Ogni volta che ci ripenso vorrei che fosse solo frutto della mia fervida immaginazione: eppure tutto ciò è reale, i giornali ne parlano da giorni, così come i miei stessi occhi, insieme a quelli di centinaia di migliaia di tifosi, hanno visto consumarsi l’ennesima delusione nerazzurra. L’Inter termina in anticipo la propria avventura in Champions League, piazzandosi al terzo posto del proprio girone, infernale a tutti gli effetti, alle spalle di Borussia Dortmund e Barcellona. Come lo scorso anno, anche stavolta qualcosa è andato storto, ancora una volta bisognerà fare i conti con l’infrangersi di un sogno sempre più utopico, nonostante un umore totalmente differente rispetto ai tempi della gestione spallettiana: il giustiziere dei nerazzurri, un ragazzino di appena 17 anni di nome Ansu Fati, sembra esser uscito da una serie TV americana, infatti entra, lascia giusto il tempo di un giro intero all’ororlogio e colpisce a fil di palo, una mazzata micidiale. Il suo piazzato con il destro assomiglia ad una lama sottile simile a quella dei leggendari samurai giapponesi, capaci di abbattere tempestivamente i propri nemici senza lasciare loro il benché minimo scampo di sopravvivere, un po' come sembra essere accaduto al popolo nerazzurro, crollato di colpo come un grosso gigante d’argilla.

Molte le occasioni sprecate durante l'arco del match, forse anche troppe visto il peso specifico che avrebbe avuto una potenziale vittoria contro i blaugrana: il più beccato dalla critica sportiva è Romelu Lukaku, lo stesso che allo scadere del primo tempo aveva pareggiato i conti con un sinistro secco e radente il manto erboso di San Siro, deviato però in modo provvidenziale dal francese Umtiti. Presente nella partita dal primo fino all'ultimo minuto, il belga è il volto che descrive meglio di chiunque altro la partita dell'intera compagine meneghina: quantità, forza di volontà, coraggio e determinazione i cardini della filosofia targata Antonio Conte, ormai radicata anche in quell'omone con la maglia numero 9 sulle spalle, ma che allo stesso tempo appare impreciso, sprecone e poco lucido sotto porta, un po' come se anche questa medaglia avesse due facce diametralmente opposte. Da una parte vi sono la fatica, l'impegno e il sudore che sgorga dalla pelle e si fonde con la stessa maglia nerazzurra, come se l'attaccante ex Manchester United fosse da sempre un calciatore interista, e dall'altra quella mancanza di spietatezza e risolutezza che costruisce un profilo diverso da quello del rapace d'area di rigore, che forse il nostro caro gigante buono Romelu non diventerà mai.

Ma se si tratta di un grosso difetto per qualcuno, per il tecnico Antonio Conte l'attaccante della Nazionale belga rappresenta uno dei principali punti di forza della sua Inter, e proprio per questo è necessario che anche la fiducia della tifoseria non venga assolutamente meno. Infatti con la debacle marchiata Champions League non smettono di ardere altre speranze che necessitano di essere alimentate allo stesso modo di come il popolo nerazzurro ha accompagnato la propria squadra fino a questo momento: da non sottovalutare l'impegno dell'Europa League, competizione sicuramente laboriosa perché giocata il giovedì, ma allo stesso affascinante per ciò che riguarda la possibilità di poter sollevare nuovamente quel prestigioso trofeo che all'Inter manca dai tempi della finale vinta contro la Lazio, nel segno del leggendario fenomeno Ronaldo.