Il giovedì di coppa ci ha regalato una doppia gioia: la Roma vincente per tre a zero contro i modesti avversari dell’Helsinki, e la batosta clamorosa della Lazio contro il Midtjylland. Perché è vero che siamo italiani, è vero che per più motivi bisogna sperare che le squadre azzurre raccolgano quanto possibile in campo europeo, ma restiamo pur sempre tifosi, con simpatie e antipatie invalicabili. La scoppola in terra danese dei cugini, non rende certo più dolce quella nostra, subita un annetto fa in terra norvegese, ma quantomeno fa sembrare ancora meno utili le parole dell’ex Lazio Di Canio, oggi commentatore sportivo, che in seguito alla vittoria che ci qualificò in semifinale a scapito del Bodo Glimt, sminuì quel successo, facendo sarcasmo - anche con toni piuttosto sopra le righe - sulle reali attitudini dei calciatori norvegesi, dipingendoli alla stregua di pescatori svestiti dalla loro routine, per divertirsi in pantaloncini e calzettoni.
Sarei curioso di sentire l’opinione dell’affermato opinionista in merito alla prestazione offerta dalla sua squadra del cuore. 
I risultati quindi ci hanno sorriso, almeno quelli strettamente legati alla capitale, ma ripensando alla prestazione di ieri sera, quel sorriso non sta in piedi, se non proprio per i tre punti, vitali in ottica qualificazione.
Quanto fatto ieri, non basterà a superare il Betis Siviglia, avversario contro cui ci misureremo nelle prossime due gare del girone: gli andalusi sono forti, tra l’altro hanno dalla loro anche il vantaggio di essere già primi con sei punti, quindi senza patemi di dover fare per forza risultato pieno. 
Come già mi è capitato di scrivere in un’altra occasione, mi risulta sempre difficile criticare scelte e tattiche di un allenatore, anche se poi farlo, è il nostro “sport” preferito. In questi giorni mi è capitato spesso di leggere o sentire critiche feroci verso Allegri, “reo” di non riuscire a dare una quadra alla Juventus, a grosso rischio eliminazione in Champions e con meno punti raccolti di quanto ci si potesse immaginare in campionato. 

