere ed imporre il proprio gioco, ora più che mai serve tutta l'esperienza di Ancelotti per un miracolo calcistico ad oggi molto complicato da attuare.
Servirà un altro Napoli tra poco meno di una settimana, servirà un San Paolo gremito e infuocato, servirà un diverso approccio mentale e una partita eccezionale, come quella della Juventus nel match di ritorno degli ottavi di Champions League contro l'Atletico Madrid. Altro contesto, certamente, ma l'idea è ben chiara.