Qualcosa deve essere successo fra Gattuso e Montolivo. Non credo infatti che l'ostracismo comminato al Riccardo ex-nazionale sia dovuto alla società che, qualora fosse così ostile al giocatore, non dovrebbe aspettare molto per liberarsene: poco più di 6 mesi. Del resto, gossip colti qua e là riferiscono di un giocatore sempre pronto a lamentarsi con la società del tecnico di turno. Potrebbe averlo fatto con Gattuso che, per carattere, è uno che le lamentele vuole sentirsele cantate sul muso. Sarà vero? Forse che sì forse che no, per usare un titolo di D'annunzio. Qualunque sia la causa, farebbe molto comodo poterlo schierare in questi 6 mesi nei momenti di difficoltà, però tant'è. E' evidente che, se Montolivo non ha giocato col Dudelange e ha giocato il disastroso Bertolacci, Montolivo non rientrerà mai più, neanche in caso di un'epidemia di peste nera.

Bertolacci, a sua volta, non sarà un fenomeno del calcio (anzi non lo è), però prima di arrivare in rossonero non era neanche lontanamente così inconsistente come lo è stato le ultime volte che è entrato in campo. Non è reduce da infortuni e non deve recuperare la forma fisica, quindi dov'è il problema? Avrebbe tutto l'interesse a mangiarsi il campo con rabbia agonistica per rilanciarsi, cosa che sta facendo Bakayoko dopo un inizio, a sua volta, disastroso. No, è strano e non c'è spiegazione.

Prandelli, approdato al Genoa, vuole i due calciatori e, se Montolivo avrebbe di certo preferito finire la carriera in rossonero, si sa che Bertolacci preme per tornare sotto la lanterna. Con ogni probabilità ci finiranno entrambi, anche perché hanno solo 7 mesi di contratto residuo e la società sa che non ci ricaverebbe un centesimo dalla loro cessione, mentre vendendoli risparmierebbe una discreta sommetta di stipendio. Sarà un finale accettabile per Montolivo e ideale per Bertolacci. Decisamente ideale, al punto che ci si chiede se a Bertolacci convenisse nelle settimane passate rilanciarsi in rossonero piuttosto che starsene buono prima di approdare tranquillamente alla corte di Preziosi. La storia del calcio è piena di ectoblasmi del calcio che sono diventati all'improvviso tori da corrida una volta ceduti alla squadra dei propri desideri. Non è detto che sia una questione di mala fede, ma può essere anche solo un problema di motivazioni.

Per l'ingaggio di Ibrahimovic si attende la decisione UEFA sulle sanzioni legate al Fair Play. Se esse non costituissero un impedimento all'ingaggio dello svedese, Ibra approderebbe in rossonero. Potrebbe togliere spazio a Cutrone, ma potrebbe toglierlo a Chala nel ruolo di pivot alla Cruijff, impiego che potrebbe essere congeniale a un anarchico tattico come lo svedese. Potrebbe anche non toglierlo a nessuno dei due, ma al capriccioso Higuain.

Si fanno una caterva di nomi per il centrocampo, ma credo che sia una cortina fumogena per non far credere al Chelsea di avere un unico, solo obiettivo: Cesc Fabregas. Questi è un giocatore che ha ormai dato il meglio di se, quindi non è il colpo della storia rossonera, come non lo è il ritorno del quasi quarantenne Ibrahimovic. Però Fabregas è, per caratteristiche tecniche, il metronomo che manca al Milan. La squadra rossonera ha, infatti, solo centromediani metodisti come Biglia e, da poco, Bakayoko.

Paquetà è un punto interrogativo. Può essere il nuovo Neymar, come il nuovo Luìs Silvio (quello che arrivò a Pistoia dopo aver fatto una valanga di gol in una partita truccata, per poi finire a fare il ragazzo di pizzeria). Vedremo.