Mi piace considerare il calcio uno sport, come tutti gli appassionati cresciuti correndo appresso a un pallone, nei campi più improbabili, con ogni situazione atmosferica, non c’era pioggia, neve, vento o sole che potesse saziare la voglia di far volare quella sfera, sognando parabole magiche che mestamente andavano a gonfiare la rete. Beh in effetti era già un lusso avere una porta da calcio, per di più con la rete, più probabile era il muro di una casa, un garage, o semplicemente quella porta immaginaria delimitata da due magliette o qualsiasi cosa che si trovasse nelle vicinanze e potesse fungere da palo.

E anche se continuo a guardare il Calcio con occhi da bambino, sono consapevole che questo sport negli anni ha lasciato sempre più spazio al business, alla parte finanziaria, di chi cerca solo di trarre del profitto, a discapito della passione, dello spettacolo e di ogni norma generale di buon senso. La cosidetta parola “professionismo”, con la quale si cerca di giustificare incredibili “tradimenti”, per aver strizzato l’occhio ad una rivale, per aver combattuto fino a pochi giorni prima per una acerrima nemica sportiva.

Come se il calcio potesse appartenere a una sola e determinata squadra. Ci si scorda molto in fretta, che questo è in fondo uno sport, dal marcato agonismo sia in campo che fuori, ma nient’altro che un bellissimo ed emozionante sport. E come tale è segnato da due tipologie: “Le grandi Imprese”, con la I maiuscola, di squadre valorose e costruite per vincere, che annientano gli avversari a suon di record e di vittorie ripetute e dalle “Favole”.

Le imprese diventano storia, da albo d’oro, segnate nel tempo da titoli, record e ricordi che generano una profonda divisione, tra chi sostiene le squadre capaci di queste imprese, e chi invece lotta e “gufa” contro queste leggendarie squadre. Una divisione marcata, al limite tra lo sfottò e il profondo odio, per chi deve continuamente sopportare di vedere esultare gli altri.

Le favole invece sono la poesia di questo sport, l’anima magica di un qualcosa che va oltre l’immaginario umano, qualcosa di inaspettato, e pertanto seguito da tutti con lo stesso spirito, uno spirito di unione e fascino, legati da questa sensazione di riuscire a raggiungere obiettivi oltre l’ordinario, diveniamo sostenitori in prima persona di queste favolose avventure sportive.
Alzi la mano chi non ha mai provato un fascino e magari sostenuto in prima persona le favole come quella del Leicester campione di Premier League con Claudio Ranieri, o l’incredibile vittoria dell’Europeo 1992 da parte della Danimarca, ripescata  a ridosso della competizione, senza preparazione con i giocatori richiamati dalle vacanze estive, o ancora quella del Verona del 1985, capace di vincere uno scudetto con una rosa di 17 uomini.

Tra queste favole, è giusto citare quella che sta scrivendo l’Atalanta, con Gasperini & Co. che hanno raggiunto la finale di Coppa Italia, poi persa in favore della Lazio, e soprattutto la storica prima qualificazione in Champions League. Una qualificazione che sta facendo sognare tutti, dai primi tifosi a tutti gli appassionati di questo sport, curiosi di poter vedere questa “Cenerentola” varcare il portone del gran castello, e danzare braccio a braccio tra tutte le più importanti principesse europee in cerca del gran titolo.

Giorni e momenti indimenticabili, come quello che sta trasformando il vecchio “Stadio Atleti azzurri d’Italia” nel nuovo “Gewiss Stadium”, un progetto di ristrutturazione triennale che ha preso il via questa estate con il rifacimento della curva Pisani, e che continuerà e verrà ultimato nelle successive estati 2020 e 2021.

Altro momento di grande interesse ed emozione, si vivrà con il sorteggio dei gironi di Champions League, pianificato per il 29 Agosto. Gli uomini di Gasperini partiranno sicuramente in quarta fascia, combattuti tra la possibilità di evitare le più temibili in ottica di poter giocarsi uno storico accesso agli ottavi di finale, oppure la dura e molto più probabile possibilità di giocare le proprie carte in un girone di ferro, stimolati dal fascino di affrontare le più storiche squadre europee. In attesa di definire completamente le quattro fasce, con squadre come Ajax e Porto costrette a giocarsi l’accesso ai preliminari, i tifosi già cullano il sogno di poter ospitare nel nuovo stadio campioni come Messi, Hazard, Salah, Neymar nella speranza di rendere la loro favola ancora più magica.

Percassi dalle prime mosse di mercato ha fatto capire che non vuole che questa favola finisca, prima ha convinto a restare Gasperini, uno degli artefici della cavalcata, che aveva già ricevuto qualche apprezzamento da big come la Roma, e poi ha fatto un importante sforzo economico per portare in casa orobica Luis Muriel. Un colpo sulla carta da Champions, ma arrivato in una fase anomala a seguito di un infortunio e del mancato riscatto da parte della Fiorentina. Sartori, uno dei ds più sottovalutati, ha fiutato l’affare e nonostante i problemi fisici, che però dovrebbero tenerlo fuori solo in questo periodo di preparazione pre-campionato, ha deciso di investire immediatamente sul giocatore.

Sartori non è nuovo a questo tipo di ingaggi, anzi guardando indietro sembra proprio una peculiarità della sua gestione andare ad investire su talenti mai esplosi, dalle indubbie capacità tecniche ma che per un motivo o l’altro hanno reso meno delle aspettative, un esempio su tutti Josip Ilicic, lo sloveno funambolico apprezzato nella prima stagione al Palermo e poi persosi nelle successive stagioni tra Palermo e Fiorentina.
Nell’Atalanta ha trovato il giusto ambiente per rendere più costante il proprio rendimento, ancora da migliorare, ma che soprattutto nella passata stagione ha sfiorato livelli eccelsi.

Con Muriel la probabilità che la storia si ripeta è molto probabile, e il solo pensiero di vederlo a fianco del “Papu” Gomez, di Ilicic e del connazionale Duvan Zapata fa già sognare.

Ecco sognare, non costa nulla e anzi qualche volta ripaga più di qualche bel lavoro.