Sfortuna, questione di sfortuna. Perché non potrebbe essere altrimenti al di là dei dettagli tecnici, che sono il sale della Formula 1. A prescindere da tutto, ieri più di tutti a brillare è stata una giovane stella di soli 21 anni, che guida come se fosse già uno degli esperti del Circus. Si sa che nello sport, dal calcio al tennis, dal basket alla ginnastica, fino ai motori ci vuole sempre quel pizzico di fortuna - che non guasta mai - per riuscire in una determinata impresa.
Tuttavia, proprio sul più bello è apparsa dal nulla la sua nemesi, tremenda ad accanirsi proprio su quel monegasco che già fa impazzire tutti su quella Rossa fiammeggiante, veloce, ma ad oggi poco affidabile.

Dopo la Pole Position, la Gara.
Sembrava tutto scritto per Charles Leclerc, prodotto della Ferrari Academy ed ora pilota titolare a Maranello, scudiero di Vettel nonostante ieri andasse più forte del quattro volte Campione del Mondo.
Al suo secondo Gran Premio alla guida della SF90 ha incantato tutti nonostante le due posizioni perse alla partenza per mano di Vettel prima, Bottas poi. Lui non ha mollato: sangue freddo e fame, quanto basta per riprendersi ciò che ieri, nel Regno dei Due Mari, evidentemente gli spettava di diritto per bravura e caparbietà. Di fatto, è stato il più forte, il più veloce a detta di Hamilton, il vincitore alla fine del Gran Premio con tanto di Fattore C (Toto Wolff dixit). Ha annichilito la concorrenza ed ha dimostrato di non essere spaventato, né di rivoluzionare le gerarchie in famiglia (sempre andando per gradi) né di sfidare apertamente il binomio Hamilton-Bottas in attesa di rivedere al meglio Verstappen, altro patrimonio di questa Formula 1 che finalmente si rivolge a un pubblico giovane.

La gara sembrava ormai nelle mani del monegasco, quando a 12 giri dal termine riferisce al muretto di perdere potenza. Detto, fatto. Il patatrac in mondovisione. Per quanto si possa essere performanti ai massimi livelli in un concentrato di velocità e potenza, per vincere un Gran Premio e soprattutto un Mondiale deve esserci anche l'affidabilità. Se manca una delle due parti, in tal caso la Ferrari, succede il disastro. Charles rallenta, Hamilton lo sorpassa senza problemi, quindi è il turno di Bottas e l'incubo sembra non avere fine perché l'olandesino della Red Bull è lì, pronto a catturare la preda. Fortunatamente la Renault si tira fuori anzitempo, ma fa entrare la Safety Car.

Per Leclerc è terzo posto, il primo della sua carriera in Formula 1. Una vittoria mancata per la Ferrari (avrebbe potuto vincere Vettel senza quei problemi, col senno di poi), un'affidabilità ancora lontana a causa del motore che ha tradito tutti proprio sul più bello, in un weekend dominato dalla Rossa a cominciare dal venerdì e culminato nella prima fila sulla griglia. Per assurdo, bisogna rivolgere un "grazie" proprio alla Safety Car, altrimenti Leclerc sarebbe giunto quarto al traguardo. Sarebbe stata, però, una punizione troppo severa per Charles e la sua voglia di lasciare il segno già lo scorso anno con l'Alfa Romeo-Sauber.

Una cosa è certa: ieri tra le dune del deserto, in quel di Sakhir, è nata una brillantissima stella sotto il segno di Charles, il monegasco Leclerc.

 

Andrea Cardinale