Ieri è andato in onda un programma fuori dal comune. L'addio di due campioni alla squadra che hanno amato per anni.
Re gorgio Chiellini ha distribuito sorrisi e parole nel giorno in cui ha deciso di festeggiare la sua giornata particolare, nell'abbraccio dello Stadium, con le figlie in braccio e sulle spalle. Dybala, invece ha pianto tristemente nella serata che non doveva essere la sua, ma che alla fine lo ha visto forse più protagonista del Re. Lui è il principe, colui che doveva ereditare il regno, ma che per scherzi del destino e di scelte incomprensibili, è stato relegato a semplice suddito, dopo tante avventure, molte da favola, ma altre da trasformazioni in rospo che nessuno vuole più baciare.

Giorgio Chiellini ha lasciato un segno molto forte della sua permanenza tra i colori bianconeri, ha spesso suonato la carica e forse avrebbe meritato più fortuna, perchè seppure abbia vinto l'Europeo con la nazionale, non è più riuscito a giocare gli ultimi due mondiali, e non ha alzato quella maledetta Champions che attanaglia le corde nervose della Juventus, come una maledizione invincibile. E' stato un uomo spogliatoio, forte della sua fisicità sia dentro che fuori dal campo. Il suo sodalizio con Barzagli, Bonucci e Buffon hanno sancito una vera icona nel panorama nazionale ed internazionale, forti della loro classe e della loro forza morale e fisica.  Con loro in campo era difficile perdere, perché di giocatori così non ne nascono tanti, e averli insieme in un club, un lusso incredibile. 
Chiellini era cresciuto nel Livorno, dove la Juventus lo prelevò eliminando tutta la concorrenza, sebbene un certo Capello, allora allenatore della Roma lo avesse notato e ne avesse caldeggiato l'acquisto. E mi ricordo che proprio in una partita dell'under 21, lo vidi la prima volta giocare, nel ruolo di terzino sinistro, e mi lasciò stupito per forza e carattere. Era un predestinato. Alla Juventus però non ebbe subito un ruolo da protagonista, perché l'anno dopo l'acquisto fu girato in prestito alla Fiorentina. Allora la Juventus aveva giocatori come Thuram, Cannavaro, Tacchinardi e Zambrotta,  protagonisti di quei due sfortunati scudetti revocati nel 2005/2006, ed alcuni divennero campioni del mondo nella finale di Berlino 2006, con la Nazionale italiana. Quando tornò, ripartì dalla serie B, ma da li in poi la carriera divenne un crescendo, fino alla festa di ieri sera.  Ora finirà la stagione con l'ultima partita di campionato a Firenze, l'ultima con la nazionale a giugno, e poi probabilmente volerà in America, dove prenderà un bel pò di soldi, e giocherà in un campionato più da esibizione. La Juventus lo aspetterà per dargli una carica dirigenziale, vista la sua capacità di relazione e la sua laurea in management in economica, che lo proiettano in un ambito sia di conoscenza tecnica amministrativa, che di competenza calcistica, maturata in due decenni di calcio professionistico ai massimi livelli.

Discorso diverso per Paulo Dybala, arrivato dal Palermo sette anni fa, fece subito vedere che la sua tecnica era di un altro pianeta. A Palermo lo chiamavano  "u picciriddu", il bambino, per la sua aria da giovinetto, che sembrava più uno scolaretto in gita scolastica che un giocatore di calcio. E Zamparini, quando lo vendette a Marotta, allora manager della Juventus, disse che per 40 milioni era quasi regalato. E tutto sommato non si poteva dargli torto. Aveva fatto ammattire tutte le difese di quel campionato, segnando gol spettacolari i tutti i modi. Sembrava un giovane  airone, pronto sempre a volare e a colpire con semplicità e naturalezza. Inizialmente Allegri lo sgridava ogni volte che cercava di tenere palla e di saltare l'avversario, ma quando si accorse che la palla la teneva e la distribuiva e che saltava l'uomo con estrema facilità, si adeguò, perché aveva capito che era di una classe superiore. L'apice sembrava averlo raggiunto nella partita in casa contro il Barcellona del suo connazionale (mai amato) Messi. Segnò due reti e finì tre a zero, e per quei tempi non era roba da poco. Riuscì anche ad arrivare secondo  nella classifica marcatori 2017/18, con 22 reti battuto solo da Immobile con 29. L'anno dopo segnò ancora 19 reti, arrivando quest'anno con l'ultima partita a Genova a 115 reti complessive con la Juventus, nono all time nel club. Dopodiché, cominciò un declino, dovuto a problemi di natura fisica, forse a causa di pratiche di irrobustimento non adeguate, che ne hanno minato l'agilità e la tenuta muscolare. Negli ultimi due anni, tra COVID e infortuni, ha reso molto sotto le aspettative, e l'ultima telenovela sul contratto ha prodotto il divorzio, forse dovuto più a comportamenti e incomprensioni che ad effettive discordanze contrattuali. 
Ieri sera ha pianto, e con molto sentimento. I tifosi, l'hanno sempre amato, e anche sugli spalti si piangeva, insieme ad applausi e acclamazioni, dichiarazini di amore e suppliche di non andarsene. Ma come disse Cesare, il dado è tratto ed indietro non si torna. L'unica sossdisfazione è stata vedere Arrivabene e Agnelli piuttosto in difficoltà, mai vicini al giocatore in tutta la serata, forse a pensare che spesso gli affari sono affari, ma i sentimenti nello sport e nel calcio sono una componente importante, e che lo stile Juventus ha patito la sincerità e l'amore suscitato da Paulo. Confesso che anch'io mi sono emozionato! E comunque mi è sempre piaciuto, perché vedere giocare lui mi ha ricordato campioni oggi dimenticati, come Rivera, Causio, Platini, Maradona stesso. Ebbene lui ce li faceva ricordare, e ieri sera ha un pò rovinato la festa, ma non a Chiellini, ma ai dirigenti della Juventus, prendendosi la scena, piano piano e fagocitando la festa che era stata organizzata per il re e che ha festeggiato il principe.  

Ora bisognerà vedere la Juventus chi prenderà per sostituire i due partenti, perché non si possono clonare. Si parla di Pogba e Di Maria, per quanto riguarda l'attacco. Per la difesa arriva un'altra giovane speranza, quel Gatti che a Frosinone ha fatto vedere meraviglie, ma poi ancora qualcuno lo si deve prendere, soprattutto nelle fasce, dove con i  terzini patiamo enormemente, e dove la Juventus ha perso tutto. 

Intanto salutiamo i nostri grandi protagonisti, eroi di tante partite. Un arrivederci a Chiellini, un addio a Dybala.
Caro Paulo, ti auguro di farci ancora sognare, anche con un'altra maglia, perché i campioni non hanno maglia, ma solo classe.
Buona fortuna, picciriddu.