La Vecchia Signora ha scelto, come una donna che si rispetti, si è fatta attendere, un mese esatto dall’ultima uscita con il partner precedente, Max Allegri. Dopo una telenovela durata circa un mese, è Maurizio Sarri il nuovo stilista a cui la dirigenza ha richiesto un nuovo outfit, per rendere più “Bella” la Vecchia Signora.

In questo lasso di tempo, Sarri ha raggiunto il suo primo trofeo, l’Europa League, vincendo e convincendo nella finale contro l’Arsenal, aumentando il proprio appeal come allenatore in grado di far giocare bene le sue squadre e ottenere finalmente anche un trofeo internazionale. Questa vittoria ha rinforzato la propria immagine, anche in terra inglese, dove stampa e tifosi hanno reso omaggio a questa impresa, e instaurando anche nella dirigenza dei londinesi un certo dubbio sull’effettiva voglia di separarsi da questo tecnico. Ma l’opportunità di tornare in Italia, e di lottare per traguardi ambiziosi in una società abituata a vincere, hanno fatto la differenza nella scelta finale di Sarri, che ha spinto per tornare nel “bel paese”.

Maurizio non ha dato retta al malcontento generale dei napoletani, che in maniera simile al caso Higuain, lo hanno incolpato di alto tradimento, lui che alla guida del Napoli si era schierato apertamente contro gli allora “nemici” bianconeri. Sarri dovrà sicuramente lavorare su questo aspetto, il carattere, croce e delizia, perchè alla Juventus la tensione sarà maggiore, le aspettative di tifosi e dirigenza saranno molto più alte di quelle finora gestite, e la Vecchia Signora, si sa, ci tiene alla propria immagine.

La Juventus dal canto suo, ha fatto una scelta inusuale, ha lasciato un tecnico più pragmatico e come testimoniano i numeri vincente, per tentare una strada nuova e più tortuosa, che porti alla conquista di tutti i trofei e alla conquista e approvazione di tutti, anche dei propri avversari. E’ una scelta ambiziosa, inquinata soprattutto dai deterrenti di questa società, da coloro che ad ogni vittoria hanno sempre messo in dubbio la mancanza della stessa in ambito europeo, e la mancanza di un “bel gioco”.

Quando, dopo 8 scudetti consecutivi, anche i propri tifosi incominciano a spazientirsi davanti alle vittorie senza prestazioni esaltanti, la Juventus ha voluto alzare l’asticella, spinta dal parere generale, ha voluto puntare su uno dei maggiori interpreti del così chiamato “bel gioco”, Maurizio Sarri. A Maurizio Sarri, sarà quindi richiesto un compito molto più difficile di quello di Allegri, dovrà mantenere la stessa capacità di vincere ed imporsi, anzi maggiore se si guarda oltre i confini italiani, ma mettendo in mostra un abito nuovo, più bello e che sia apprezzato da tutti.

La bellezza però è un parametro che lo si può rendere oggettivo nella giocata del singolo, nell’impresa del campione, nel gesto tecnico, basti pensare alla rovesciata che aveva fatto alzare in piedi i tifosi della Juventus, quando Cristiano Ronaldo li aveva castigati nella partita di andata contro il Real Madrid, stagione 2017-18. Quando invece si parla di collettivo, di trama di gioco, la tattica e il modo di esprimersi di una squadra nel complesso, allora la bellezza si trasforma sempre di più in un parametro soggettivo, perchè ad alcuni possono piacere le squadre che comandano il gioco con un possesso palla estremizzato, ad altri le squadre dirette e che puntano su verticalizzazioni e cambi di gioco improvvisi, c’è anche chi si esalta con le squadre guardinghe che ribaltano il gioco con ripartenze e contropiedi ben organizzati, insomma rendere tutti contenti è un impresa molto difficile.

Ecco spiegata la complessità del compito affidato a Maurizio Sarri, ma perchè la Juventus ha scelto questo uomo, da dove arriva Sarri?

