Ci son cascato di nuovo...

Queste sono alcune parole che compongono il ritornello di "Me ne frego", un brano in gara al Festival di Sanremo 2020 cantato da Achille Lauro. Una canzone molto particolare, rispecchia lo stile stravagante dell'artista romano, ma al contempo racchiude in se un significato ben preciso: parla di una classica situazione sentimentale, in cui spesso si è impotenti dinanzi al proprio amato/a. Circostanze in cui si è disposti a stare accanto a quella persona, con la consapevolezza che costerà dolore, sofferenza, perché chiamati a sopportare di essere illusi e soggiogati. La speranza in questa lotta ad armi impari è quella di riuscire a cogliere e conservare qualcosa di questo amore incompleto.

Frasi, parole, significati che sembrano far riferimento ad una squadra in particolare: la Lazio di Maurizio Sarri. 

È sotto gli occhi di tutti la situazione in cui si trovano i biancocelesti, che hanno dovuto lasciare nuovamente l'Allianz Stadium con zero punti raccolti. Ci son cascato di nuovo, questa è la frase più idonea per descrivere questi continui insuccessi nelle trasferte contro la vecchia signora, poiché le aquile non ottengono una vittoria nelle mura bianconere dall'ormai lontano 2017. Immobile e compagni erano chiamati a sfatare questo tabù, una sorta di impresa in un campo stregato, poiché da oltre un lustro le sfide nelle trasferte con la Juventus hanno dato solo dolore. La missione biancazzurra di certo non era solo quella di uscire da questo record negativo, ma anche quella di ritrovare una fisionomia collettiva ben definita, una continuità che sembra essere solo un lontano ricordo dato che l'inizio di stagione non poteva essere peggiore di questo: 3 punti raccolti in 4 giornate di campionato con 7 gol subiti. Dati, numeri horror per una formazione che tra poche ore scenderà in campo europeo, in Champions League, nella prima sfida casalinga contro l'Atletico Madrid guidato da una vecchia conoscenza, il cholo Diego Pablo Simeone. 

Il match andato in scena sabato pomeriggio ha evidenziato le diverse lacune, i limiti che continuano a contraddistinguere la formazione del tecnico toscano. Quella scesa in campo in questo inizio di stagione è una Lazio con molte difficoltà e insicurezze. Questi aspetti, almeno per il momento, stanno fungendo da campanello d'allarme per i supporter, inevitabilmente delusi e amareggiati dai risultati. Riprendendo il significato del testo della canzone di Achille Lauro, si potrebbe collocare il tifoso biancoceleste, ma anche il patron Claudio Lotito, nella situazione di innamorato pazzo dell'allenatore per cui (almeno fino a pochi giorni fa) è pronto a mettere in discussione tutto e tutti tranne, in questo caso, Sarri. Un'innamorato che ben presto potrebbe svegliarsi dall'incantesimo, togliersi le fette di salame dagli occhi, iniziare a guardare il caso con un occhio differente, un punto di vista oggettivo, lontano da preferenze, stima e affetto personale.  

È ormai un mese che si parla di queste problematiche, la trasferta di Napoli aveva portato le nubi al largo, sembrava finalmente essere rispuntato il sole, la luce, il sereno, ma ecco arrivare di nuovo le tenebre...

Provando ad analizzare le diverse problematiche, facendo un'analisi per trovare l'origine del problema, sta emergendo un nuovo scenario, una causa riconducibile alla figura dell'allenatore. Quella di Maurizio Sarri è una figura sulla quale tutto il mondo Lazio sta fortemente puntando ormai da anni, eppure qualcosa inizia a scricchiolare...  

Claudio Lotito durante l'ultima sessione di Calciomercato ha effettuato diverse operazioni per rinforzare la squadra, ha reclutato nuovi membri per la ciurma del Comandante, eppure quest'ultimo sta trovando difficoltà su difficoltà.

È paradossale se si pensa a ciò che si potrebbe verificare a distanza di mesi, poiché prende sempre più quota un ribaltamento, un rovesciamento della medaglia: durante il periodo estivo si è percepito da fuori una sorta di mal di pancia tra lo staff tecnico e le decisioni dei vertici societari, ovvero un Sarri scontento di un mercato che non dava segni di vita. Inaspettatamente, il presidente con la sua spalla destra, il nuovo Ds Fabiani, hanno chiuso un colpo dopo l'altro, mettendo a segno 8 colpi, facendo molta attenzione a puntellare ogni reparto. Se inizialmente il malcontento del Mister poteva essere condiviso con la tifoseria, ad oggi le cose potrebbero mutare.  
Maurizio Sarri sembra aver perso il controllo della situazione, è come se avesse difficoltà nel capire quali sono i ragazzi da mettere in campo al momento di fare la formazione. È significativo l'ingresso in campo dei sostituti nel secondo tempo contro la Juventus, in cui i cambi ( Pellegrini e Rovella su tutti) hanno dato un altro ritmo alla partita. 

Un altro aspetto che lo zoccolo duro del tifo biancazzurro non sta apprezzando è la poca versatilità della tattica di gioco: un modulo 4-3-3 che non frutta e non mette in evidenza le capacità tecniche dei nuovi arrivi, tra cui Kamada. Quest'ultimo viene impiegato nel centrocampo a tre, ma essendo un giocatore abituato a posizioni più avanzate, in un modulo come quello del 4-2-3-1 dell'Eintracht Francoforte, sta trovando diverse problematiche. In questo modo è inevitabile che i giocatori abbiano bisogno di mesi prima di assimilare il tipo di gioco richiesto. Ma è poi così necessario? Non è più funzionale provare nuove tattiche di gioco? È mai possibile che un allenatore di livello non abbia le capacità di cambiare in base alle avversità? Sono questi i quesiti sempre più presenti nei discorsi dei tifosi.  

Oltre al campo anche le dichiarazioni, l'atteggiamento e le parole usate come scusanti, sembrano non essere più credibili, c'è la sensazione che venga trovata sempre una giustificazione per negare l'evidenza: il campo non era in condizioni ottimali; l'arbitro non è all'altezza; è mancata lucidità nelle conclusioni ma l'atteggiamento è stato giusto.

Il legame tra Sarri e la sponda nord del Tevere è basato su un rapporto di fiducia e stima, ma la pazienza ha un limite, e il bene e l'affetto per i colori e la maglia superano ogni cosa. Chiaramente un lavoro non può essere valutato all'inizio, non si può giudicare un libro dalla copertina, ma è significativo il rendimento iniziale di un gruppo che sarebbe dovuto essere consolidato e quasi privo di lacune, per diversi motivi, tra cui: una squadra rimasta con lo stesso allenatore per il terzo anno consecutivo e una rosa più lunga ed esperta. Quest'ultimi dovrebbero essere elementi sinonimo di maturazione, di mentalità, almeno al livello nazionale, vincente. 
Insomma, un collettivo, un gruppo pronto per fare il decisivo salto di qualità. A distanza di poche partite è evidente che la squadra non ha progredito ma regredito. Il reparto difensivo ne è testimone, è tornato al livello di due stagioni fa, subisce tante reti con estrema facilità. Quello dei biancocelesti è un quadro clinico da tenere sotto controllo, da cui ben presto potrebbero essere diagnosticati problemi di fondo provenienti dalla base, dal cervello, dal cuore pulsante: il tecnico.   

Il pesce inizia a puzzare... dalla testa…