Questa sera il Milan farà turn-over e solo in parte a causa di infortuni, visto che l'unico vero infortunato è Chala, oltretutto distintosi per la forma scadente. In realtà, sarà un turn-over quasi inevitabile, considerando che i rossoneri hanno giocato 5 partite nelle ultime 2 settimane e si apprestano a giocare ogni 3 giorni anche nelle prossime 2 abbondanti. Capita che il turn-over sia una scelta obbligata, sempre a patto che venga attuato cum grano salis ovvero con un po' di raziocinio.

Non entro nel merito della partecipazione di Ibra a Sanremo, spettacolo a cui non assisto da quando Francesco Fanigliulo cantava "A me mi piace vivere alla grande". A ben pensarci, tuttavia, nel momento in cui si mette sotto contratto uno come lui, si sa già che, se decide di prendere l'astronave di "Interstellar", si può essere certi che lo farà, in quanto la sua missione è spiegare agli essere pentadimensionali che Zlatan Ibrahimovic è il migliore dell'universo. L'infortunio, in effetti, casca come un jackpot per tutti coloro che sono coinvolti in questa storia, in quanto evita polemiche sulla oggettiva impossibilità dello svedese di dividersi fra gli impegni dello spettacolo e quelli calcistici. Certo, se è vero che può sempre capitare di cimentarsi con una slot-machine e fare il colpo grosso, è anche un pochettino raro che succeda, per cui quella borsa sul ghiaccio della coscia di Ibra sa tanto di politica, diplomazia o di sagrestano che sposa la bella del paese ingravidata dal sindaco. Forse non sarà così, d'accordo, anzi non è così, ma bisogna ammettere che le circostanze sono, quantomeno, galeotte.

Chala ha un versamento intramuscolare, un infortunio da non sottovalutare, in quanto potrebbe essere l'anticamera di guai peggiori, quindi va curato con calma e poi rimesso in forma. Oddio, avrebbe avuto comunque bisogno di essere rimesso in sesto, perché contro la Roma era l'unico nelle stesse condizioni di La Spezia. Sembrava, anzi, un personaggio dei cartoni animati, quelli le cui gambe vanno all'impazzata, ma che restano sul posto a lungo prima di prendere velocità. Al limite, si può notare che l'infortunio del turco si aggiunge a una lunghissima catena di infortuni precedenti capitati ai compagni, compreso quello di Bennacer. Viene, pertanto, il sospetto fondato che il Milan non sia una squadra di jellati perseguitati dalla sfortuna, ma che vada fatta qualche considerazione sulle scelte e i sistemi di preparazione atletica. Nel 1976, Mennea arrivò 4° nella finale olimpica dei 200 a Montreal. Dopo la gara, Francesco Rosi cercò di consolarlo dicendo che, alla fin fine, era stato preceduto da Don Quarrie, grandissimo specialista, e dagli americani. Mennea, invece, ebbe un momento di sconforto e si sfogò contro tutto e tutti. Una settimana dopo, fu evidente che c'erano stati errori gravi nella preparazione. Pietro il Grande, infatti, iniziò a sbancare meeting prestigiosi inanellando una serie di tempi coi quali avrebbe vinto la finale olimpica o, almeno, avrebbe conquistato l'argento, se Quarrie avesse corso più veloce costretto dalla prestazione del barlettano. Nella vita si migliora anche correggendo gli sbagli, mentre non si va da nessuna parte, se questi vengono ignorati e poi ripetuti.

Rebic sta bene e, se non dovesse giocare, sarebbe solo perché gli è stato dato dato un turno di riposo. Lo stesso, a mio avviso, dovrebbe dirsi di Tomori e Calabria, perché parlare di risentimenti o affaticamenti muscolari equivale a dire che un giocatore ha accumulato un po' di fatica ed è meglio che la smaltisca, per non infortunarsi davvero. Ecco, quando si parla di momento di stanchezza, ci si riferisce proprio a una situazione simile a questa. Il giocatore è in forma, ma deve fermarsi un attimo.

Tirando le somme, è rischioso fare turn-over contro una squadra tosta come l'Udinese di Gotti, ma per il sanremese Ibra non ci sarebbero stati margini per fare di meglio, così come per lo stesso Chala, comunque in condizioni di forma pietose. Ribadisco, del resto, che in un ciclo di partite fitto come quello che si sta affrontando, non si può non far ruotare i giocatori, purché lo si faccia a ragion veduta. Mandzukic, per esempio, si trova ai lavori forzati e ci resterà finché non sarà in condizione di scendere in campo. Se giocasse oggi, sarebbe con ogni probabilità un errore, ma perché non sarebbe in grado di farsi valere e non perché il turn-over sarebbe sbagliato in sé. Nel primo tempo del ritorno contro la Stella Rossa, inoltre, la squadra era sfilacciata come una tenda strappata, ma perché sembrava che stesse provando schemi nuovi. Non sembrava sfilacciata a causa del turn-over, insomma.

Quando una cosa ci vuole ci vuole, per cui se il turn-over ci tocca, ci tocca e non ci ingrugniamo. Il turn-over, infatti, è come le domande, non è mai indiscreto. I modi come lo si attua, esattamente come le risposte, lo sono a volte.
In bocca al lupo a Pioli per le sue scelte.