LA “GAVETTA”  – Maurizio Sarri è un innamorato del calcio, lo testimonia la sua esperienza che incomincia dalle serie minori, dalla stagione 1996-97 partendo dalla seconda categoria e arrivando nel 2000 al Sansovino dove centra la promozione in Serie D e successivamente in Serie C-2. Nel 2002-03 lascia il Sansovino e si accorda con la Sangiovannese, squadra di serie C-2, al primo anno è già promozione in serie C-1, nel secondo anno si conferma nella stessa serie con l’ottavo posto in campionato.

E’ il 2005-06 quando Sarri si siede sulla prima panchina di Serie B, il Pescara, completando la stagione con il 32% di vittorie e l’undicesimo posto finale, una salvezza raggiunta con tre giornate di anticipo.

Tra il 2006 e il 2011, Sarri non trova una collocazione fissa, sia come società che come categoria, che lo vedono protagonista di alcuni esoneri e alcune comparsate come subentrante, tra le quali Arezzo, Avellino, Verona, Perugia ed Alessandria.

Nel 2012, dopo questo girovagare, è l’Empoli che decide di investire su di lui, puntando alla promozione in Serie A, che sfiora al primo anno perdendo ai play-off ma che riscatta l’anno successivo con il secondo posto che garantisce la promozione diretta nella massima serie.

L’anno successivo è il primo in Serie A, e Sarri non patisce il grande salto, ottenendo la salvezza con il 15° posto, 42 punti derivanti da 8 vittorie e ben 18 pareggi, al di là del risultato, Sarri stupisce tutti per la capacità di fare esprimere i suoi giocatori secondo la sua filosofia di gioco, molto offensiva e spettacolare.

L’ ESPERIENZA AL NAPOLI – E’ il presidente Aurelio De Laurentiis che scommette sulle sue capacità, e gli affida la panchina del Napoli, appena lasciata da Rafa Benitez.

In tre anni Sarri conquista tutti per il suo “bel gioco”, una percentuale media del 66% di vittorie, 2 secondi posti, avvicinandosi a vincere lo scudetto, in un testa a a testa avvincente contro la solita Juventus, perso nella famosa trasferta di Firenze, con ancora negli occhi l’impresa della Juventus ottenuta il giorno prima nel derby d’Italia vinto 3-2 in rimonta contro l’Inter.

SARRI-BALL – Arriva così la prima chiamata internazionale, è il Chelsea di Abramovich che dopo l’esperienza con Antonio Conte, vuole un altro italiano nel proprio staff.

Il “Sarri-ball” in terra inglese però fatica ad arrivare, e soprattutto in campionato la squadra alterna prestazioni convincenti ad altre sottotono, e quando i media e i tifosi incominciano a sollevare i dubbi, Sarri incomincia a far digerire la sua filosofia alla squadra, che soprattutto in Europa League non ha rivali, 15 partite da imbattuti, 12 vittorie e 3 a pareggi, con l’epilogo del 4-1 all’Arsenal in una finale che lo ha consacrato.

Sarri raggiunge il terzo posto in campionato, dietro a Manchester City e Liverpool, inarrivabili per il ritmo indiavolato, ma comunque in linea con la richiesta di qualificazione alla prossima Champions League.

Sarri sfiora anche la vittoria della coppa di Lega, perdendo 3-4 ai rigori contro il City di Guardiola, una partita che si porterà dietro anche per l’inconsueto episodio con il portiere Kepa, oggetto della sostituzione con il para-rigori Caballero, ma che si rifiutò di uscire, facendo imbiestialire il proprio tecnico e il suo staff.

Come nasce il "Sarrismo"?

LA DIFESA DI SARRI – La filosofia delle squadre di Sarri parte da una difesa schierata a 4 uomini, con una linea molto alta e due terzini a cui Sarri chiede di saper fare entrambe le fasi. Partendo dall’esperienza all’Empoli, Sarri crea uno zoccolo duro con i vari Hysaj, Rugani, Tonelli e Mario Rui, che nell’esperienza al Napoli si porterà dietro arricchendo con profili più internazionali quali Koulibaly, Ghoulam e Albiol.

