C’era una volta il Campionato di Serie A, c’era il tempo delle sette sorelle, della lotta tra le milanesi, il tempo delle imprese di Lazio e Roma, il tempo della favola del Verona, quello del Napoli di Maradona, e quello della Sampdoria della coppia goal Mancini-Vialli.

Storie affascinanti, per certi versi irripetibili e inimmaginabili, ora il romanticismo di certe imprese è stato spazzato via da una squadra devastante, la Juventus. La squadra bianconera cambia le carte al campionato, come e quando vuole, e l’unico modo per poterla fermare può essere solo un clamoroso hara-kiri. L’avversario più temibile della Juventus può essere solo la Juventus.

Il cambio epocale determinato dall’avvicendamento tecnico Allegri-Sarri che la società bianconera ha voluto applicare al termine della passata stagione, è stato un segnale per tutti, la Juventus non si ferma mai, quando sembra arrivata, è ora di ripartire. Un segnale per chi corre dietro, come un ciclista che tenta di tenere la ruota del corridore di testa, e questi continua a cambiare ritmo e dai continui strappi allunga il proprio distacco sugli inseguitori.

Quando sembra aver finito la propria “benzina” la Juventus trova altre energie per tenere a distanza i propri avversari, e quello che agli occhi di un normale osservatore sembra un cantiere, nel suo profondo ha invece radici ben assestate, una scultura in continua evoluzione. Maurizio Sarri è un arricchimento dal punto di vista tecnico, per il suo modo di elaborare soluzioni tattiche perfezioniste e adattate sul materiale a disposizione, per la sua esperienza che può valorizzare maggiormente il tasso tecnico derivante dalla rosa attuale e da chi la sta per integrare.

I colpi a parametro zero come Ramsey, e quello ancora da confermare ma atteso a giorni, di Rabiot, sono dei capolavori di strategia aziendale, che in un colpo solo permettono l’innalzamento della qualità della rosa in un reparto nevralgico, come quello di centrocampo, che negli anni passati ha visto interpreti di alto livello lasciare la Vecchia Signora (Pirlo, Vidal, Pogba) ma allo stesso tempo danno la possibilità di costruire delle basi per delle future plusvalenze.

Ma le mosse della Juventus non si fermano qui, ci sono poi quei colpi che sono fondamentali per fare il salto di qualità, per estendere la propria supremazia, sia tecnica che di immagine, il colpo del secolo, come da molti considerato quello dell’ingaggio di Cristiano Ronaldo lo scorso anno, per alcuni versi sarebbe paragonabile al tentativo di strappare il talento 19 enne Matthijs de Ligt. Il giovane difensore ha disputato una stagione sopra le righe, amplificata dalla cavalcata in Champions League con l’Ajax e dallo score atipico per un difensore centrale di 7 goal in 55 presenze, che hanno fatto lievitare il costo del cartellino (75 milioni) e l’ingaggio richiesto dal giocatore e dal suo entourage, Mino Raiola, famoso per saper strappare condizioni estremamente eccessive per i suoi rappresentati.

La Juventus è sempre stata una società oculata nello spendere, capace di saper razionalizzare la propria spesa, valutando pro e contro di una decisione. La decisione di puntare forte su de Ligt è stato quindi dettata dai maggiori benefici, derivanti da un giocatore con presente e futuro da assoluto top di ruolo con un carisma fuori dal normale, e dall’immagine stessa del giocatore che nonostante la giovane età si è conquistato i gradi di capitano sia sul campo che fuori, un vero leader, per chi fosse dubbioso di questo lato, vada a vedere il discorso sostenuto dal giocatore nella cerimonia di fine anno all’Ajax.

E non si ferma a de Ligt la strategia Juve, sono previsti altri interventi in base alle scelte che adotterà Maurizio Sarri nella costruzione della rosa, con giocatori ai margini come Mandzukic, Khedira, Matuidi e probabilmente anche l’ex pupillo Gonzalo Higuain, che potrebbero lasciare spazio ad altri innesti di valore. E poi ci sono quegli innesti che superano il valore sul campo, che hanno un valore umano e di appartenenza alla maglia, è il caso del ventilato ritorno, a un anno di distanza, del sempre numero uno Gianluigi Buffon. Dopo l’esperienza al PSG dell’estremo difensore azzurro, potrebbe riaprirsi la “porta” come vice Wojciech Szczęsny, non sarebbe in discussione il ruolo da protagonista del portiere polacco che ha degnamente figurato come erede di Gigi. Il ritorno di Buffon sarebbe anche un avvicinamento al prossimo futuro di Gigi come ex-calciatore, ossia come dirigente juventino.

La sua figura all’interno dello spogliatoio sarebbe fondamentale per carisma ed esperienza, per poi essere spostata dal campo a dietro la scrivania, come successo già con Pavel Nedved.

Un altro movimento che conferma quanto la Juventus possa fare il bello e cattivo tempo nel campionato di Serie A, spostando pedine e piazzando bandierine in un Risiko che sempre di più acquisisce le tinte di questa società, bianco e nero.