Nelle dichiarazioni a caldo dopo la partita, il tecnico del Milan ha dichiarato che cercherà di capire i motivi della pessima prima parte di match contro il Lecce. Ma se è per questo, glielo può spiegare Zardoronz, quantomeno per non fargli perdere tempo. 

La soluzione del quesito è semplice: giocatori del Milan hanno rigettato il ritiro punitivo senza senso decretato dopo la sconfitta casalinga col Torino.

I ritiri imposti dopo le sconfitte, sempre punitivi al di là delle versioni ufficiali, sono roba da presidenti del Borgorosso Football Club o da tecnici fallopponi come Oronzo Canà, non degni di una squadra che ha appena vinto il Campionato ed è tuttora seconda in classifica o, comunque, ben piazzata per raggiungere la qualificazione alla Champions. I giocatori devono aver vissuto come un torto immotivato il provvedimento, anche perché qualcuno, forse, si è accorto che le colpe andavano divise col proprio tecnico, colui che mercoledì sera metteva tutti in castigo dietro la lavagna.

Il guaio del primo gol inizia a combinarlo Kalulu, quasi assopito, ma di solito uno dei più entusiasti di essere in campo. Lo completa Theo Hernandez, in netto ritardo nella diagonale, come se non avesse voglia di giocare. E allora non viene in mente al caro mister che il ritiro abbia depresso il gruppo? I giocatori, già col morale basso per l'eliminazione, sono stati mandati anche in confusione dopo essere stati rinchiusi nelle ideali segrete di Milanello, né più né meno di una legione ammutinata da decimare per dare un duro esempio? 

Se qualcuno ha letto il mio articolo su Milan-Torino, ricorderà che avevo menifestato perplessità fin da giovedì su questo ritiro degno di un Totò presidente del Cerignola (detto con tutto il rispetto per Cerignola, visto che mia nonna è nata lì). 

Sempre nelle interviste a caldo, interrogato su Diaz a centrocampo, il tecnico del Milan ha chiuso il discorso accennando a una forte pressione del Lecce. E allora dobbiamo subito far notare che Diaz non è più un problema tattico, ma strategico, in quanto oramai è evidente che è parte integrante della formazione titolare come terzo centrocampista.

Se l'avversario è la Salernitana o la Roma, che hanno giocato spezzate in due senza infoltire il centrocampo, la presenza di Diaz mezza ala non fa danni nella zona mediana. Il risultato, però, è che Diaz parte da lontano per arrivare in attacco e perde energie e brillantezza. Rimane efficace avanti, ma non diventa efficiente, in quanto viene privato di parte del suo potenziale. Dopo un'ora va sostituito.

Quando, poi, si gioca contro squadre che sanno rendere densa la porzione di campo in cui c'è il pallone, quale il Torino e il Lecce ieri sera, vengono fuori magagne peggiori. Il malcapitato Diaz Vine stritolato proprio dalla pressione forte.

Nel primo tempo a Lecce, per esempio, si è sì visto un grande assist a Pobega, quando Brahim è arrivato al limite dell'area, ma completato solo a 2-3 spunti appena appena interessanti. All'inizio del secondo tempo, inoltre, Diaz ha provato un pallonetto delizioso da posizione defilata, con il quale ha sfiorato il gol e che, in quel momento, era un'eccellente soluzione. Ma il Lecce era calato dal 35° del primo tempo e si accontentava di addensare gli spazi nella sua metà campo, per utilizzare le residue energie. Nella prima parte della seconda fase, lo svuotamento del centrocampo stava risucchiando finalmente uno come Diaz nel suo ruolo naturale: mezza punta o attaccante. A quel punto, però, il giocatore aveva speso il meglio delle sue energie.

Al di là del valore del giocatore, sì rilevante, il problema non è di qualità, ma di ruolo. E la pressione avversaria a centrocampo non è una scusa, ma un'accusa a chi manda allo sbando un centrocampo sulla base di strategie superficiali e non efficienti. Strategie che, peraltro, spesso mandano in confusione il ragazzo, come si è visto al 24°. Il Lecce era in possesso di palla e si apprestava a varare un'azione molto pericolosa, ma nella metà campo dei salentini si attardavano 4 rossoneri, già di per sé una bestemmia. Ok che ci stessero Leao e Giroud, ma meno ok per Saelemaekers e anche per Diaz, fermo a metà strada nel momento in cui serviva la sua presenza a centrocampo.

Ho l'impressione, solo l'impressione ovviamente, che il Milan abbia un tecnico troppo preoccupato di far giocare sempre Diaz per convincere la società ad acquistarlo a titolo definitivo. Tutto il resto, risultato compreso, viene in secondo piano e questo potrebbe rivelarsi letale per la squadra. Capiterà che, nella partita giusta, Diaz brilli, perché le qualità tecniche ci sono. Ma essendo fuori ruolo, si ha sempre la paura della partita sbagliata, come lo è stata Lecce-Milan, che capita quasi un incontro sì e uno no. E' solo un'impressione, chiariamo, ma tant'è.