Al Chelsea Sarri ha trovato una linea difensiva di tutt’altro livello, con giocatori molto esperti come Azpilicueta e David Luiz, affiancati a giocatori dal recente passato in Italia come Emerson, Marcos Alonso e Rudiger.

Una delle critiche rivolte a Sarri, come dubbio se fosse l’uomo giusto in casa Juventus, è stata quella di non essere in grado di far rotare la rosa, saper fare turnover, una critica che soprattutto nell’ambito dell’ultima stagione al Chelsea si può respingere al mittente, perchè Sarri ha saputo creare 2 squadre diverse in base alle competizioni, ad esempio giocatori come Christensen ed Emerson, hanno praticamente giocato più partite in Europa League che in Premier League.

Molto curioso, come Sarri abbia già allenato due attuali giocatori della rosa bianconera, da una parte Rugani, che si è imposto proprio sotto la guida di Sarri e Spinazzola, che però ha avuto una esperienza nella prima stagione all’Empoli, per solo 6 mesi, quando aveva appena messo la testa fuori dopo l’esperienza nella primavera della Juventus.

CERVELLO E MUSCOLI – Nella mediana invece, Sarri predilige avere un giusto mix tra giocatori “pensanti” e giocatori di gamba e interdizione, nelle prima esperienze all’Empoli la soluzione richiedeva un doppio “play” centrale, quello basso a cui si affidava l’impostazione iniziale, e quello alto, il trequartista con libertà di inventare e innescare le 2 punte, due esempi concreti di questo ruolo lo sono stati Valdifiori e Saponara, il primo in cabina di regia, il secondo come uomo rifinitore.

Al Napoli invece la musica è cambiata, Sarri ha iniziato a scoprire il 4-3-3, confermando la figura del centrale basso, al quale mantiene le chiavi della squadra, con l’evaporazione della figura del trequartista, che permette la trasformazione dell’attacco da 2 a 3 uomini, per sfruttare le caratteristiche di giocatori come Insigne, Callejon e Mertens.

I tre di centrocampo divengono così un terzetto al quale Sarri richiede un lavoro più di copertura, ma allo stesso tempo le 2 mezzali devono sapersi inserire in appoggio al terzetto davanti, così divengono fondamentali le figure di Jorginho (giocatore voluto fortemente anche al Chelsea) come centrale affiancato da un giocatore più difensivo (Allan nell’esperienza al Napoli, Kantè nell’ultima stagione al Chelsea) e un giocatore più box to box (Hamsik al Napoli, Kovacic al Chelsea).

IL TRIDENTE – Sarri parte con l’idea della doppia punta, e converte il suo credo al tridente quando al Napoli si trova davanti a far coesistere giocatori come Insigne, Mertens, Callejon e Higuain.

L’intuizione sarà quella di allargare l’attacco, con 2 esterni e una punta centrale, questa soluzione farà la fortuna di Higuan nell’anno del record di gol (36) e successivamente di Mertens inventato falso nove, a seguito dell’infortunio di Milik.

Anche al Chelsea la soluzione del tridente ha funzionato, costruita appositamente per scatenare le caratteristiche di Hazard, che analogamente a quanto concesso ad Insigne al Napoli, svariava partendo da sinistra e accentrandosi per fraseggiare con i vari Pedro, Giroud, Willian, Morata e Higuain.

In questa ultima esperienza, in terra inglese, Sarri ha avuto modo di arricchire la propria esperienza e molto verosimilmente ha acquisito una maggiore consapevolezza di se, nei propri mezzi, e nella capacità si saper gestire anche diversi campioni all’interno dello stesso spogliatoio.

Una esperienza che gli tornerà utile nella rosa bianconera, dove allo stato attuale, gli sarà richiesto di valutare la gestione di diversi campioni, che soprattutto nell’ultimo anno di gestione si sono involuti, come Dybala, Douglas Costa e il figliol prodigo Higuain, che tornando alla base sarà oggetto della valutazione del mister.

Una valutazione che dovrà fare, per cucire il miglior vestito indosso alla “Vecchia Signora”, tuta o tailleur non è importante, quel che conta è vincere... ammaliando.