Due giorni dopo, è tempo di riflessioni.
Le due italiane rimaste in Europa raccolgono un pari e una sconfitta, risultati proiettati verso risvolti certamente pronosticabili, ma da prendere con relativa calma come insegnano le coppe continentali delle ultime stagioni. Entrambe disputeranno il ritorno tra le proprie mura: la Juventus ha due risultati su tre e il pari deve essere a reti bianche, il Napoli è costretto a vincere 2-0 per andare ai supplementerari oppure con tre goal di scarto.

Proprio la Vecchia Signora sembra essere la propiziata a passare maggiormente il turno, non è comunque il segreto di Pulcinella. Va dato merito a un Ajax che ha messo in enorme difficoltà l'undici di Allegri, costretto a mettersi sulla difensiva e soffrire, pur lambendo il vantaggio con un tentativo accurato di Douglas Costa. Erik ten Hag, da figlio legittimo del calcio totale olandese, ha costruito un gruppo in grado di giocarsela a viso aperto contro tutti, dando spettacolo oltre il proprio standard, basandosi su scambi veloci, forte reattività, testa sgombra da pensieri negativi e una condizione fisica limpida e fresca.

Questo Ajax è davvero bello a vedersi: diverte e fa sognare, emoziona e travolge tutti i tifosi e amanti del calcio  anche grazie a un ingrediente che non può mancare: la sfrontatezza nel rispetto dell'avversario. Consapevoli di ritrovarsi in un contesto ad oggi più grande di loro, quei ragazzini terribili ben orchestrati in campo dal veterano - ma non troppo - Dusan Tadic, trequartista serbo già noto alle cronache dei più attenti per le sue prestazioni con la maglia del Southampton, vogliono restarci per andare oltre gli schemi. Mal che vada, è soltanto l'inizio che i vari De Jong, De Ligt, Ziyech, Neres, Van de Beek, Ekkelenkamp.

Eppure, sebbene sia sconcertante dopo tanta euforia, encomi, entusiasmi vari, è necessario tornare con i piedi per terra perché in campo c'era la Juventus che ha svolto il match nella sua consapevolezza di essere un collettivo superiore, di un'altra categoria, sornione. Se l'Ajax giocherà a Torino anche al 90% del ritmo portato in scena martedì sera alla Johann Cruijff Arena, la Vecchia Signora vincerà pur soffrendo qualora fosse necessario, e passerà il turno.

I ragazzi di ten Cat sono belli a vedersi, ma quando abbassano il ritmo è la fine se al loro cospetto vi è una squadra che Allegri fa giocare malissimo, ma pur sempre compatta, in grado di soffrire ed essere devastante se le viene lasciato un po' di spazio. Del resto, Cristiano Ronaldo, Bernardeschi e Douglas Costa insegnano come affermare il suddetto concetto e l'ossatura storica del gruppo bianconero ha già metabolizzato il pari e viverlo come fosse una sconfitta, in modo da presentarsi allo Stadium più agguerriti che mai.

D'altronde, è una questione di mentalità: la Juventus ne ha da vendere.