Negare quanto sopra fa solo male al Milan.

Come abbiamo detto, il Lecce è stato bravo per 35' a rendere densissimo ogni spazio in cui si trovava il pallone, come sa fare bene anche il Torino, tanto in attacco quanto a centrocampo e in difesa. In quei 35' il Milan ha rischiato un tracollo da 4-0, ma l'imprecisione del Lecce lo ha salvato. Poi, come era prevedibile e comprensibile, dal 36° i salentini si sono ritrovati sulle gambe e nella necessità di gestire le forze fino al 90°.

Senza particolare gioia, quasi per forza di inerzia, il Milan iniziava a macinare gioco sull'onda della risacca di un Lecce che si trincerava nella sua metà campo per concentrarvi la densità. Giroud sfiorava il gol di spalla, ma l'estremo difensore giallorosso volava all'incrocio.

L'allenatore rossonero toglieva Hernandez, autore del gol leccese su autorete e fin lì peggiore in campo, per far entrare un Dest in serata. Toglieva anche Saelemaekers, che era andato troppo spesso a vuoto, per il più offensivo Messias. Poco prima del 60°, Leao pareggiava con un no-look dei suoi, quelli in cui sembra che il portiere non voglia parare solo perché il portoghese lo coglie regolarmente di sorpresa. Poco prima del 70°, entrato Origi al posto di Diaz sulle gambe, Calabria incornava in rete su assist della capoccia di Giroud.

A farci caso, ai gol seguiva subito un palo di Messias, partito in fuorigioco, ma il Milan si fermava di colpo. Il Lecce sembrava maturo per essere matato, ma i rossoneri chiudevano lì le manovre offensive. Stanchezza? No, sarebbe affiorata a poco a poco. Paura di andare a testa bassa come contro il Torino ed essere beffati? E' l'unica spiegazione plausibile, ma di certo non è un sintomo di furor agonistico o di determinazione maturati in ritiro 

Sia pure con una certa prudenza, il Lecce veniva avanti e sfiorava un gol, anzi di provocare un secondo autogol rossonero con Tomori. Era, però, l'ultima fiammata di un match che si spegneva tranquillo per entrambi i contendenti anche grazie all'esperienza di Kjaer. Wrancx dava respiro a Pobega nei minuti finali con solidità da non sottovalutare, perché i risultati, vedi le ultime vicende rossonere, si decidono spesso proprio agli sgoccioli.

Il pareggio di ieri non va sottovalutato. Sul proprio campo, il Lecce aveva perso all'ultimo respiro contro l'Inter e battuto la Lazio. Aveva inoltre pareggiato a Napoli, contro gli attuali primi in classifica. Il pari, in sé per sé, era un risultato da prendere in considerazione.

La facilità con cui i rossoneri hanno recuperato il doppio svantaggio ai salentini, sempre velenosi, fa piuttosto pensare a quanto potenziale sciupato c'è nei rossoneri.

Anche la leggenda del mercato sbagliato va quantomeno rivista. A parte la partitaccia col Napoli, peraltro resa più eclatante dalla seratona del partenopeo Khvara, il rendimento di Dest è andato crescendo e, dopo un bel mondiale, si sta confermando in crescita. L'americano non penetra come Theo, ma è affidabile, razionale e preciso, doti da non sottovalutare. Wrancx aveva dimostrato contro il Torino di aver assorbito l'errore di irruenza commesso nel fare fallo su Dybala. Adli non può aver fallito, in quanto non gli è stata data l'occasione di... fallire e viene tenuto fuori con la motivazione che nel suo ruolo ci sarebbe il tutto esaurito. Considerando, tuttavia, che De Keta viene provato troppo spesso in ruoli diversi dal suo, rimane solo Brahim Diaz in quel ruolo. Ne occupa di posti questi Diaz eh! Sembrava piccoletto, ma si sta rivelando ingombrante!

E poi, il Torino ha battuto il Milan con Bayeye e Adopo, arrivati dalla serie C. Il Lecce, dal suo canto, ha sballottato i rossoneri per quasi un tempo con Baschirotto e Strefezza i quali, con tutto il rispetto, non sono Mbappé e Di Maria. Quindi, cosa dovrebbero dire Juric e Barone o i tifosi di Torino e Lecce? E dai!

In sostanza, sarà inutile parlare del mercato rossonero, fino a quando l'efficienza della gestione tecnica non avrà equagliato quella di Torino e Lecce.

Altrimenti finiamo per prenderci per i fondelli da noi stessi.