La morte si lascia guardare e chiunque di noi può farlo, ma lei non ricambia. Questa soddisfazione non te la concede a prescindere dall'età anagrafica. Che tu sia giovane, adulto o anziano, essa avanza e colpisce imperterrita. All'improvviso si fa beffa di te, della tua vita, della tua quotidianità. Ti affronta e vince, perché è il ciclo vitale, ma quando lo fa quasi con scherno, troppo presto, senza concederti il diritto di replica che a volte sembra una necessità, allora quel momento drammatico smorza il fiato, ti lascia senza respiro peggio delle circostanze accettabili. Già, ma cos'è veramente accettabile?

Talvolta è giusto fermarsi, per un pensiero o un ricordo, per una preghiera. Semplicemente è giusto, senza dare ulteriori spiegazioni. A parlare sono i gesti, le commemorazioni, le lacrime versate in campo nel ricordo di un campione di vita, un capitano per sempre che unisce tutte le tifoserie al pari della Nazionale.
Davide Astori è tra noi, nel ricordo e nelle buone azioni. La Serie A e il calcio italiano hanno deciso di omaggiarlo e ricordarlo in questo ventiseiesimo turno di campionato in un modo originale, ad ogni match, al minuto numero 13 di gioco. Sì, come quello della sua maglia viola indossata con orgoglio da capitano e punto di riferimento di un gruppo giovane, da assemblare al meglio sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista umano. Inutile spiegare il motivo per il qule al tredicesimo minuto è stato spontaneo fermarsi, per tutti.

Come ormai da tradizione, anche questo lunedì sarà teatro di infinite polemiche tra VAR, arbitraggi e un calcio che non ha veramente voglia di migliorare, ma le varie argomentazioni, seppur meritevoli di trattazione anche ben dettagliata, a un certo punto dovranno fermarsi. Prevarrà il ricordo, prevarrà il buon senso. Il calcio in fondo è un gioco e Davide, prima uomo e poi calciatore, ha voluto sempre metterlo in primo piano nei suoi trascorsi. Astori il capitano e al tempo stesso l'uomo era un animo gentile e una persona leale, onesta, mai sopra le righe. Lontano da un mondo in cui senza troppa fatica prevalgono gli stereotipi del calciatore viziato, ha avuto il merito di restituire all'intero popolo calciofilo un'anima e un'identità precisa, nonostante sia comunque umano da parte nostra macchiarle di campanilismo e inspiegabile odio da social, diventando cattivi con il prossimo e con noi stessi.

Davide Astori era proprio questo: un campione di bontà e un capitano per sempre. E da buon capitano, continua ad essere una straordinaria fonte d'ispirazione per tutti coloro vogliano buttarsi in questo gioco da interpreti, ma anche da tifosi. Il suo grande insegnamento è quello di essere genuini, parlare con il cuore, trattare il calcio come, appunto, un gioco senza che esso sfoci del farsesco e nella violenza gratuita. Non ci resta dunque il compito di diffondere il suo messaggio ogni giorno, senza pause alcune, continuando a piangere e sorridere alla visione di ogni sua immagine. Non dobbiamo mai stancarci di raccontarlo, perché nessuno è realmente morto se continua a vivere nei ricordi di tutti noi.

 

Andrea Cardinale