Ora la domanda è: un allenatore che ha vinto sei scudetti, può essere un brocco? La risposta per me è no. Può commettere errori tattici e di valutazione in una o più partite? Certamente si. Il problema principale è che quest’anno i ritmi imposti dalla stagione sono ancora più serrati del solito, e probabilmente qualcuno ha bilanciato male la preparazione, optando magari per stare meglio più avanti, sperando comunque che la qualità dei tanti giocatori di livello, porti comunque a vincere le partite. Da non sottovalutare poi gli infortuni: con Pogba, Chiesa e Di Maria al meglio, i bianconeri avrebbero comunque fatto così male? Sul piano del gioco non possiamo saperlo, per quanto concerne i risultati, sicuramente avere o meno gente di questo livello, cambia la notte in giorno.
Cercando di ragionare alla stessa maniera per la mia Roma, avendo anche un allenatore per certi versi simile al toscano, sicuramente migliore sul piano della comunicazione, dove senza timore di smentita, credo non abbia eguali nel mondo, e forse proprio nella storia; sul piano tattico, sono certamente due allenatori che puntano più alla concretezza del risultato che all’estetica del gioco. Troppo forse. Per carità di Dio, non si dev’essere per forza dei Sarri o dei Guardiola, ma almeno avere un’idea di quel che si fa in campo, quella ci deve sempre essere. Se in undici contro dieci non riesci a far gol contro l’Helsinki, mi pare evidente che qualcosa non va. Per vincere la partita, ancora una volta ci siamo dovuti affidare all’estro e alla buona vena di Dybala: troppo poco per essere credibili. Eppure non che si fosse scesi in campo con chissà che spudorato turnover: Rui Patricio - Karsdorp Mancini Ibanez Vina - Cristante Matic - Zaniolo Pellegrini Spinazzola - Belotti
E’ mai possibile che un undici del genere faccia fatica a vincere - per giunta in casa, come se non bastasse in superiorità numerica - contro una formazione finlandese? Sì, purtroppo è possibile.
E dire che proprio come quanto sperato nell’ultimo articolo, ovvero in un accorgimento tattico diverso, i giallorossi si sono schierati nell’occasione con la difesa a quattro, con Spinazzola nella posizione di ala, quindi fondamentalmente con un doppio terzino a coprire la fascia mancina, e quella destra deputata all’offesa, con Karsdorp e Zaniolo. Esperimento fallito miseramente, nonostante il rientro del “ventidue”, che pure era mancato tantissimo nell’economia del gioco che ha in testa l’allenatore lusitano. Poi entra Dybala, trascorrono settanta secondi e butta la palla in porta, al primo pallone toccato: grazie Paulo! Menomale che esisti; grazie anche alla Juve e… a Dzeko, che ostinato com’è, si è tenuta stretta la casacca nerazzurra, evitando l’approdo dell’argentino sulle “rive meneghine”. 
Ma allora che vuoi? Hai vinto tre a zero, Dybala entra e fa gol, poi ti aiuta a farne altri due, tutto a posto, no?
No! Perché domenica c’è l’Atalanta! Ogni minuto di riposo è prezioso come i punti in palio contro la dea. 
Per battere i finlandesi c'era davvero bisogno dell'apporto dell'argentino? Questa partita doveva essere l’occasione per provare qualcosa di diverso, ma in senso assoluto: perché non Bove? Questo è l’assillo più grande. Poteva andare in prestito, con più squadre prontissime a prenderlo; poteva andar via con la “recompra”, con il rischio di rivivere quanto successo con Pellegrini prima e Frattesi poi. Si è scelto di farlo restare, a quanto pare proprio su esplicita richiesta di Mourinho: Josè, ma che dobbiamo fare allora? Gli diamo fiducia o no a sto ragazzo? Possibile che non si possa fare a meno di vedere sempre, incondizionatamente, Matic e Cristante in mediana? Sono giocatori con caratteristiche simili, con buona qualità di palleggio e visione di gioco, ma chi corre? Zaniolo? È mai possibile che si debba essere legati indissolubilmente al nome di un calciatore e alle sue caratteristiche? Non si può in alcun modo sopperire tatticamente a queste mancanze?
Sofferenza totale.
Onestamente, pure contro il Monza, si è sofferto
. Si è vinto, ma si è sofferto. Anche lì, si arriva ai tre punti con la straordinaria giocata individuale di Dybala, che porta palla per settanta metri, controllandola in maniera incredibile, per poi spedirla in fondo al sacco con una conclusione ancora più bella della stessa azione personale. Poi la gara terminò tre a zero, quindi “tutto bene quel che finisce bene”, difetti oscurati dal risultato e nessuno blaterava di gioco che non c’è. A Torino, contro la Juve, quarantacinque minuti da incubo, con i bianconeri che ci avevano surclassato per occasioni e gioco, nell’unica partita che probabilmente avrebbero meritato di vincere, e che invece gli ha regalato (e soprattutto ci ha regalato) solo un punto. Contro l'Udinese, l'ecatombe: quattro gol, di cui due letteralmente regalati per errori individuali, che quindi hanno indirizzato parecchio l'esito dell'incontro. In ogni caso, anche a Udine, gioco zero, sempre schiacciati e aggrappati esclusivamente alle risalite di campo delegate a Dybala e Abraham. Nella trasferta di Empoli un "pelo" meglio, qualche bagliore di un'idea di come stare in campo, anche se fondamentalmente, pure li si vince grazie a due giocate pazzesche di Dybala: va benissimo, l'abbiamo preso per questo, per fare la differenza. Ma se manca per una squalifica, o peggio, per un guaio muscolare come spesso gli è successo a Torino, che facciamo? Ci impicchiamo? Poi troppa sofferenza. Sempre a Empoli, tre minuti più lauto recupero con il vantaggio dell'uomo in più; morale della favola, sofferenza totale anche così, undici contro dieci e si soffriva maledettamente, contro Satriano, Cambiaghi e Bandinelli...
E’ chiaro che pesa tantissimo l’assenza di Wijnaldum, giocatore che avrebbe cambiato tanto, sia in termini tattici che di “godibilità” delle partite. Nel frattempo però, non ci credo che “l’unica” sia affidarsi sempre alla stessa coppia di mediani. Lo stesso Camara, quando ha fatto ingresso in campo, è sembrato giocatore con un dinamismo diverso, con ottime capacità di recupero palla e un piede meno “legnoso” di quanto si potesse immaginare. Probabilmente, quando Mou lo reputerà in grado di seguire il suo spartito, affiancherà uno tra Matic e Cristante, così come previsto con Gini a disposizione: mi auguro che accada il prima possibile. 

