Nel calcio, come nella vita, più niente o quasi mi sorprende o mi stupisce più di tanto. 
Proprio nel calcio, nei miei primi cinquant’anni ne ho viste e sentite di tutti i colori. Dichiarazioni,  promesse, baci sulla maglia, mani sul cuore, il tutto poi miseramente dissolto nell’aria nel giro di pochi istanti. Alla base di tutto ciò c’è sicuramente una componente alta di ignoranza da parte dei diretti interessati. Non solo nello sport ma nella vita tutta, i gesti e le parole che tutti noi facciamo e diciamo hanno un senso e un significato importante, in parole povere, dicono chi siamo. Se siamo persone affidabili o no, se siamo coerenti o no se siamo un esempio o no. Semplice!!
Ecco nel calcio di tutto questo c’è, oggi, molto poco. La situazione del calcio italiano rispecchia semplicemente il nostro paese sotto tutti i punti di vista più importanti. Politico, industriale, sanitario. Se per certi versi ancora siamo in grado di limitare i danni, dall’altra parte manchiamo indiscutibilmente di programmi lungimiranti e alternativi, seguiamo la corrente mossa da altri. 

Detto ciò, seguendo distrattamente le notizie di mercato (quale mercato?) mi sorprende ancora che ci sia qualcuno che voglia montare una polemica sul possibile passaggio in nerazzurro di Dybala. Qualcuno che ancora crede e pensa che siano la passione, l’amore e la coerenza a guidare le persone nelle decisioni. Si ci sono stati i Zanetti, Totti, De Rossi, Maldini, Del Piero, Chiellini, Marchisio ecc…, ma era un mondo fa!!!
Oggi non funziona più così, soprattutto in Italia che non abbiamo più una programmazione, un progetto lungimirante, ma si corre dietro soltanto ai prestiti e ai parametri zero, facendoli passare per operazioni di mercato importanti di altissimo livello. Che Dybala possa andare all’Inter non mi interessa più di tanto, ciò che più mi interessa è come si vuole a tutti i costi “confezionare” questa operazione e farla passare per chissà che!!
Partiamo dal fatto che mentre Dybala era alla Juventus, da tutti era considerato un sopravvalutato, mezzo giocatore, senza carattere e sempre infortunato. Che improvvisamente è diventato come il miele per gli orsi (Marotta) nel momento in cui la Juventus lo ha lasciato libero. Ora nessuno si domanda come mai Dybala, dopo le lacrime allo Stadium, sta per finire proprio all’Inter??
È un mercenario? È un disonesto? È un traditore? Niente di tutto questo, Dybala probabilmente finirà all’Inter semplicemente perché non c’è nessun altro club di una certa importanza che lo vuole. Punto!
E a questo punto va bene anche l’Inter, e i tifosi se ne faranno una ragione.
Real Madrid, Barcellona, Atletico, Liverpool, Man. City, Man. United, Chelsea, Tottenahm, Psg, Bayer Monaco, Borussia nessuno di questi ha cercato Paulo, quindi a chiacchierare stiamo a zero. Più o meno lo stesso discorso vale per Pogba, stessa identica operazione, anche se a Manchester nessuno si sta preoccupando più di tanto. 

Un’altra cosa che un po’ mi lascia perplesso e fatico a capire è come mai, ogni giocatore, allenatore, dirigente, magazziniere o taglia erba, che lascia Torino, trova al casello dell’autostrada un pulmino dell’Inter pronto. Cioè... ci odiano, odiano tutto e tutti di noi, eppure… boh!
Comunque la situazione italiana del calcio è quello che è, e difficilmente troveremo una società di alto livello che prenda la decisione e i relativi rischi di programmare un percorso alternativo, ai milioni e ai nomi altisonanti, che accontentano la piazza e servono soltanto per l’immediato, e spostano il problema solo un po’ più avanti. 
Eravamo abituati a fare calcio con i miliardi di lire o ai tanti milioni di euro, che una volta i presidenti facevano girare. Eravamo convinti che il nostro calcio era il più bello e preferito dai campioni, per una bellezza astratta quasi mistica, in realtà erano soltanto i milioni ad attrarre i calciatori, non chissà quale bellezza o cultura, quello che oggi accade in altri paesi.
Era una bellezza ed era un potere finto, fittizio, che ha poi causato ciò che stiamo pagando oggi. Tutti quei presidenti “potenti” per arrivare dove sono arrivati a conquistare ciò che hanno conquistato, ha mandato in fallimento, o quasi i loro club. Mi riferisco ai Tanzi, Cragnotti, Berlusconi, Moratti, Cecchi Gori, e altri che ad anni di lustro hanno poi lasciato le ceneri ad altri. Il metodo era più o meno sempre lo stesso, indebitare all’inverosimile i club grazie alle altre società di proprietà per arrivare ai risultati sportivi, continuare il più possibile a far credere alla gente una verità falsa, e poi lo scoppio.
Il caso Tanzi fu il più catastrofico perché portò dietro di sé un sacco di persone di investitori che persero tutto, oltre alla squadra. E anche calciopoli è stata figlia di quei tempi.

Oggi non è più così per fortuna. Qualche regola e qualche controllo in più tengono i club in una sorta equilibrio, anche se precario, ma almeno si cerca di evitare ancora crack importanti. Solo che finiti i milioni sono finite le idee. Anzi le uniche idee sono state le plusvalenze, i prestiti e i parametri zero. Lo scouting lo si fa soltanto in provincia, poi si va da queste squadre a fare la spesa. Una volta era più semplice perché si andava con i milioni in mano, e detto fatto, la promessa passava dalla provincia al top club, ora è più difficile. Ora i giovani italiani si ritrovano in prestito in giro per l’Italia anche in serie B, mentre molto stranieri mediocri… usano il decreto crescita. 
I pezzi pregiati di questo mercato, oltre ai parametri zero Dybala e Pogba, saranno Berardi, Raspadori, Frattesi e Scamacca: questo è il massimo della progettualità italiana.
Dovremmo cercare di tornare ad essere credibili in Europa con questi metodi?
Continueremo a lottare in Italia per uno scudetto, ma per il resto, o un club entra in una sorta di congiunzione astrale favorevole e fortunata, come l’Italia all’europeo, oppure la realtà dice e ci racconta un verità del tutto diversa sulle nostre potenzialità a livello internazionale.
La fotografia rimane sempre la nazionale. Nazionale più scarsa della storia equivale ad un calcio italiano di club più scarso della storia.