I tifosi di lunga leva come me hanno sempre concepito il calcio come lo sport nazionale a cui abbiamo sempre rivolto un interesse e una attenzione ben superiore a quella dedicata ad altro, come un mix di sentimenti che privilegiano la PASSIONE, la PARTECIPAZIONE, la COMPETITIVITA' SPORTIVA, possibilmente in modo lecito e molto altro, ma senza mai farne un discorso di utili, guadagni, dividendi o bilanci. Probabilmente sbagliavamo, pretendendo anche investimenti spesso impossibili, vedi Cristiano Ronaldo alla Juventus, ma penso che nessun tifoso al mondo potesse ritenere una Dirigenza talmente incapace da rischiare il fallimento oppure di venire penalizzata al punto di dover sparire. Eppure quanti Presidenti abbiamo visto sperperare i propri capitali per evitare il fallimento e quante squadre penalizzate e retrocesse anche in quarta serie? In un Football senza regole, chiare e precise, ancora oggi assistiamo a Club che sono indebitati ben più del consentito e per restare in vita si affidano ad "alchimie economiche", ricorrendo a prestiti, vendendosi i diritti tv per il prossimo quinquennio, le sedi o altro, fino a cedere i propri miglio giocatori, sostituendoli con meno bravi e costosi.

Se il Calcio della Passione, avesse scelto di cedere il passo a quello dei Bilanci in Pareggio, ciò avrebbe avuto una logica e sarebbe stata una scelta ideale in ambito sportivo, obbligando a rinvestire gli eventuali utili, nel sistema stesso. Viceversa si è scelto di lasciare spazio al business, con gli utili di bilancio da dividere fra i soci o gli investitori. In questo meccanismo, totalmente illogico, hanno trovato spazio e terreno facile, i Fondi di Investimento, oltretutto stranieri, nella consapevolezza di poter trarne un guadagno consistente, in un ambito sportivo con potenzialità ancora inespresse, ben superiore di quello disponibile in altri settori. Ecco che in questo calcio, che non fa mistero di prediligere il guadagno piuttosto del risultato sportivo, perchè il tifoso non dovrebbe approcciarsi in modo totalmente diverso dal passato? Contestare oggi una proprietà che afferma di non essere disponibile a operazioni in perdita, anche a costo di dover cedere giocatori ritenuti importanti o incedibili, ha molto più senso del passato, quando qualsiasi presidente sapeva perfettamente che il suo ruolo comprendeva un rischio economico da dover affrontare.

Se la nostra passione è stata trasformata in un flusso di cassa, se i giocatori non sono più bandiere o idoli ai quali ispirarsi, ma solo merce di scambio, allora quel rapporto reciproco che si basava su principi, sportivi e non, chiari, collaudati e accettati da tutti, va rivisto e calibrato al presente. Il Calcio è uno spettacolo e i tifosi lo devono sostenere economicamente? Perfetto, ma allora paghiamo per ciò che ci viene proposto. Per il risultato e l'obiettivo sportivo raggiunto, non certo per fatue promesse o per rimediare all'incapacità di altri.
Ma come, il tifoso paga, genera utili, che si concretizzano in vario modo, ma prevalentemente grazie al brand, che genera le sponsorizzazioni, oltre al botteghino, ai gadget, ai diritti televisivi e molto altro e la proprietà può permettersi di non investire, di trarne guadagno, o peggio di fallire ogni minimo obiettivo sportivo? Qualsiasi tifoso milanista, pur amando quei colori in modo viscerale, non penso che possa accettare in silenzio quello che sta succedendo. Da Elliott, Gazidis e Maldini (dopo Leonardo) a Cardinale, Furlani e Moncada non c'è solo un salto nel vuoto, ma la sfacciata presunzione di avere certezze e capacità per ottenere ingenti guadagni, fregandosene dei tifosi e degli obiettivi sportivi. Se la Curva ha preferito schierarsi a favore della cacciata di Maldini, se propone coreografie sempre più belle e coinvolgenti, definendoci tutti "tifosetti", qualche cosa non mi torna. Se Scaroni, prima di Milan contro Borussia rilascia un'intervista affermando che il Milan, arrivato quarto, grazie alla penalizzazione alla Juventus, quella partita non doveva giocarla, solo per gettare scredito su Maldini, senza alcun rispetto verso milioni di tifosi e quindi senza scusarsi, allora sono molte le cose da rivedere. Così come Furlani che in ogni occasione ci ricorda che si era a rischio fallimento. Si dimentica però di segnalare che Elliott con 400 Milioni e una operazione di "alta finanza" si è appropriato del Milan per poi venderlo a 1200 Milioni, con un prestito e altro che non sapremo mai.

C'è una fotografia scattata a San Siro, quando Calabria sbaglia il colpo di testa che poteva valere il 2 a 1 per il Milan. Sono inquadrati, Cardinale, Furlani, Moncada e Baresi e merita di essere vista poichè racchiude tutto ciò che siamo. Cardinale guarda da normale spettatore, quasi il passaggio del turno e le ingenti somme economiche garantite dall'UEFA, non fossero un suo problema, ma bensì per i tifosi. Furlani reclama per un fallo di braccio che ha visto solo lui, più tifoso, che Amministratore Delegato. Moncada ride, guardando il cellulare e solo Baresi, anima di un Milan che non c'è più, ha la faccia addolorata di chi vorrebbe essere in campo e soffre quando non si vince ed eravamo uno a uno. 

Cardinale già a giugno ci aveva regalato un pessimo autogol. Licenziando Massara e Maldini, smontava una componente che aveva portato allo scudetto e alla semifinale di Champions. Una decisione, scarna di spiegazioni, ai miei occhi priva di logica e non ne feci mistero. Oggi il Presidente Americano, ne propone un secondo, confermando Mister Pioli anche a fronte, non solo dei risultati sportivi non in linea con le aspettative, ma di una sequenza di infortuni che sta falcidiando la squadra, rendendola debole e indifesa contro ogni avversario. Se Pioli non è il responsabile e quindi merita la conferma, un eventuale quinto o sesto posto in classifica, avrà solo lui quale causa ? Se la scelta di non decidere è per tenersi il "parafulmine", allora la pochezza societaria è ben superiore a quanto preventivato. Dopo la sconfitta contro il Borussia nessun dirigente si è presentato davanti alle telecamere per tranquillizzare i tifosi, per compattarsi e dare un segnale forte. Nulla. Così come continuare ad accostare Ibra al Milan sta diventando tanto inutile quanto ridicolo. Nulla di nuovo per una società che a mercato chiuso viene accostata agli attaccanti più prolifici del pianeta, ma che quando è aperto se li vede sfuggire.

Si, il calcio è cambiato, ma non sarà facile trovare un altro Maldini e vincere uno scudetto e lentamente, ma inesorabilmente, il malcontento prenderà forma.