Il punto di forza di Guardiola è il tornado di gioco dei suoi 4 uomini centrali, Stones, Rodri, De Bruyne e Gundogan. Ruotano incessantemente e velocemente come il movimento di un tornado calcistico che ha demolito un Real, che erroneamente avevo pronosticato uscente, forse perché pensavo più affrontabile per la prima squadra italiana che da tempi lontani, troppo, si affaccia ad una finale di questo livello.

Lo statico 433 del nostro Carletto nulla ha potuto anche con un carico di classe notevolissimo, contro il multiforme gioco guardiolano, vero genio calcistico, capace di reinventarsi e di far esprimere ai suoi un gioco perfettamente in linea con la sua idea di calcio  basata sulla velocità e sui movimenti innescati dal quartetto centrale.
Difficile trovare, al contrario di quello di Ancelotti, uno schema che si mantenga tale in corso di partita.

C'è comunque un grande geometra tessitore del gioco del formidabile Pep, che è Gubdogan, ma gli altri tre non hanno un ruolo e li trovi ovunque a difendere impostare e attaccare. Sembra quasi che in questo movimento infernale Halaand, la più grande punta centrale oggi esistente, sia quasi una ciliegina sulla torta calcistica che il buon Ancelotti non ha digerito per niente. Il suo centrocampo pur di tre grandi campioni come Modric, Kroos e Valverde è stato ridicolizzato in movimento e velocità dal tornado di Guardiola.
Senza rifornimenti, perché annichiliti nei tempi di occupazione degli spazi i tre talentuosi attaccanti madrileni non hanno visto palla se non in sporadici azioni.
Il vecchio possesso palla di Guardiola piuttosto lento è ora un velocissimo movimento collettivo, che copre una difesa non eccelsa bloccando sul nascere le azioni avversarie e proponendo superiorità numerica sempre nella zona nevralgica del campo.
In definitiva Guardiola ha inventato una azione difensiva straordinaria con un movimento di copertura e rilancio di attacco che sfinisce. Uno straordinario ossimoro calcistico credo mai prima visto.

Carletto nostro ha fatto di tutto per arginare il tornado del Pep, cambiando, spostando, ma mai ha potuto contrastare la velocità di movimento incrementata da due esterni di grande classe e pure in grande forma che ricevano palla in continuazione dal tornado, che sono Grealish, ottimo e Silva, stasera in incontenibile trance agonistica.
Ma come tutti i tornado questi hanno un occhio dove è possibile infilarsi e giocare con più respiro. Non a caso Inzaghi, maestro negli scontri diretti, ha ultimamente incrementato i movimenti verticali con cui ha demolito un Milan, che l'ormai irriconoscibile Pioli gli ha offerto come facile vittima sacrificale, facendogli quasi quale inconsapevole sparring partner. Non tanto aggirare il tornado centrale, ma invece cercare di colpirlo nel suo occhio come Ulisse acceco' Polifemo.
Inzaghi ha gli uomini per farlo, soprattutto il formidabile Dzeco, che sembra aver trovato una seconda giovinezza negli schemi di Inzaghi e la fantasia di Barella che con Lautaro possono incunearsi nel buco che molto sfrontatamente Guardiola lascia scoperto.
Gli inimitabili appoggi fulminei di Dzeco, uniti all'estro di Barella è alla imprevedibilità di Lautaro sono a mio avviso l'arma per mettere in difficoltà il movimento demolitore dei quattro colpendolo con verticalizzazioni improvvise veloci e concentrate.

Molto difficile certo, ma una partita secca è terreno ideale per i nerazzurri che possono realizzare l'impresa. Il City di stasera e il suo condottiero sono davvero uno spettacolo di gioco ma non sentirsi battuti e usare una buona possibilità come Ulisse con lo strabordante Polifemo, sono armi che possono sorprendere anche una squadra mostruosa come il City.
Se protegge bene, l'Inter ha anche una difesa fortissima e soprattutto movimenti avanzati dei suoi ottimi centrali che possono superare il vortice di gioco di Guardiola.

Inzaghi deve saper tenere il ritmo e la velocità e francamente presenta una squadra in perfette condizioni di forma, per tentare di eseguirlo, e senza più quelle prestazioni duali che l'hanno fortemente penalizzata in campionato.
Una sfida impari sulla carta ma non impossibile. Meritata per l'unica squadra italiana che qualche brivido, come fece Gasp con movimenti simili, può dare al più geniale allenatore del momento.