Recentemente, in un'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, Boban ha dichiarato che vedrebbe una Roma forte se schierata con un 4-3-3: seppur sia un modulo che amo particolarmente, non mi sento di dargli ragione, perché abbiamo grosse lacune in difesa, e non so se possa funzionare in qualche modo, con i centrocampisti adesso a disposizione. Certamente sarebbe un qualcosa di molto diverso, comunque un calcio che a memoria mia, mai ha fatto Mourinho nell'arco della sua carriera.  Eventualmente, io la vedrei così: Rui Patricio - Celik Smalling Ibanez Spinazzola - Matic Pellegrini Zalewski - Zaniolo Abraham Dybala.

Non suona benissimo, onestamente. Sono convinto che Zalewski in quella posizione potrebbe fare ancora meglio che da esterno di fascia; non sono altrettanto sicuro che Pellegrini abbia il cambio passo necessario per proporsi da mezzala, quindi rischierebbe di essere relegato in panchina in luogo di Camara, il che diventa impossibile anche solo ipotizzarlo, visto il rispetto e la stima che il tecnico prova per il nostro numero "sette", anzi non perde mai occasione di ripetere che ne vorrebbe tre. Forse Zaniolo, che si era formato da giovane proprio in quel ruolo, sarebbe il più indicato nell'ipotetico centrocampo a tre; Pellegrini a quel punto "galleggerebbe" sulla trequarti, insieme a Dybala, trasformandosi in una sorta di 4-3-2-1, quell'albero di Natale che pure avevo ipotizzato quando si sognava di poter schierare Matic e Gini, oltre ai tre davanti. Fantascienza comunque. Resteremo questi, che piaccia o no.  Fortunatamente, il rientro di Zaniolo, restituisce quell'uomo in grado di risalire il campo quando si finisce "schiacciati" in area, proprio a causa della mancanza di dinamismo dei centrali; buona la prova del "ventidue", con la solita voglia matta di fare gol e di essere presente negli sviluppi offensivi della manovra romanista. A tal proposito, in controtendenza con il recente passato, dove gli si rimproverava una scarsa capacità di dialogare con i compagni di reparto, suoi gli assist da cui nascono i gol di Pellegrini e di Belotti.

Capitolo Belotti
Il “gallo” ha siglato la sua prima marcatura romanista, proprio sotto la curva sud: sarà che il "romanista" si lega facilmente, anche "solo" per certi comportamenti come l'attendere un'intera estate di approdare nella squadra capitolina ; sarà anche perché Belotti ha scelto di restare tanti anni nel Torino, prediligendo l’amore per una maglia al profumo di contratti più lusinghieri e obiettivi certamente più aulici della salvezza; sarà perché il numero “undici” rappresenta in qualche modo uno che da sempre tutto, non risparmiandosi; per tutto questo e anche semplicemente perché un gol va sempre celebrato (a maggior ragione il primo), i tifosi della Roma sono letteralmente esplosi al gol dell’attaccante bergamasco. Lo stesso Belotti, a fine partita, è sembrato realmente rinfrancato dalla gioia per la rete, e per quanto vissuto tra boato del pubblico al momento del gol, e nel sentirsi celebrare dallo stadio tutto, subito dopo. L’ex toro, è parso in crescita sul piano fisico e nell’accompagnare l’azione per i compagni, riuscendo pure a metterli in condizioni di segnare, purtroppo senza buona sorte. D’altronde, anche lui ha qualcosa da farsi rimproverare, come un colpo di testa spedito fuori nella prima frazione, apparentemente più un intervento a difesa per l’Helsinki che un attacco "fatale" alla porta finlandese. Anche Mourinho gli ha fatto pesare in conferenza qualche leziosismo in campo, che non serviva, se non per l’ego dello stesso attaccante: “Davanti abbiamo giocatori super talentosi, dobbiamo diventare più cattivi. Serve cattiveria per metterla dentro. Anche il gallo, sembra essere preso da questa “malattia”, oggi l’ho visto fare 4-5 tacchi. Questo non è lui. Lui deve segnare, col ginocchio, con il culo, con la testa. Ha il “virus” del calcio fantasista. Deve fare gol.
Non potrei essere più d’accordo. Gallo, ci servi per sbloccare le partite, per vincere le partite. I tacchi, le giocate che lasciano a bocca aperta, lasciale fare a Dybala, a Pellegrini, oppure consiglia anche a loro di non farle e di servirti palloni semplici, da concludere a rete. 

La maglia “rosanero”
Per qualche illogico motivo, il nostro sponsor tecnico ha deciso di immedesimarsi così tanto con la campagna acquisti, con gli arrivi di Belotti e di Dybala, che per ricreare l’atmosfera palermitana ci ha vestiti con i colori della squadra del capoluogo siculo: originale l’idea del doppio stemma, con la scritta storica “asr” e il vecchio simbolo, utilizzato sulle maglie prima dell’avvento “pallottiano”; discutibile a dir poco la scelta dei colori, per nulla rappresentativi e anzi distanti anni luce dal giallo e dal rosso; infine “sfiziosa”, di per se, la maglia, che non è brutta, e forse inserendo il solito arancio tendente al rosso, avrebbe avuto un feeling superiore verso i supporter più “moderati”. In ogni caso, maglia che probabilmente riscuoterà buone vendite, proprio per la sua unicità di tinte e di stile. 

Roma - Atalanta
Partita cruciale domenica alle 18:00 allo Stadio Olimpico: arrivano i ragazzi di Gasperini, primi in classifica e con grande voglia di ribaltare le tante griglie stilate in estate, in ottica quarto posto. Atalanta che si schiera pressappoco come la Roma, con l’eccezione tattica del singolo uomo a supporto di due punte, anziché un doppio regista offensivo come nel caso della squadra di casa. Sugli scudi in casa nerazzurra, l’olandese Koopmeiners, che dopo una prima stagione di ambientamento, comunque piuttosto positiva, sembra essere definitivamente a suo agio nello schema del tecnico di Grugliasco. Quattro, finora, le realizzazioni del nazionale “orange” in campionato, capocannoniere della dea ed alle spalle del solo Kvaratskhelia, nella classifica cannonieri della serie A. Tra i volti nuovi, c’è il laterale Soppy, ex Udinese, schierato a sinistra anche se nasce terzino destro, preferito spesso a Maehle, titolare “sulla carta” della fascia mancina; il francese è dotato di una buona corsa e a mio avviso, sotto la sapiente guida del Gasp, potrebbe affermarsi come uno dei migliori esterni del campionato. Sulla trequarti, il nome nuovo è quello del brasiliano Ederson, pescato dal “mago” Sabatini per la sua Salernitana, e dove è stato determinante per rendere possibile una salvezza ai limiti dell’impossibile; finora nonostante un buon apporto in qualità e quantità, non si è visto nel tabellino marcatori, sperando che non ci si iscriva proprio domenica sera, bravi come siamo da sempre a sbloccare giocatori avversari (ho ancora gli incubi se penso a Morimoto…cioè quello segnava due gol all’anno, solo contro la Roma). Il “pezzo” forte, è arrivato davanti, con il pesante appellativo di “nuovo Haaland” (che poi Haaland è del 2000…ha già il successore): per ben diciassette milioni di euro, è arrivato a Zingonia il danese Hojlund, presentatosi subito con un gol alla prima presenza ufficiale; se sia come il norvegese ce lo dirà solo il tempo, che possa far bene in Italia magari si, le premesse ci sono tutte. In ogni caso, sarebbe cosa lieta se il signorino Rasmus, desse sfoggio del suo talento a partire dalla prossima giornata. Manca Zapata: il ragazzone colombiano, dopo una stagione travagliata per via dei tanti infortuni, si ritrova ancora una volta impelagato con noie muscolari, sicuramente una defezione non da poco per i bergamaschi, che però possono contare proprio sulle doti del giovane danese per sopperire all’infortunio del “novantuno”; a Duvan tanti auguri di una pronta guarigione, e che possa tornare presto a segnare tanti gol, anche per la gioia del mio amico Gaetano, per cui ho avuto onere e onore di presenziare all’asta in sua vece, sperando di aver fatto un discreto lavoro e che arrivi a premio, o se non altro almeno che eviti l’ultima piazza…speriamo! 

Tra gli altri arrivi in casa Atalanta, c’è anche Ademola Lookman, volto già conosciuto dalla difesa romanista, per averlo affrontato in Conference League la scorsa stagione, quando figurava tra gli avanti del Leicester City: il nigeriano siglò anche la rete dell’uno a uno in terra di Albione, rete che per nostra fortuna non servì a qualificare le “foxes” al turno successivo.
Insomma, si prospetta una sfida tutt’altro che semplice, per di più nella stagione conclusa, l’Atalanta ha perso entrambe le gare contro la Roma, un motivo in più per vederli affrontare i novanta minuti con tanta voglia di farci male.

Gli sfottò di De Roon
Uno che sicuramente affronterà la partita con un piglio diverso, è il centrocampista De Roon: l’olandese negli anni si è dilettato a punzecchiare l’account Twitter della Roma, in seguito a vittorie dei nerazzurri, che purtroppo ci hanno più volte battuti negli anni passati. Dopo l’1-4 “natalizio” con cui terminò la sfida d’andata della scorsa stagione, l’account romanista non si lasciò sfuggire l’occasione di andare a pungolare il “quindici” atalantino, che stette simpaticamente al gioco, anche se poi nei minuti conclusivi della gara di ritorno, si fece espellere, probabilmente proprio “sentendo” particolarmente la partita, e vedendosi battere per la seconda volta consecutiva. Calma Marten, non ti arrabbiare, è un gioco! Poi chi di scherno ferisce, di scherno perisce…no non era così, ma insomma avete capito.
Come De Roon, anche io sento molto questa partita. Non per la rivalità che pure esiste con i tifosi bergamaschi, ma proprio per quel che ha rappresentato l’Atalanta negli ultimi anni: i giorni prima della gara che terminò quattro a uno, ero terrorizzato; ero convinto che sarebbe finita con quel risultato, ma per i padroni di casa! Fortunatamente, ogni tanto si ribalta il pronostico e si vince.

La maglia di natale
Non è un caso se ricordo che fosse “agendata” nel periodo natalizio la partita Atalanta - Roma. In primis, ho una “malattia” incurabile per il Natale: da fine novembre divento un autentico elfo,  addobbo qualsiasi cosa possibile e immaginabile. Se vi dovesse capitare per qualsiasi motivo di ritrovarvi in Brianza sotto Natale, non c’è villaggio natalizio che tenga: casa mia è il vero nascondiglio di Babbo Natale! Che poi pure se entrate in macchina mia trovate addobbi. Attenti che potrei addobbare pure voi!
Tornando alla partita, per l’occasione, come successo anche negli anni precedenti, l’Atalanta ha fatto una maglia celebrativa per il match natalizio: in quella circostanza, per un clamoroso abbaglio dello sponsor tecnico dei nerazzurri (o forse una trovata commerciale), sulla maglia “special edition”, anziché esserci lo skyline della città di Bergamo, vi era apposto quello della città di Torino, con il profilo della mole antonelliana ben riconoscibile. Ovviamente la cosa fece discutere tantissimo, con la maglia che alla fine non venne indossata in campo dai giocatori. Per tutta risposta, io invece la comprai: e ora è lì, a ornare il nulla cosmico delle tante cose comprate “ad penis segugium”…che soddisfazione!

Basta chiacchiere… quando inizia sta partita? Dai dai dai che sono già in clima big match!
Sarà capitato anche a vooooi
Di seguire l’AS Rooooma!
In Italia, nel mondo in Europa…
Sempre insieme a te sarem!

Buon Sabato e Buon campionato a tutti!
ForzaRoma27